la Repubblica, 26 giugno 2023
I fratelli B.
Raccontano che ad uno degli ultimi pranzi di famiglia del lunedì a Villa San Martino – Berlusconi convalescente post dimissioni ospedaliere – ci fosse un clima leggero, al netto della situazione. Chissà, magari anche un modo per infondere buonumore al patriarca alle prese con la battaglia finale: per proteggerlo. Sta di fatto che gli Eredi si erano allineati – cosa non sempre riuscita in passato – per alleviare con sorrisi e battute il calvario del padre.
Introdotto da Barbara, la più ironica e brillante, qualcuno aveva persino osato l’inosabile: un paio di contro-barzellette per sfidare quello che dei barzellettisti si considerava un fuoriclasse. E che, ovvio, aveva prontamente ribattuto. Storie e miti di Arcore. Storie dei “berluschini”. Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora, Luigi. Fratelli, e guai a chiamarli fratellastri. Anche se, tecnicamente, questo sono. Ognuno il suo spazio, ognuno la sua storia. Due madri, e il più ingombrante dei padri possibili. I “berluschini”, ovvero gli opposti che (non) si attraggono. Vicini in obliquo, più di così è difficile. E adesso, quando finalmente verrà aperto il testamento che decide le sorti di un intero sistema di vita e potere, i due rami della discendenza – Marina e Pier Silvio da una parte, Barbara, Eleonora e Luigi dall’altra – rischiano di veder incrinati quegli ultimi momenti di concordia familiare, suggellati in privato ad Arcore e in pubblico – più che ai funerali del padre – nell’abbraccio tra i primi due e Barbara. Era il 7 aprile scorso, quando il Cavaliere era già grave, nel piazzale dell’ospedale San Raffaele. Chissà se ne vedremo ancora. Madri diverse, ma soprattutto storie – e poteri – diversi tra i due rami della famiglia. Marina e Pier Silvio hanno da anni un ruolo forte in azienda. Lei alla guida di Mondadori e al vertice della finanziaria di casa Fininvest, lui al timone di Mediaset. Un privilegio? Di sicuro una scelta paterna, riflesso anche di altre decisioni che ai due primi figli devono essere pesate non poco: come quella degli studi “blindati” per paura di un rapimento, del terrorismo, di tutto quello che di brutto sarebbe potuto capitare in quei non sempre scintillanti anni Ottanta. Così né Marina né Pier Silvio, che ha addirittura trascorso gli anni del liceo studiando a casa con i precettori e un amico come solo compagno di classe, non si sono laureati.
Storia opposta, scuola steineriana compresa, per i tre figli di Berlusconi e Veronica Lario, che hanno concluso i loro studi chi alla Bocconi, chi in un’università Usa, chi all’Università San Raffaele, proprio come si addice a rampolli della miglior Milano. Eppure, nonostante le competenze – anche specifiche, come nel caso di Luigi – nessun ruolo in azienda. Un quadro che non pare destinato a cambiare nemmeno quando davanti al notaio Attilio Roveda l’assetto della successione sarà noto. Impensabile, infatti, che Marina e Pier Silvio lascino le loro cariche manageriali; assai improbabile che per gli altri tre si apra una strada simile. Anche perché tra Mondadori, Mediaset e Mediolanum, si parla di società quotate, con procedure precise da rispettare. Sarà allora il turbinare delle holding di famiglia a decidere chi vince e chi perde. In sintesi, oggi Marina e Pier Silvio hanno il 7,65% ciascuno di Fininvest, gli altri tre figli ne controllano assieme il 21,4%. Se nel testamento del Cavaliere il suo 61,2% fosse diviso in parti uguali, poco più del 12% a ciascuno dei cinque eredi, Barbara, Eleonora e Luigi avrebbero la maggioranza di Fininvest. Se nell’atto fosse disposto diversamente, dividendo in parti uguali solo i due terzi di quel 61,2%, e ripartendo in altro modo il terzo rimanente, le cose potrebbero cambiaremolto.
