La Stampa, 24 giugno 2023
Paolo Sorrentino torna a girare a Napoli
Gli avvistamenti sono iniziati nel cuore dell’inverno e la notizia è montata, di settimana in settimana, fino a quando il fiume festoso di tifosi del Napoli non ha visto l’autore all’opera impegnato a riprendere scene di giubilo e sprazzi di follia in nome dello scudetto. Qualcuno ha detto subito «li metterà nel prossimo film», qualcun altro si è chiesto in che modo quelle scene di straripante felicità popolare potessero mescolarsi all’immaginario del regista premio Oscar. Paolo Sorrentino torna a girare nella sua Napoli, le riprese prendono il via a fine mese e spazieranno tra la città fatata ai piedi del Vesuvio e l’isola di Capri, la più esclusiva, la più conturbante, la più cerebrale dell’arcipelago. Le prime illazioni sulla sceneggiatura avevano fatto immaginare una storia sospesa tra favola e realtà, in qualche modo legata alla leggenda sulla nascita del capoluogo campano, ma, forse proprio per questo, Sorrentino sgombra subito il campo dai malintesi spiegando che l’opera racconterà la «vita di Partenope, che si chiama come la sua città, ma non è né una sirena, né un mito. Dal 1950, quando nasce, fino a oggi».
Dalle prime note di regia s’intuiscono, al contrario, i contorni di un racconto carnale, profondamente legato a quella maledizione, e insieme benedizione, che si chiama fluire della vita. Nel personaggio di Partenope si snoda «tutto il lunghissimo repertorio dell’esistenza: la spensieratezza e il suo svenimento, la bellezza classica e il suo cambiamento inesorabile, gli amori inutili e quelli impossibili, i flirt stantii e le vertigini dei colpi di fulmine, i baci nelle notti di Capri, i lampi di felicità e i dolori persistenti, i padri veri e quelli inventati, la fine delle cose, i nuovi inizi».
Scritto e diretto dall’autore, concentrato su un particolare vissuto, il film, ancora senza titolo ufficiale, allarga poi lo sguardo al resto del mondo: «Gli altri, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, le loro derive malinconiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro». Tutto questo «sempre in compagnia dello scorrere del tempo, questo fidanzato fedelissimo». E, naturalmente, della culla di tutto, il luogo dove Sorrentino è nato e cresciuto, dove ha vissuto il culmine del dolore e dove ha trovato la forza per andarsene, senza mai andarsene veramente: «Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male».
Appena lanciato, il comunicato con l’annuncio ha fatto il giro del mondo, a partire dalla Bibbia dello show business Variety che titola l’articolo di Nick Vivarelli parlando di «love letter» alla città natale, snocciolando i nomi degli attori del cast, da Silvio Orlando, il cardinale Voiello delle serie The Young Pope e The New Pope a Luisa Ranieri, la zia Patrizia di È stata la mano di Dio, da Stefania Sandrelli «musa di Bernardo Bertolucci» a Isabella Ferrari, la tormentata Orietta della Grande Nellezza, da Peppe Lanzetta al figlio d’arte Lorenzo Gleijeses, da Silvia Degrandi a Celeste Dalla Porta, nata a Monza nel 97, già apparsa in È stata la mano di Dio. La formula produttiva, inizia con il marchio Fremantle, continua con il nome del produttore Lorenzo Mieli per “The Apartment Pictures”, con Anthony Vaccarello per Saint Laurent, con il regista per Numero 10 e con Aravan Safee per Pathé. Le vendite internazionali sono affidate a Uta e Fremantle. Si sa che, per il periodo della lavorazione, Sorrentino vivrà a Napoli, in una casa di Posillipo, affacciata su quel mare che non smette di regalargli idee, pensieri, suggestioni.