Corriere della Sera, 26 giugno 2023
I primi 8 mesi del governo Meloni
Giorgia Meloni e gli alleati di Lega e Forza Italia sono alla guida del Paese da 8 mesi. Si può fare un primo bilancio. Il 25 ottobre 2022 nel discorso alla Camera per la fiducia la promessa è questa: «Intendo fare quello che devo per dare agli italiani una Nazione migliore». Certamente l’Italia sta vivendo un periodo complesso, ma se «chi ben comincia è già a metà dell’opera», vediamo cosa sta portando a casa il governo più a destra dalla Seconda guerra mondiale. Lo facciamo con l’aiuto dei politologi Marco Improta, Francesco Marangoni e Luca Verzichelli del Centro interuniversitario di ricerca sul cambiamento politico (CIRCaP) dell’università di Siena.
Il governo può andare spedito
Forte di un trionfo elettorale che porta in Parlamento 238 deputati di FdI, Lega e FI su 400, e 116 senatori su 206, il governo Meloni ha una maggioranza schiacciante che gli consente di fatto di fare un po’ quello che vuole, e infatti finora il 56,1% di quello che ha proposto al Parlamento è stato approvato. Regge il confronto solo il governo Renzi con il 63,3% nello stesso periodo di tempo. Al 21 giugno 2023 sono ben 42 i provvedimenti approvati: 29 decreti legge, 10 disegni di legge ordinari e 3 disegni di legge delega, con una media di 5,3 iniziative legislative al mese (arrivate in Parlamento). Ha fatto meglio solo il Berlusconi II (77) e il Berlusconi IV (53). La volontà di procedere spediti porta a un massiccio ricorso ai decreti legge (prassi comune a molti governi), mentre la forte maggioranza parlamentare per ora consente un uso più limitato della fiducia, messa sul 50% dei provvedimenti, in lieve calo rispetto al recente passato.
Le promesse
Secondo gli esperti per capire come sta avanzando la tabella di marcia, bisogna considerare come punto di partenza il programma di insediamento esposto con il discorso alla Camera dove vengono indicate le priorità per il Paese. Quante e quali promesse Meloni fa? L’indicatore da utilizzare è «l’indice di densità programmatica», ossia gli impegni reali presi ogni 500 parole (esclusi quelli generici e declaratori tipo «combatteremo la povertà»). Nel suo discorso la premier elenca 21 impegni programmatici, che vuol dire 1,2 ogni 500 parole. Il livello è relativamente basso: per esempio, il Berlusconi II è a oltre 2, il Berlusconi IV a 2,4, il Gentiloni a 2,9.
Delle 42 iniziative legislative approvate, quelle che riguardano gli impegni presi nel discorso programmatico sono 15, pari al 35,7%. Le iniziative di programma realizzate nei primi 8 mesi dal Berlusconi IV sono il 55%, per il resto il dato è più o meno in continuità con gli ultimi governi. Analizziamo le 15 priorità indicate per vedere a che punto di realizzazione siamo, cioè che cosa il governo Meloni ha fatto finora di concreto.
Le misure che toccano il portafoglio
Iniziamo dalle misure che toccano il nostro borsellino. La riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese: approvata la legge delega dal Consiglio dei ministri il 16 marzo 2023, adesso sta seguendo il suo iter parlamentare e dà al Governo 24 mesi di tempo per emanare i decreti legislativi. Tutto dipenderà anche da come andranno le casse dello Stato. Da gennaio 2023 sono in vigore i seguenti provvedimenti: 1) la Flat tax al 15% per gli autonomi: promessa fino a 100 mila euro di reddito, oggi si ferma a 85 mila; 2) il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti: promesso di 5 punti, per adesso è di 4 punti per redditi fino a 25 mila euro (circa 96 euro lordi al mese) e in vigore per 6 mesi (da luglio a dicembre 2023); 3) la riduzione delle imposte sui premi di produttività dal 10 al 5% per il 2023; 4) l’esenzione dal calcolo del reddito per i fringe benefit: da 260 euro a 3.000, solo per il 2023 e solo per i dipendenti con figli a carico; 5) la tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco: per ora siamo alla rottamazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro; 6) le misure a sostegno della natalità: Iva ridotta al 5% per i prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile, e aumento dell’assegno unico del 50% per chi ha un solo figlio e per il primo anno di vita; dai 3 figli in su l’aumento vale fino al compimento del terzo anno di età. In quest’ultimo caso l’Isee non deve superare i 40 mila euro. L’aumento va da 25 a 87 euro al mese; 7) infine sulle misure urgenti di sostegno al settore energetico Meloni riprende, sostanzialmente, le misure proposte da Draghi.
