Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  giugno 26 Lunedì calendario

Il punto sul Qatargate

Un intreccio inestricabile lega politica, imprenditoria e giustizia in Belgio all’ombra dell’inchiesta Qatargate. È in questo scenario, che potrebbe ancora riservare sorprese, che una settimana fa matura la decisione del giudice istruttore Michel Claise di astenersi dalla guida delle indagini che a dicembre hanno fatto tremare il Parlamento europeo. In un paese poco più grande della Lombardia, guidato dalle élite vallona e fiamminga finisce che tutti sono in qualche modo collegati a tutti. Anche tra i protagonisti del Qatargate ci si conosce bene, forse troppo.
Considerato un paladino della lotta alla corruzione, in un’ intervista al quotidiano di Bruxelles Le Soir, che lo celebrava anche per la sua attività di scrittore di gialli ed in cui affermava che a causa della corruzione la democrazia «è fottuta», il giudice Claise è stato costretto ad astenersi dall’inchiesta che lo ha reso famoso nel mondo dopo che è emerso che suo figlio è da anni in società con il figlio di Maria Arena in un’azienda che commercializza prodotti di libera vendita derivati dalla cannabis. Arena è la europarlamentare dei Socialisti coinvolta nel Qatagrate strettissima amica di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato Pd e poi Articolo uno considerato il collettore delle ipotetiche tangenti arrivate in contanti da Qatar e Marocco per condizionare l’attività del Parlamento europeo. Claise è un orgoglioso massone. Nella stessa intervista a Le Soir ha raccontato di essere entrato nella massoneria 35 anni fa quando si avviava all’avvocatura nello studio legale del suo «maestro» Guy Uyttendaele, famoso avvocato di Bruxelles scomparso, al quale fu introdotto dopo la laurea dal figlio Marc, cui era legato da una profonda amicizia. Secondo il quotidiano online Moustique di Bruxells, Uyttendaele era a sua volta un massone. Ora il figlio Marc, nonostante l’amicizia con Claise che 20 ani fa è diventato giudice, è uno dei difensori di Panzeri che dopo meno di due mesi dall’arresto si è pentito acc0rdandosi con la Procura per un solo anno di carcere ai domiciliari di cui quasi 8 mesi già scontati. «Essere massone non mi limita, sono libero», dichiarò Claise. In Belgio i magistrati possono appartenere alla massoneria a differenza che in Italia dove l’iscrizione può portare a provvedimenti disciplinari. Ora che ha fatto il passo indietro, sui media belgi compaiono retroscena, come quello pubblicato dal quotidiano Sudinfo secondo il quale Claise «ben prima» delle dimissioni per conflitto di interessi avrebbe «subito un’osservazione» da un altro «massone della sua loggia» che gli avrebbe fatto capire che «stava facendo troppo per coprire Arena», con la quale si sarebbe anche «incontrato più volte» in Parlamento tra il 2015 e il 2017. Contattato dal Corriere della Sera, il giudice non ha inteso rispondere.
È massone anche l’ex primo ministro socialista Elio Di Rupo originario di Mons come Arena, considerata destinata a raccogliere la sua eredità politica. Arena ha divorziato da Olivier Lemaire, padre del giovane socio del figlio di Claise, il quale ha sposato l’attuale ministra degli esteri del Belgio, Hadja Lahibib. Curiosamente, il 14 novembre Lahibib ha incontrato il ministro del lavoro del Qatar Al Marri il quale, nell’inchiesta che il mese dopo deflagrerà con gli arresti basati su accuse alquanto fumose, è ritenuto il pagatore delle tangenti attraverso la ong Figth impunity di Panzeri, che aveva incontrato il 10 ottobre in un hotel di Bruxelles. «Abbiamo discusso di diritti umani, inclusi quelli delle donne e Lgbtqia+. Ho confermato che il Belgio riconosce che i significativi progressi del Qatar» twittò la ministra. Le stesse considerazioni fatte da indagati sono state considerate come prezzo della corruzione. Al Corriere della Sera, la ex vice presidente del Parlamento Eva Kaili – arrestata perché suo padre fu fermato con 600 mila euro in contanti, che sono comunque indice di reato – si chiedeva come mai la Arena, pur coinvolta nelle indagini, «non ha avuto problemi» e se fosse «protetta da un’immunità speciale?». Si dice che Claise voglia entrare in politica dopo la pensione a inizio 2024. «Non voglio appendere trofei al muro», ma «prevenire il minimo errore», diceva settimane fa al Financial Times. Non pare ci sia riuscito.