Pier Silvio, muscoli e Mediaset
Bisogna vederlo, il capitano d’azienda in Vespa. Pier Silvio muscoli&biscione. Il “fusto” – papà, invidiandone forma e anagrafe, lo sfotteva così. Eccolo che, coperte a pale spiegate le 77 miglia che separano Milano dal Golfo del Tigullio, scende dall’elicottero Hawker 750 all’eliporto di Rapallo e inforca lo scooter. E via, in due ruote fino alla baia di Paraggi, al castello Bonomi-Bolchini a picco sul mare. Da anni, ma ancora per poco – si trasferiranno in altura nella sontuosa villa San Sebastiano, 1.300 mq, acquistata per 20 milioni di euro – il secondogenito di Berlusconi ci vive con la moglie Silvia Toffanin, ex Velina e oggi volto noto di Mediaset, e i due figli, Lorenzo Mattia e Sofia Valentina. Dietro all’uomo in Vespa, gli uomini della scorta. E però capita spesso di vederlo, Pier Silvio, anche di corsa. Sempre lungo la provinciale 227, sempre sullo stesso percorso: da Rapallo al borgo marinaro, qui in versione runner-Matrix: i-pod, occhiali a mascherina, maglietta e pantaloncini scuri. Vezzi e abitudini da ipersalutista ultrasportivo. Perché, dei cinque figli, è da sempre quello più “in fissa” con il fisico. Palestrato da culturista, atletico (finì in copertina su Men’s Health ).
Ovunque si trovi c’è anche una palestra e un posto per correre, in barca il tapis roulant. Le passioni, dunque: fitness e pesi, running, auto sportive, mare e nautica. Calcio, zero. Nel privato Pier Silvio è un soldato degli allenamenti e della dieta proteica, un padre di famiglia e un pilota. Parola d’ordine: sfrecciare. Un brivido che forse affonda le sue radici a quando, da piccolo, amava “Hazzard”, come ha ricordato Carlo Freccero. Sul nuovo yacht di 43 metri della serie “Vintage” – una reggia con scafo in acciaio varata l’anno scorso – al timone ci si mette quasi sempre lui.
Un abitudinario dal look destrutturato, il “Pier” – in Mediaset lo chiamano così solo i fedelissimi della vecchia guardia come Gerry Scotti. Jeans, giacca, cravatta e sneakers (look a cui non ha rinunciato nemmeno al funerale del padre in Duomo). Contapassi e contacalorie sempre al polso, spuntino ogni tre ore; i pasti a base di riso, pollo, pesce e verdure. Riservato, anche timido, alle discese in una delle piazzette più amate dal jet set, Pier Silvio preferisce le pizzate e i pic nic con i genitori dei compagni di scuola dei figli. Che frequentano scuole pubbliche e vivono la comunità fuori dalle torri d’avorio. Segni di discontinuità? Forse. «Ama il borgo, con l’acquisto di villa San Sebastiano ha dimostrato un grande amore», lo benedice il sindaco di Portofino Matteo Viacava. Sono amici, e il fatto è che comprando e ristrutturando quella reggia sul monte di Portofino PSB ha impedito ogni futura speculazione.
Anche se fisicamente è quello che assomiglia di più al padre, quanto è diverso l’uomo, Non un anfitrione, “Pier”. Piuttosto un talebano del lavoro dai modi delicati. E un pratico. Resterà agli atti il messaggio ai dipendenti Mediaset nello studio 20 di Cologno Monzese dopo il funerale: «Da domani, però, noi facciamo un click e torniamo a essere un’azienda viva, piena di energia e forza, come è stata tutta la vita».
Marina e la maga
Lo studio non è lontano dai Navigli. Una delle zone della movida milanese. No, non è l’ufficio di Marina Berlusconi. Ma quello di una delle persone di cui la primogenita del Cavaliere si fida di più. Una fiducia larga, granitica. “Sulla carta”, verrebbe da dire. Una persona che MB interpella prima di prendere decisioni importanti. Che riguardino vita o lavoro, non cambia. Se è vero che in qualche modo ognuno di noi ha le sue stelle e il suo mago, è poi vero che qualcuno il mago ce l’ha davvero. Lei si chiama Teresina. “Maga” non usa più dire, troppo cheap. Una “collaboratrice” per gli affari personali. A cui Marina si rivolge da molto tempo, e come lei – pare – anche altri clienti vip i cui nomi restano top secret.