Il decreto Cutro
Al momento per combattere l’immigrazione illegale è scattata a marzo l’abolizione di fatto della protezione speciale per i rifugiati (che rischia di aumentare il numero di clandestini), e pene fino a 30 anni di carcere per gli scafisti. Nulla di sostanziale è cambiato rispetto al vecchio «decreto flussi», che stabilisce quanti migranti ogni anno possono entrare legalmente nel nostro Paese per lavorare e che, nelle intenzioni di Meloni annunciate alla Camera, dovrebbe essere l’unico strumento di ingresso in Italia.
Reddito di cittadinanza
La riforma, contenuta nel decreto Lavoro del 1° maggio e da convertire in legge entro 60 giorni, parte da gennaio 2024. Dal nuovo assegno di inclusione, su 1,2 milioni di nuclei familiari 400 mila saranno esclusi, e cioè i nuclei dove ci sono occupabili tra i 18 e i 59 anni e assenza di disabili e minorenni (’indennità è già limitata a 7 mesi nel 2023).
In itinere
Il disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata (ddl Calderoli), per adesso è in commissione Affari costituzionali del Senato. Il ddl Nordio sulla riduzione dei tempi dei processi, appena arrivato alla Camera, prevede tra l’altro l’abolizione del reato d’abuso d’ufficio. La realizzazione di nuove infrastrutture, per adesso è limitata alla riesumazione della società Stretto di Messina spa e al riavvio delle attività di programmazione. Sul Pnrr la decisione è di accentrare tutto in una nuova «Struttura di Missione» in capo al ministro Fitto, che è rimasta una scatola vuota fino al 26 aprile, e al momento non è ancora a regime.
Promesso e ancora non fatto
Nulla di nuovo sulla lotta all’evasione fiscale. In compenso la legge di Bilancio 2023 innalza il tetto all’uso del contante, portandolo da mille a 5 mila euro. Nulla sulle clausole di salvaguardia per le concessioni di infrastrutture pubbliche: sei concessionario di un’autostrada e non fai gli investimenti dovuti? O paghi, o abbassi la tariffa, o ti ritiro la concessione. Sulle riforme istituzionali il governo sta sondando diverse opzioni, tra cui l’ipotesi di semipresidenzialismo evocata nel discorso alla Camera, ma anche l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Nulla di formale è stato stabilito.
Passi indietro
Nella bozza del 21 novembre della Legge di bilancio, salta l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti con il Pos sotto i 30 euro. La versione definitiva alza la soglia a 60 euro. Il 19 dicembre il governo deve cancellare la norma dopo le critiche della Commissione europea.
Provvedimenti bandiera
Il governo Meloni si concentra su alcune iniziative non legate a urgenze né priorità programmatiche, ma piuttosto dalla valenza simbolica come: 1) la stretta sui raduni illegali in vigore da dicembre 2022 che introduce un nuovo articolo del codice penale, il 633-bis, per punire con il carcere da 3 a 6 anni chi organizza mega-raduni musicali su terreni altrui, e in cui gira anche droga; 2) il disegno di legge che sancisce il divieto di produrre e vendere alimenti e mangimi sintetici, all’esame delle commissioni Industria e Sanità del Senato; 3) il cosiddetto disegno di legge contro gli eco-attivisti che imbrattano con pittura lavabile i beni culturali: pene da 6 mesi fino a 3 anni di carcere
Cosa doveva essere fatto e non lo è
Sulle concessioni balneari invece siamo ormai ad un passo dalla procedura d’infrazione. Entro febbraio 2023 il governo doveva emanare i decreti che definiscono i criteri per le gare pubbliche. Ma ha preso tempo: se ne riparlerà l’anno prossimo.