la Repubblica, 25 giugno 2023
I carri armati a Mosca
I carri armati nelle strade di Mosca non si erano più visti da trent’anni. Sono appostati davanti al ministero della Difesa o alla Duma. Scorrono lungo le vie della movida e dello shopping. Il traffico scorre a rilento sulle arterie che portano alla capitale, dove i militari si sono affrettati a costruire barriere e fortificazioni contro l’avanzata della dei mercenari ribelli. Gli elicotteri restano in volo sui sobborghi a sud e ovest, Medvedkovo, Nuova Mosca, Jasenevo e Ramenskoye.
Eppure i moscoviti ostentano sicurezza. Perlomeno quanti hanno già visto tentati golpe finire in un vivolo cieco. «Non sto a preoccuparmi: vedrete che si risolverà in poco, come nel ’93» (quando Boris Eltsin sciolse il Soviet supremo della federazione russa), commenta serafica in mattinata Elena, contabile di 40 anni arrivata a Mosca negli anni ’90, in tempo per «veder sparare con l’artiglieria sul palazzo del governo».
Dmitrij, giovane manager di una grande azienda del Paese esprime la stessa fiducia nella stabilità del Paese e prende le distanze dai giochi di potere: «È una qualche forma di circo». «Una commedia già vista», gli fa eco Vladimir.
Ma il clima di apparente stabilità non sembra tranquillizzare proprio tutti. I prezzi dei biglietti aerei da Mosca sono immediatamente aumentati e in alcuni casi non sono disponibili. Non ci sono più posti sui voli diretti a Istanbul, Astana e Tbilisi per il giorno successivo. E andare a Erevan costa più di duemila euro.
In un crescendo di misure di sicurezza sempre più stringenti, il sindaco della capitale, Sergej Sobianin, ha prima annullato le manifestazioni pubbliche, poi annunciato controlli speciali e infine proclamato una “pausa lavorativa”. Ovviamente è stato seguito a ruota dai governatori delle regioni, secondo uno schema consolidato già ai tempi della pandemia. Per qualche ora le reti di comunicazione hanno funzionto a rilento.
Mosca si era preparata per un giorno intero allo scontro fisico con le colonne di mercenari in marcia “per la giustizia”. Nel pieno centro la consueta tranquillità non è stata interrotta dalla presenza dei blindati se non per l’improvvisa evacuazione dei turisti dai principali musei cittadini, Galleria Tretjakov, Pushkin, Gres-2, mentre in periferia si ammassavano mezzi militari e personale in mimetica.
Ma è lungo le arterie che conducono alla capitale che si è concentrata maggiormente l’attività dell’Esercito. Sulla tangenziale esterna, che corre a una trentina di chilometri dal cento cittadino, il traffico è rallentato dai mezzi militari dislocati per controllare l’accesso alla città. Gli utenti sui social si sono scambiati video e foto di agenti in di polizia in assetto antisommossa, di mezzi blindati e sacchi di sabbia collocati per restringere la carreggiata della arterie che conducono al centro.
Uno stretto controllo è stato imposto sulle due autostrade che conducono a sud, M2 e M4, in direzione di Tambov e Voronezh, mentre dalle regioni vicine gli utenti dei social postavano video di mezzi municipali che scavano solchi nell’asfalto delle statali, n ella speranza che potesse servire a frenare l’avanzata dei mercenari ribelli. La tensione si è stemperata solo in serata, con l’annuncio di Prigozhin dell’imminente ritirata. Come aveva predetto Elena. Anche se, a scanso di equivoci, in serata vengono schierate tremila truppe cecene d’élite a difesa da eventuali attacchi.