Corriere della Sera, 26 giugno 2023
Il mistero del primo libro in codice
Pare non avere fondamento il caso che per alcuni giorni ha appassionato e fatto discutere i papirologi. Il 22 giugno è stato annunciato che una conservatrice di papiri dell’Università austriaca di Graz, Theresa Zammit Lupi, smontando cartonnage, cioè cartapesta di cui era fatta la maschera di una mummia da Hibeh, nella regione egiziana del Fayum, aveva trovato un papiro di età tolemaica, un conto per una fornitura di birra e olio risalente al 260 a.C. circa, con tracce di legacci e cuciture. Sembrava l’imitazione dei codici di tavolette di legno o «libri di conti» egiziani risalenti a quattro secoli dopo.
La possibilità di trovarsi di fronte al primo libro in forma di codice è apparsa entusiasmante. Ma la comunità scientifica ha avanzato subito alcuni dubbi. Il codex si distingue non soltanto per le pagine legate a «quaderno», ma soprattutto perché riporta il testo sia sul recto che sul verso, come un libro moderno. Nel caso austriaco, il retro appariva privo di scrittura, anche se era difficile dirlo, visto che risultava quasi interamente coperto da uno strato di gesso. Il lato del papiro su cui sono scritti i conti era forse il verso del documento originario, un testo arrotolato e cucito alla maniera di un «contratto a sei testimoni» tipico dell’età tolemaica.
In questo periodo i contratti erano copiati due volte sulla stessa striscia di papiro; la copia scritta più in alto era poi arrotolata e sigillata o cucita, per impedire che ne venisse alterato il testo, mentre la copia inferiore era lasciata aperta per la consultazione. Molti conti da Hibeh erano scritti sul retro di simili documenti, alcuni dei quali sigillati e cuciti in questo modo.
Nel mondo antico era normale recuperare i vecchi documenti scartati e riutilizzarne la faccia ancora pulita per scrivere un nuovo testo, spesso meno prezioso, come appunti o conti. Ma nel periodo tolemaico, così come per tutto il periodo romano fino al III secolo, la forma del rotolo o volumen fatto da strisce di papiro incollate longitudinalmente restò la norma.
Un’ulteriore ipotesi avanzata nelle ultime ore dagli studiosi scettici è che i segni della cucitura osservati nel papiro ritrovato a Graz siano dovuti in realtà alle corde utilizzate per assicurare alla mummia la maschera di cui il papiro stesso faceva parte. Non saremmo dunque in presenza di un reperto appartenente a un codice, ma di cartapesta cucita sul sudario della mummia proveniente da Hibeh.