Domenicale, 25 giugno 2023
Bellezza dei lemuri
Credo sia sempre meglio non prendere a modello ciò che accade nel regno animale – ma i lemuri sono, a mio parere, un’eccezione. Vivono in comunità matriarcali, con una femmina alfa a capo. Quando i lemuri catta, o dalla coda ad anelli, sono infreddoliti o spaventati, oppure quando vogliono stringere amicizia, si raggruppano in un groviglio peloso noto come «palla di lemuri», andando a formare una sfera bianca e nera di dimensioni variabili, da un pallone da calcio alla ruota di una bicicletta. Intrecciano le code e le zampe e si premono l’uno contro l’altro con i cuoricini grandi come noci che battono all’impazzata. A guardarli sembra che ci stiano intimando qualcosa: trovate anche voi la vostra palla di lemuri.
Il primo lemure che ho visto era una femmina e ha cercato di mordermi, e ha fatto bene, perché stavo cercando di toccarla e perché gli umani non hanno fatto nulla per conquistarsi la fiducia dei lemuri. Era una indri e viveva in una riserva naturale poco lontana dalla capitale del Madagascar, Antananarivo; aveva un neonato, che non teneva sul davanti come una scimmietta, ma sulla schiena, come un Lester Piggott in miniatura.
Aveva degli enormi occhi gialli. William Burroughs, nella sua novella ecosurrealista incentrata sui lemuri La febbre del ragno rosso, dice della pupilla di un lemure che «galleggiava come un gioiello scintillante, cambiando di colore con le variazioni della luce: ossidiana, smeraldo, rubino, opale, ametista, diamante». Lo sguardo di questa indri assomigliava a quello di un giovane chimicamente alterato in un locale notturno che prova l’urgente bisogno di parlarti del suo sistema di valori, ma la sua pelliccia era la cosa più morbida che abbia mai toccato.
Ero una bambina, e l’indri, che è la più grande specie di lemure esistente, si avvicinò al mio costato alzandosi sulle zampe posteriori. Sembrava, come tutti i lemuri, un incrocio tra una scimmia, un gatto, un ratto e un essere umano.
I lemuri sono strani come lo sono le persone schive e molto ricche; avendo avuto a disposizione l’intera isola di Madagascar per evolversi, hanno abitudini idiosincratiche. I lemuri catta maschi hanno ghiandole odorose sui polsi e ingaggiano «guerre di puzza», battaglie in cui si posizionano a mezzo metro di distanza l’uno dall’altro e si puliscono le mani sulla coda per poi agitarla in direzione dell’avversario mantenendo per tutto il tempo uno sguardo aggressivo, finché l’uno o l’altro animale non si ritira. Niente che l’attuale diplomazia non preveda. E non è insolito che la femmina schiaffeggi il maschio se diventa aggressivo.
In Madagascar esistono almeno 101 specie e sottospecie di lemuri; un tempo c’erano esemplari grandi come esseri umani, ma dopo l’arrivo dell’uomo sull’isola, duemila anni fa, i lemuri più grandi furono cacciati fino all’estinzione. All’estremità inferiore della scala c’è il microcebo di Madame Berthe, il primate più piccolo del mondo, che pesa in media trenta grammi e che da disteso non riuscirebbe a coprire nemmeno una mano. Nel mezzo c’è il microcebo gigante settentrionale, i cui testicoli rappresentano il 5,5 per cento della massa corporea; se un uomo presentasse le stesse proporzioni, avrebbe testicoli grandi come pompelmi. Sono strani, quindi, e bellissimi, anche se piuttosto sconcertanti se visti dal basso.
La lemure indri aveva ragione a cercare di mordermi; aveva più ragione di quanto potesse sapere. I primi uomini ad arrivare sull’isola hanno annientato almeno quindici specie di lemuri.
Oggi, soprattutto a causa della deforestazione, ventiquattro specie sono in pericolo critico, quarantanove sono a rischio e il 94 per cento del totale sono minacciate. Fino a poco tempo fa esisteva un forte tabù sulla caccia ai lemuri. Le tradizioni rurali ritenevano che il consumo di carne di lemure fosse secondo per orrore solo alla carne umana; secondo alcune storie, i lemuri sono antenati dell’uomo che si sono persi nella foresta pluviale malgascia e hanno messo in atto delle trasformazioni per sopravvivere. Altre storie raccontano di un uomo che, cadendo da un albero molto alto, fu catturato da un lemure indri e riportato a terra sano e salvo. Il tabù è stato sconfitto prima di tutto dalla povertà e dalla disperazione: nelle famiglie rurali in cui si mangiava il lemure, i bambini erano quasi sempre malnutriti.
Come spesso accade, una strada fondamentale per la conservazione sarebbe quella di cercare urgentemente modi per sfamare i bambini, introducendo un prodotto alternativo ed eliminando così la necessità di cacciare animali in via di estinzione.
I miti quindi non sono riusciti a salvare i lemuri. E quando dotiamo qualcosa o qualcuno di poteri mistici, di solito finiamo per ucciderlo. In alcune zone si ritiene che il lemure aye-aye sia in grado di profetizzare la morte; ha occhi enormi, orecchie grandi e sensibili e un dito medio lungo il doppio delle altre dita; quando l’aye-aye punta il medio contro una persona, si pensa che questa sia maledetta. Secondo un’altra leggenda, userebbe il suo lungo dito per perforare i cuori umani. Per questo motivo gli aye-aye non sono amati e vengono cacciati senza sosta, tanto che si pensava si fossero estinti fino a quando non sono stati riscoperti nel 1961. La parola lemure deriva dal latino lemures, che significa “fantasmi”. È possibile che diverse sottospecie avranno proprio questo destino: storie di cui tra un centinaio di anni resteranno solo delle fotografie o un paio di esemplari impagliati lasciati a prendere polvere da qualche parte.
Forse il fatto più sorprendente è proprio che i lemuri siano sopravvissuti. Fino a 180 milioni di anni fa il Madagascar faceva parte del Gondwana, poi il supercontinente iniziò a dividersi e l’isola cominciò ad allontanarsi dall’Africa verso est. Ma i primi fossili di lemuri risalgono a un periodo compreso tra 62 e 65 milioni di anni fa e compaiono nell’Africa continentale.
Come hanno fatto i lemuri a raggiungere il Madagascar? Ci sono molte teorie, tra cui che siano passati da un’isola all’altra o che abbiano usato i ponti di terra, ma l’ipotesi dominante è che i lemuri siano finiti alla deriva su zattere di vegetazione.
Anche l’isola ha continuato ad andare alla deriva, così quando le scimmie si sono evolute abbastanza da eliminare i lemuri sulla terraferma con la loro maggiore capacità di adattamento e aggressività, all’incirca tra i 17 e i 23 milioni di anni fa, il Madagascar era al di là della loro portata. Ho visto molte cose che mi sono piaciute, ma non credo vedrò mai qualcosa di così bello come una zattera piena di lemuri che attraversa il mare verso quello che, fino all’arrivo degli esseri umani, sembrava un luogo sicuro.