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 2023  giugno 26 Lunedì calendario

La prof che ha non ha lavorato 20 anni su 24

Mentre le agenzie battevano la notizia della sentenza della Cassazione che la destituiva dall’insegnamento, la prof assenteista, contattata per una replica, rispondeva: «Scusate, ma ora sono al mare». E forse non poteva andare diversamente per una storia che per come emersa sin qui ha dell’incredibile.
Perché Cinzia Paolina De Lio, docente di Storia e Filosofia, classe ‘57, originaria di Reggio Calabria, ma passata per i licei di Chioggia, in provincia di Venezia, e di Trieste, dove ha insegnato pure alla Scuola allievi della polizia, è stata assente per vent’anni su ventiquattro di servizio. E nei soli quattro mesi consecutivi che avrebbe trascorso in cattedra si sarebbe distinta perché «impreparata» e «confusa» nelle spiegazioni, «disattenta» durante le interrogazioni, «imprecisa» nel preparare i programmi e «casuale» nell’assegnazione dei voti. Una lista di lamentele sollevate dagli studenti e dai genitori e sfociate in alcuni giorni di sciopero fino all’ispezione ministeriale che aveva definito «incompatibili con l’insegnamento» le sue modalità di fare lezione. Affermazioni condivise ora dalla Cassazione che ha confermato la destituzione della prof, bollandola di «inettitudine permanente e assoluta», malgrado i tentativi della docente di appellarsi alla «libertà di insegnamento».«Ricostruirò la Verità (con V maiuscola, ndr ) dei fatti di questa vicenda assolutamente unica e surreale», promette De Lio, che vuole«gestire personalmente l’aspetto mediatico della vicenda» perchégiornalista pubblicista, oltre che «specializzata in nuove tecnologie e autonomia scolastica», con «perfezionamento in criminologia, pet therapy, storia della medicina, parassitologia del territorio, disturbi specifici dell’apprendimento».
Intanto però gli ermellini hanno respinto il ricorso dell’insegnante contro il ministero, che già l’aveva sollevata dall’incarico, sottolineando, nel verdetto 17897, che il concetto di libertà didattica «comprende certo una autonomia nella scelta di metodi appropriati di insegnamento» ma questo «non significa che l’insegnante possa non attuare alcun metodo o che possa non organizzare e non strutturare le lezioni».
Durante la tre giorni di ispezione del ministero, sollecitata dal dirigente del liceo “Veronese” di Chioggia dove la prof prestava servizio, era venuto fuori che la docente era disattenta «verso gli alunni durante le loro interrogazioni», distratta da un «uso continuo del cellulare con messaggistica». In una classe avrebbe confuso i libri di testo, utilizzando le foto di un volume che servivano in realtà per una verifica di un’altra sezione. Mentre interrogava si sarebbe messa a parlare con studenti diversi da quelli che dovevano rispondere. Secondo le ispettrici del Miur «scarsa» era pure «la cura delle lezioni» e «gravi le imprecisioni nel redigere i programmi finali delle classi quarte»: ad esempio il numero di ore di lezione erano diverse da quelle effettivamente dedicatealle spiegazioni e si accennava ad Hegel, «mai trattato in classe».
La relazione finale era impietosa e culminava nel «concorde giudizio» sull’«assenza di criteri sostenibili nell’attribuire voti, la non chiarezza e confusione nelle spiegazioni, l’improvvisazione, la lettura pedissequa del libro di testo preso in prestito dall’alunno, l’assenza di filo logico nella sequenza delle lezioni, l’attribuzione di voti in modo estemporaneo ed umorale, la pessima modalità di organizzazione e predisposizione delle verifiche». Una prima sentenza, arrivata nel 2018, aveva negato il licenziamento ritenendo che nonostante «la disorganizzazione e la faciloneria» della prof, tre giorni di ispezione erano troppo pochi per certificarne «l’inettitudine assoluta e permanente». L’Appello nel 2021 aveva invece ribaltato la sentenza. E ora dalla Cassazione è arrivata la conferma della destituzione della prof. «Al di là del caso specifico – commenta il titolare dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – il ministero si impegnerà sempre più a garantire che l’attività di docenza sia svolta con adeguata professionalità».