Marina ha una vera e propria adorazione-dipendenza per il tacco alto. Preferenza: un celebre e costoso marchio francese (per una beffarda ironia molto desiderato anche dalle olgettine). E francese è anche il buen retiro: la casa in Costa Azzurra – le due ville comunicanti di Chateauneuf-de-Grasse, distretto di Valbonne. Paradiso di marmi bianchi, piante e quiete dove papà Silvio si trasferì durante il lockdown e poi di nuovo a ottobre 2020. «Marina? È quella che ricorda più il padre. Forte, determinata, autorevole, decisionista. Un capo nato», racconta un vecchio amico di famiglia. «Ma molto più rigorosa e riservata, per nulla plateale». Arte e moda. Sono le due isole di Marina quando stacca dagli impegni di lavoro e dai due figli che ha avuto dal marito ed ex ballerino della Scala Maurizio Vanadia. Le sue camere di decompressione. È la prima ad avere lasciato la casa di Arcore, ma è anche la figlia a cui Berlusconi si era sempre appoggiato, forse la vera delfina, e c’è infatti chi la chiamava scherzosamente “Silvia”, tanto era simbiotico il rapporto col padre. Ai collaboratori, il Cavaliere aveva confidato che per riprendersi dopo le ultime dimissioni dal San Raffaele gli sarebbe piaciuto tornare a Valbonne. Un mese prima il sindaco di Chateauneuf-de-Grasse aveva tirato le orecchie a MB: troppa acqua sprecata. Duemila metri cubi d’acqua alla settimana insieme agli altri quatto facoltosi padroni di case sfarzose, uno schiaffo, nel tempo della Grande Siccità. Dopo la pubblicazione della notizia, Marina, diligentemente, pare abbia dato consegna a custodi e personale di stringere i rubinetti. Magari anche su consiglio della maga Teresina.
Barbara la ribelle
C’è stato un tempo in cui una Berlusconi, già studiosa dell’ermeneutica del Corano, affermava che civiltà occidentale e civiltà islamica «hanno pari dignità». Scontato? Forse. Ma non quando l’Occidente iniziò a conoscere l’incubo del terrorismo islamista.
Era il 2005 e la ventenne Barbara Berlusconi, in un’intervista a Repubblica, tracciava un autoritratto stile “Jack frusciante è uscito dal gruppo”. Barbara, la “ribelle”, che cinque anni dopo si sarebbe laureata in filosofia all’Università San Raffaele di Milano con una tesi su Amartya Sen, premio Nobel indiano per l’economia, è ancora oggi la berluschina che ha rotto, in parte, il tetto dei tabù e dei cliché. Il calco perfetto di mamma Veronica Lario. “Femminista” a modo suo, capace di deviare il percorso, e dunque una donna che – nel rispetto di entrambi i genitori – ha sempre rivendicato una sua totale autonomia di pensiero. Quando nel 2013 papà le affida il Milan – è nominata vicepresidente e amministratore delegato del club “con delega alle funzioni sociali non sportive” – non occorre attendere le dimissioni di Adriano Galliani – furioso per le critiche ricevute dalla rampolla – per capire che l’allora non ancora trentenne Barbara, nell’universo maschiocentrico del calcio e del potere di B., da dirigente sportiva avrà vita complicata. Dopo la cessione del Milan al cinese Li Yonghong, Barbara rimane nell’ambiente rossonero come presidente della Onlus Fondazione Milan, un anno ancora, poi, con la nuova gestione del fondo Eliott, il feeling forse un po’ forzato con il calcio tramonta. Negli annali del pallone e dintorni resterà quel vecchio fidanzamento con l’ex giocatore brasiliano del Milan Alexandre Pato.
Oggi, a 39 anni e cinque figli avuti da due compagni, Barbara vede ancora i vecchi amici del Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza dove nel 2003 conseguì il diploma di liceo classico. Nello stesso anno, entrò nel cda di Fininvest. Lontani i ricordi gossippari, lontano l’imbarazzo per le fotografie che ammise di avere fatto «ritirare» per 20 mila euro, tramite papà, da Fabrizio Corona, scatti che la ritraevano fuori dall’Hollywood, tempio delle notti milanesi. Barbara oggi «non frequenta». Abita a Macherio con prole e compagno in una casa accanto a quella di mamma Veronica. Ama il teatro (Euripide e Eschilo), legge i classici, Platone su tutti, ascolta Vasco Rossi coi figli, non fa più kick boxing ma fa molte cose con loro. Fa la mamma. «Non mi piacciono i reality tv». Anche qui, controcorrente: lo disse quando imperversavano le Isole dei Famosi e i Grandi Fratelli.
Anche quest’estate andrà coi figli a Villa Certosa. Poi farà l’ennesimo viaggio, convinta, come mamma Veronica, che «il più bello è sempre il prossimo viaggio». Quello che ancora oggi porta nel cuore è la California in macchina: sette amici, motel e grandi avventure. Dicono abbia da sempre un rapporto di grande affetto con Gianni Letta, di cui ammira la saggezza. Ammirava anche Bertinotti. Il suo modello di statista? «Cavour». Quando le chiesero se avesse sempre votato Forza Italia confermò senza indugi. Se sia la verità o una bugia bianca è un dubbio che è lecito coltivare.
