ItaliaOggi, 24 giugno 2023
Top secret, ma per modo di dire
Possiamo rivelare una cosa parecchio riservata: molto di ciò che è top secret non è per niente segreto. Lo scopo di tale classificazione (spesso, se non sempre) non è tanto quello di tenere riservate le informazioni, ma piuttosto di far sì che non si possa dire con certezza che un governo le possieda, che «fa», o più di frequente che «sa», certe cose.
Quando ancora si parlava delle bombe atomiche in Italia, cani e porci sapevano (e scrivevano sui giornali) che gli ordigni erano ad Aviano e, per i sottomarini, alla Maddalena. Erano informazioni in teoria riservatissime. I documenti ufficiali che ne parlavano erano classificati come top secret dagli americani e come Cosmic secondo il sistema di classificazione della Nato.
Si stima che il governo Usa decida di secretare tre documenti al secondo e che il costo di mantenere gli immensi archivi che ne risultano, per definizione scarsamente accessibili e quindi di un’utilità molto limitata, ammonti a 18 miliardi di dollari annui.
È evidente che certi segreti militari vadano protetti: i piani per respingere un eventuale attacco nemico, i codici per i messaggi cifrati, i nomi degli agenti che operano sotto copertura all’estero... Cioè, segreti veri che possono costare vite umane. Questi, però, sono casi abbastanza rari.
Nella maggior parte dei casi si tratta di banalità, seppure di alto livello, come i «briefing papers» preparati per gli incontri presidenziali. Questi devono, tra l’altro, ricordare al presidente di non chiedere «come sta sua moglie» a un capo di Stato che ha appena mollato la consorte per un’attraente segretaria, anche se la notizia è su tutti i giornali del suo Paese.
Non è un segreto: segreto è il fatto che il governo americano ne parli al suo interno…
Altri documenti, semplici atti amministrativi, vengono classificati essenzialmente perché così non possano essere utilizzati nei casi giudiziari civili (un’interessante livello di protezione per il burocrate prudente… Insomma, il sistema dei segreti negli Stati Uniti è rotto, anche se ormai non può essere fermato: è troppo grande e troppo radicato da smantellare) e per rimpiazzarlo poi con che cosa?
Ogni nuovo presidente promette di aprire le porte del governo ai cittadini, ma poi non ci riesce...e passa anche la voglia. È il caso di Barack Obama, il quale (secondo quanto riferisce il Washington Post, un giornale a lui favorevole) inizialmente promise la desecretazione di molti documenti, anche se poi la sua amministrazione arrivò a classificarne più di «qualsiasi altra nella storia americana».
La gestione dei «segreti» a Washington è una fonte perenne di guai. Più di recente si è visto il caso di Donald Trump che, lasciando la Casa Bianca, ha portato via migliaia di documenti riservati, forse come souvenir o magari per potersi convincere in momenti di tristezza di essere stato davvero il presidente degli Stati Uniti.
Il caso si è sgonfiato, almeno dal punto di vista politico se non giuridico, quando è emerso in seguito che anche Joe Biden aveva fatto altrettanto.