il Giornale, 24 giugno 2023
Macron vieta la bibbia degli eco-terroristi
Prima lo scioglimento del movimento di ultrà ecologisti Soulèvement de la Terre. Poi, in un breve inciso del medesimo provvedimento del governo, la messa al bando del libro best-seller «Come far saltare un oleodotto», dello svedese Andreas Malm; considerato da Emmanuel Macron l’ideologo delle violenze perpetuate dal collettivo verde. L’autore, a maggio, era a Sainte-Soline per la manifestazione contro la costruzione dei maxi-bacini idrici, osteggiati dagli écolo-casseur. Ma non appena è stato preso di mira pure lui dal governo, questa settimana, Malm si è smarcato dal movimento: anzi, su Le Monde, assicura di non essere «particolarmente legato» a Soulèvement de la Terre, che «rispetta», dicendosi però «in disaccordo su molti punti di analisi e prospettive». Una sorta di pentimento dopo mesi in cui il suo libro è stato considerato la bibbia di militanti pronti a tutto. A far saltare la mosca al naso dell’esecutivo, che mercoledì ha finalizzato per decreto lo scioglimento di Sdlt in un percorso avviato il 28 marzo, è stata proprio la manifestazione violenta in Savoia contro l’Alta velocità (presenti anche un centinaio di italiani). Ma perché è stato preso di mira anche un libro? Perché il geografo svedese teorizza le virtù del sabotaggio e i limiti del pacifismo nel saggio di tre anni fa che, dopo il polverone sollevato dal ministro dell’Interno Darmanin, ha visto triplicare le sue vendite. «L’urgenza di combattere la crisi climatica è tale che dobbiamo immaginare tattiche di lotta più radicali», diceva Malm ai membri di Sdlt in un incontro a porte chiuse svelato a marzo da un giornalista del Parisien. Ma lui oggi che fa? Disconosce i suoi fan e accusa lo stato francese di essersi inventato «un guru, una mente che avrebbe teorizzato in anticipo il loro passaggio all’atto». Il partito ecologista con la pasionaria Marine Tondelier parla di decisione «politica»; critiche pure dall’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon, si parla di «censura», di «decisioni che criminalizzano le proteste e gli ecologisti». La casa editrice francese La Fabrique parla di allarme democratico, di «cesura e attacchi alle libertà e misure intimidatorie, l’opera in questione non è stata oggetto di alcun procedimento giudiziario» mentre per Libé, Macron «ogni volta che la tensione sembra scemare, esaspera la rabbia, spinge la provocazione fino al punto di rottura – scrive Alexandra Schwartzbrod -. Come se ne avesse bisogno per sentire che è lui il capo». Ma torniamo a Malm. Che tuona ancora contro «l’escalation autoritaria» di Macron, e sostiene che il libro non abbia nulla a che fare con l’incitamento alla violenza ma piuttosto con il «dibattito sulla legittimità di azioni di disobbedienza». Sempre sulla base dei suoi proclami, il movimento prepara azioni per l’estate: 120 manifestazioni convocate dal collettivo in altrettante città, davanti a prefetture, Consiglio di Stato, siti industriali come il cementificio Lafarge. Il ministro dell’Interno li bolla come «appelli all’insurrezione». «Chiamate» condivise su Twitter pure da Greta Thunberg, che ieri, dal microfono parigino di place de la République, è tornata pure ad arringare 200 attivisti chiedendo alle multinazionali e agli Stati di cessare i finanziamenti ai combustibili fossili.