Eleonora l’invisibile
Eleonora, o dell’arte di rendersi invisibili. Mai un’uscita pubblica, mai una voce, zero rumors. Visibile solo per i look, e dunque la corazza esterna, poi niente altro con l’unica eccezione – diradata nel tempo – delle sfilate di moda. Quando al funerale del padre il volto di Eleonora Berlusconi è apparso in video sotto la veletta nera da esequie aristocratiche british, le malelingue si sono subito scatenate parlando di un look ambizioso. Dopodiché ci sono i fatti: di EB non si mai letta quasi una riga. Riservata e impenetrabile a tal punto che nemmeno Wikipedia è riuscita a tirarci su una paginetta. «Si fa i fatti suoi, la sua vita è la sua vita, ama il mare e stare con i figli», racconta chi l’ha vista crescere a villa Belvedere a Macherio. Tre figli. Avuti dal modello inglese Guy Binns, classe ’86, come Luigino di cui è socia insieme a Barbara. A 23 anni Eleonora è andata a New York a studiare business management alla Saint John University. Eppure, è l’unica a non sedere nel cda Fininvest. Con Barbara sono molto unite e, dall’esterno, anche chi è di famiglia fa fatica a dire se a mamma Veronica somigli più l’una o l’altra. Da donne e figlie ne hanno sempre preso le parti, di Veronica, questo è certo, soprattutto quando i rapporti tra lei e Silvio Berlusconi sono diventati burrascosi. Al funerale di Stato in Duomo Eleonora è certamente quella che si ènotata di più, per via dell’outfit. Ma, finita la cerimonia, è tornata nell’ombra. Di lei si sanno poche cose. Che ama gli animali (ha tre cani e in passato si è presa cura di un falchetto, circola voce che in casa ci sia anche un serpente). Che ha studiato recitazione a New York. Che non ha mai lasciato i figli soli davanti alla tv perché trova che la tv – nonostante il business di famiglia – possa essere anche molto diseducativa.
Luigi la promessa
Le missioni a Lourdes con i volontari dell’Ordine di Malta. In incognito come quando, dopo la Bocconi, lavorò in JP Morgan prima di entrare nella Sator di Matteo Arpe. Nella vita di Luigino Berlusconi detto (da papà) “il pretino”, c’è un punto di caduta: quando sulla passione per il Milan inizia a prevalere quella per gli affari, la finanza, i soldi. Un’attitudine in forza della quale, secondo gli osservatori più attenti alle dinamiche interne della dynasty berlusconiana, potrebbe essere lui, Luigi, il vero e naturale erede, anche se non subito. Stessa scuola steineriana delle sorelle figlie di Veronica-Miriam Bartolini, anche lui primi vagiti nella clinica di Arlesheim, in Svizzera, nel cantone di Basilea. Più il papà si è cacciato sotto i riflettori, più Luigi se ne è tenuto a distanza. Un understatement di rito ambrosiano, come si confà a chi ha imparato che il vero potere finanziario non prevede frivolezze né mollezze. Ha deciso di blindare la sua vita come dentro la grisaglia che sempre indossa sul lavoro (pure all’ultimo saluto al padre): il matrimonio con Federica, figlia di un imprenditore tessile di Lecco, nella chiesina di San Sigismondo, in Sant’Ambrogio. Pochi e selezionati amici, sempre quelli, il giro di Monza, come Barbara. Uno dei più vicini è il suo maestro di Ju Jitsu, arte marziale che Luigino pratica da anni con lo stesso rigore con cui regge i cordoni degli investimenti. Suoi e delle sorelle. Start up innovative e creative, ma anche Grindr, social israeliano di appuntamenti gay. Quando creò la Fondazione Opsis Onlus, che finanzia progetti sociali, decise di comparire non con il suo cognome ma con quello della madre, Bartolini. Un escamotage usato, forse, anche su altri tavoli. Perché Luigi non ha mai sopportato di essere considerato uno che ha solo avuto la fortuna di essersela trovata pronta e cucinata. «Sono grato a mio padre per tutto, ma voglio dimostrare le mie capacità», ripeteva qualche anno fa. Poi il “pretino” ha iniziato a spingere il piede sull’acceleratore e oggi anche Barbara ed Eleonora gli riconoscono un ruolo centrale nella gestione degli affari di famiglia. Quanto centrale, lo sapremo presto.