La Stampa, 24 giugno 2023
Musk vs Zuckerberg
Visto che per l’incidente mortale con la Lamborghini Urus ce la siamo presa con gli youtuber e con gli algoritmi del web che li rendono ricchi e famosi se fanno i coatti, con chi possiamo prendercela se due adulti, già ricchi e famosi, si sfidano sui social ad un combattimento di arti marziali in una gabbia come se fossero due bimbiminkia?
Il possibile duello fra Elon Musk e Mark Zuckerberg – sono loro i due adulti, rispettivamente 52 e 39 anni -, non è soltanto divertente per molti, è anche istruttivo per tutti, perché ci offre una prospettiva unica per capire chi sono davvero due fra gli uomini più potenti del mondo. Uno, Mark Zuckerberg, gestisce Meta, ovvero Facebook, Instagram e Whatsapp: in pratica ogni giorno qualche miliardo di esseri umani usa una delle sue piattaforme mentre gli algoritmi decidono cosa vediamo e le scelte che facciamo aggiornano i nostri profili personali che poi una sofisticata macchina commerciale trasforma in profitti. L’altro, Elon Musk, è da poco tornato ad essere l’uomo più ricco del mondo (oltre 230 miliardi di dollari di patrimonio netto stimato; Zuckerberg è nono ma primo fra i millennial, e vale un po’ meno della metà); i suoi principali successi sono le auto elettriche e a guida autonoma di Tesla e i razzi di SpaceX che portano gli astronauti nello spazio e tornano come fossero dei taxi; da nove mesi è il proprietario di Twitter che, comunque la si pensi, resta il principale social network per distribuire notizie.
Insomma, questi due hanno una grande responsabilità e spesso ce lo ricordano: Zuckerberg non smette di ripetere di voler connettere tutti gli esseri umani, qui e un giorno nel Metaverso; Musk parla da anni di voler salvare la specie umana – “una candela accesa nel buio dell’universo” – rendendola multiplanetaria, colonizzando Marte. Insomma, i libri di storia si occuperanno di loro. E loro che fanno? Si sfidano ad un combattimento di arti marziali in una gabbia, nel famoso “Ottagono” di Las Vegas; possibile arbitro Joe Rogan, il podcaster più famoso d’America, noto anche per lo spazio dato ai no vax; mentre per allenare Musk si è subito offerto Andrew Tate, ex kickboxer recentemente bloccato da Meta dopo un’indagine per stupro e traffico di umani. Nient’altro? Il bar di Guerre Stellari in confronto era un convento di monache.
Va detto che i duelli nella storia e nella letteratura ci sono sempre stati ma per nobili cause. David sfidò Golia per decidere le sorti di una guerra e difendere il suo popolo. E lo stesso fecero gli Orazi e i Curiazi nei primi anni di Roma. Il duello fra Ettore e Achille non decretò la fine della guerra di Troia ma placò l’ira funesta del guerriero greco per l’uccisione del suo amico Patroclo. Più recentemente il poeta russo Aleksandr Puskin rimase ucciso in un celebre duello con il presunto amante della moglie (le corna e l’onore sono state un motivo dominante dei duelli). Ma qui non ci sono di mezzo donne o guerre: e allora, come è potuto succedere? Esattamente come accade fra due bimbiminkia. Un paio di giorni fa un utente di Twitter molto attivo e con un buon seguito posta la notizia dell’imminente lancio di un prodotto rivale di Twitter da parte di Meta. Musk interviene per dire che il mondo non vede l’ora di stare sotto il pollice di Zuckerberg (i due sono mesi che si punzecchiano). Un utente ricorda a Musk che Zuckerberg è diventato un piccolo campione di Ju Jitsu (ha vinto un paio di medaglia) e Musk subito: “Sono pronto a sfidarlo in una gabbia”. Passano pochi istanti e Zuckerberg scrive a caratteri cubitali: “Send Me Location, dimmi dove che arrivo”. Uno scherzo? No, giura il presidente della Federazione americana arti marziali che sostiene di aver ricevuto una telefonata di Zuckerberg che avrebbe chiesto: «Fa sul serio?», alché lui avrebbe chiamato l’altro che avrebbe replicato «I am dead serious, sono serissimo».
E quindi forse si farà “il combattimento del secolo”, e non è una definizione esagerata per questo secolo dominato da influencer e coatti. Alcuni dicono che Zuckerberg è favorito perché si allena da mesi (e posta il tutto sui suoi profili social); altri che vincerà Musk perché più alto e pesante. Entrambi però stanno perdendo qualcosa di importante: l’occasione di dare il buon esempio, di dimostrare che una contesa fra umani non finisce mai a botte. Ma questa piccola vicenda ci sta dicendo anche altro: ci vorrebbero più donne alla guida delle grandi aziende.