Il Messaggero, 26 giugno 2023
Russell Crowe vuole suonare al Colosseo
Gladiatore, anzi rockstar. Ieri sera Russell Crowe ha stregato Roma nella veste inedita di cantante e chitarrista. Musica, carisma, il dialogo con il pubblico che lo ama fin dai tempi del popolarissimo Il Gladiatore, il film di Ridley Scott per cui l’attore neozelandese, 59 anni, vinse l’Oscar nel 2001: è stato un successo il concerto-evento che Russell ha tenuto a Cinecittà all’interno della scenografia dell’Antica Roma con la band degli Indoor Garden Party affiancati dai The Gentlemen Barbers e dalla cantante irlandese Lorrain O’Reilly.
Invitato da Alice nella città in collaborazione con Expo 2030, nella sua veste di ambasciatore permanente di Roma nel mondo (titolo conferitogli l’anno scorso dal sindaco Roberto Gualtieri), Crowe ha ribadito il sostegno alla candidatura della Capitale dov’è sbarcato con i figli Charles e Tennyson. E dove ha twittato un appello per rintracciare il caricaturista che anni fa fece il ritratto ai due ragazzi in piazza Navona. Prima del concerto l’attore ha incontrato una trentina di studenti selezionati dagli efficienti vertici di Alice nella città nell’ambito di "Scelte di classe". Suonerà domani a Bologna, devolvendo l’incasso all’Emilia. E ha un sogno: cantare al Colosseo.
Quanto è importante per lei la musica?
«Moltissimo. È uno dei pilastri creativi della mia vita. Il mio primo disco uscì nel 1982 e da allora ho continuato a scrivere canzoni ed esibirmi. Credo di aver realizzato sei album con band diverse. Suonare in un gruppo è come recitare a teatro. Nulla batte l’eccitazione di fare concerti live di fronte al pubblico. In passato ho suonato a Milano e a Sanremo, da tanto sognavo di farlo a Roma».
Ha in pentola nuovi album?
«Gli Indoor Garden Party stanno per far uscire il nostro secondo album. Sarà su Spotify, Apple, iTunes e altre piattaforme. L’ultimo brano, già uscito, s’intitola Let Your Light Shine. Nell’era digitale non voglio aver a che fare con le case discografiche».
Dopo il video che ha girato del mondo, cos’altro farà per sostenere la candidatura di Roma a Expo 2023?
«Questo concerto è stato l’inizio! Gli organizzatori hanno avuto migliaia di richieste di biglietti che non hanno potuto soddisfare. Devo tornare a suonare qui. Magari al Colosseo l’anno prossimo, sarebbe fantastico dopo aver cantato in Piazza di Spagna nel 2010».
Come definirebbe il suo rapporto con Roma?
«Il mio legame con questa città e questo Paese è in continua evoluzione. Ho fatto la presentazione per Expo, una presentazione per Cinecittà, poi la voce fuori campo per una giovane regista in Puglia, ho stretto mani a sindaci di piccole e grandi città. Sono stato in luoghi d’Italia in cui non ero mai stato prima e non mi fermerò».
Cosa intende?
«Dopo i concerti, trascorrerò un mese qui con i miei figli. Per capire veramente Roma si deve conoscere un po’ il resto del Paese, affascinante e bellissimo. Amo Roma e sarò sempre al suo servizio».
Cosa, della Città Eterna, l’affascina maggiormente?
«La gente. Sono fortunato anche quando incontro le persone per la prima volta. Qui c’è familiarità e calore. Vengono apprezzate le capacità artistiche più che in Australia, non solo la fama. È un privilegio. I romani capiscono che la loro città e la loro storia sono complesse. Accettarlo conferisce una profondità naturale e un’autentica passione per la propria città. Trascorrere un’ora di svago, stappare una bottiglia di vino e chiedere di Roma a un romano: la risposta è sempre piena di colori».
Ha rivelato che vorrebbe interpretare Berlusconi in un film: perché?
«Innanzitutto esprimo il mio rispetto alla famiglia. Capisco il loro dolore, dev’essere un momento triste. Riposi in pace. Non credo di aver mai incontrato Berlusconi. L’ho citato come esempio in parte perché sapevo che l’idea avrebbe suscitato una reazione. È innegabile che lui abbia avuto un impatto sulla cultura e vissuto una vita di estremi tale da poter riempire un lungometraggio. Ma non è l’unico italiano che vorrei interpretare».
A chi altro pensa?
«Esistono forse centinaia di personaggi della storia italiana che mi piacerebbe portare sullo schermo: esploratori, filosofi, eroi, gangster, grandi artisti, indovini, santi, registi e imprenditori».
Cosa pensa dell’intelligenza artificiale?
«Può essere una seria minaccia per la creatività».