il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2023
David Quammen: «L’aviaria può esser peggio del Covid»
È appena rientrato dal suo ultimo viaggio in Italia, dove al Teatro greco di Taormina ha ricevuto, al Taobuk Festival, il premio Scienza. Ed è convinto che, ora, rispetto al Covid-19, stiamo ricalcando quello che Lucrezio, quasi mille anni fa, descrisse a proposito della peste di Atene: “Alla sottovalutazione iniziale subentrò la ricerca di un capro espiatorio, poi il panico e infine l’impulso, altrettanto irrazionale, alla rimozione”. A risvegliarci, potrebbe presto essere una nuova minaccia pandemica: il principale sospettato è, per David Quammen, il virus H5N1, il virus dell’influenza aviaria, che, a colpi di spillover occasionali, sta imparando a infettare i mammiferi…
Quammen, sul New York Times ha scritto che la prossima pandemia è iniziata.
Sì. Anche se sarebbe più corretto parlare di panzoozia, di una pandemia, cioè, che si diffonde tra gli animali: più precisamente, tra gli uccelli. In tutto il mondo, uccelli selvatici e domestici stanno morendo, a migliaia, a milioni, a causa del nuovo virus dell’influenza H5N1: è una delle cose peggiori mai capitate a questa specie. Inoltre, questo virus dell’influenza aviaria ha già infettato alcuni mammiferi selvatici, come i leoni marini, i delfini, le volpi e i visoni. Con le giuste mutazioni, e se la capacità di infettare i mammiferi aumentasse appena un po’, potrebbe diventare un grande pericolo per quel mammifero chiamato Homo sapiens.
Anche peggiore del Covid-19?
Il tasso di mortalità delle influenze aviarie, quando colpiscono l’uomo, si è dimostrato molto più alto di quello del Covid. Potrebbe essere molto peggio.
Ma il virus H5N1 che conosciamo oggi è emerso nel 1996: è un po’ che ci conviviamo…
Bastano poche mutazioni, quelle giuste, per rendere l’H5N1 non solo in grado di infettare gli esseri umani e ucciderli, ma di trasmettersi da una persona all’altra prima di ucciderla.
Il salto di specie, il famoso spillover, è già avvenuto?
Come per tutte le influenze che infettano l’uomo, anche l’H5N1 sta compiendo un salto di specie dal suo ospite-serbatoio, ovvero gli uccelli acquatici selvatici.
Lei più di una volta ha sottolineato il rischio, per quello che riguarda la diffusione del virus dell’influenza aviaria, degli allevamenti intensivi di polli.
Al momento sul pianeta ci sono 33 miliardi di polli. Sono come una grande piastra di Petri in cui l’H5N1 può replicarsi, trasmettersi e ancora replicarsi miliardi di volte: le probabilità statistiche di sviluppare per un caso proprio quelle mutazioni che lo renderebbero altamente infettivo e letale tra noi umani, sono enormi. Per usare un’altra metafora: i nostri 33 miliardi di polli sono come una gigantesca catasta di legna secca, intorno ai piedi di una persona che sta per essere bruciata sul rogo. L’H5N1 potrebbe essere il fiammifero che accende la pira.
Negli ultimi vent’anni si è occupato di virus e malattie infettive, dall’Hiv a Ebola, dalla SARS al Covid. Ogni volta il copione si ripete: siamo impreparati.
Ha ragione, ci siamo dimostrati ripetutamente impreparati, sia a evitare che le epidemie diventassero pandemie sia a far fronte alle pandemie, una volta scoppiate. E, rispetto a tre anni fa, siamo oggi ancor meno – e pure peggio – preparati, perché il Covid-19 è stato politicizzato ed è diventato strumento di disinformazione, specie sui vaccini. Siamo ripiombati in un clima quasi medievale di violenza e ignoranza: c’è una crescente sfiducia nella scienza, nonostante i risultati raggiunti durante la pandemia.
Il 5 maggio scorso il direttore generale dell’Oms ha annunciato che il Covid-19 non è più “un’emergenza sanitaria internazionale”. La pandemia è ufficialmente conclusa?
L’“emergenza sanitaria internazionale”, secondo la definizione dell’Oms, è terminata, ma il Covid no. Continua a diffondersi e a uccidere. La situazione è ancora pericolosa, indipendentemente da come decida l’Oms di chiamarla, se “emergenza” o “bolla di sapone”.
Si dice che il Covid sia entrato in una fase endemica: cosa si intende?
Chiunque affermi che questo virus ormai è “endemico” dovrebbe essere obbligato a definire il termine: sento cose varie e approssimative. Io preferisco non farlo, perché non la considero una parola utile.
SARS-CoV-2 ha ucciso almeno 7 milioni di persone: poteva andare peggio?
Il virus originario della SARS del 2003, oggi noto come SARS-CoV-1, uccideva una persona ogni dieci contagiate. È un tasso di mortalità dieci volte superiore a quello del Covid-19. Se fosse stato altrettanto letale, SARS-CoV-2 sarebbe arrivato a uccidere fino a sessanta milioni di persone. Quindi sì, sarebbe potuta andare molto peggio.
“È altamente probabile che il Coronavirus che ha causato l’ultima pandemia sia accidentalmente fuoriuscito dal laboratorio di virologia di Wuhan”: è la conclusione a cui stanno giungendo il dibattito al Senato americano e diversi media. Che ne pensa?
Quelle che lei cita sono voci estremamente deboli e inattendibili, perfino tra chi sostiene la tesi della fuga dal laboratorio. Bisognerebbe specificare che stiamo parlando dei membri repubblicani del Senato Usa o di giornali come il Sunday Times che basano le loro rivelazioni su fonti anonime: sinceramente, ho pochissimo rispetto per entrambi. In questi giorni sto finendo di scrivere un lungo articolo sulle origini del virus. I primi casi confermati risalgono a inizio dicembre 2019. Vengono identificati 41 pazienti, di cui 27 direttamente collegati al mercato all’ingrosso di Huanan, a Wuhan. Anche gli altri 14, si è scoperto poi, erano localizzabili nella stessa area. La pandemia deve essere cominciata lì, e in nessun modo nelle vicinanze dell’Istituto di virologia, che è a 14 chilometri di distanza.
In molti Paesi si stanno svolgendo commissioni d’inchiesta sulla gestione della pandemia da parte dei rispettivi governi.
Le commissioni d’inchiesta possono svolgere un ruolo importante, ma quando sono delle vetrine politiche, come quella che sta tenendo banco negli Stati Uniti, sono più dannose che inutili.
A quando il prossimo libro?
È uscito un mese fa The Heartbeat of the Wild, un mio libro-manifesto sulla necessità di preservare la fauna selvatica, gli spazi e gli ecosistemi ancora integri del pianeta, che raccoglie anche le inchieste speciali che ho pubblicato sul National Geographic in vent’anni. E presto riprenderò in mano un libro che avevo sospeso nel 2020 per scrivere Senza respiro. Ma penso di potermi concedere un po’ di riposo. Almeno per ora…