Corriere della Sera, 24 giugno 2023
Biografia di Marcello Minenna
Dev’essere stato nel 1994, quando a 23 anni, da semplice ufficiale di complemento Marcello Minenna fu promosso al Soc, il mitico Servizio Onori Capitale, la Compagnia d’Onore della Marina Militare preposta ai servizi di rappresentanza presso i principali palazzi del potere. Deve averci preso gusto, il giovane ufficiale. Picchetti, cerimonie, alte uniformi. La sua infatuazione per i gradi e le divise, gli onori e i paramenti, forse nasce da lì, insieme una ferma, ostinata, voglia di arrivare.
Così, nel 2020, appena nominato al vertice dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (designato dal governo Conte) Minenna pretende subito per sé le 4 stelle sulle mostrine, il grado più alto, dopo aver speso 21 milioni di euro per le divise di tutti i 10 mila dipendenti. Un progetto a dir poco folle, che gli costò anche una censura dall’Autorità anticorruzione. Dall’inizio di quest’anno, col cambio di gestione per lo spoils system, tutti i dipendenti dell’Adm sono tornati a vestire abiti civili.
Collezionista di onorificenze, gran cultore di sé, agiografo di se stesso: laureato in Economia con lode alla Bocconi di Milano, Marcello Minenna racconta nella sua autobiografia di essere stato premiato con la medaglia d’oro da Mario Monti in persona, nel 1993, come il più giovane laureato del corso. E ancora: nominato Ufficiale della Repubblica nel 2020, insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale del Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e della Benemerenza Speciale della Nobile Accademia Internazionale Mauriziana. Tutto fa brodo.
Dei 3,5 milioni di euro che, secondo l’Antimafia di Bologna e la Procura di Forlì, Gianluca Pini e i suoi sodali hanno incassato, facendo carte false nel 2020 per vendere mascherine cinesi in Italia durante la pandemia, Minenna non avrebbe preso un soldo. Lui puntava ad altro: sognava una carriera ministeriale o la presidenza della Consob. È stato questo da sempre il suo sogno: imporsi.
Sprezzante del ridicolo, sul sito marcellominenna.it così scrive di sé, in terza persona: «Durante il suo mandato di Direttore Generale ha profondamente riorganizzato l’Agenzia che, sotto la sua guida, svolge un ruolo strategico durante la Brexit, la crisi pandemica, quella energetica e il conflitto russo-ucraino». Si è visto come. E nel bilancio del suo triennio non esita a ricordare che «sono state modernizzate le procedure di gestione dei beni sequestrati potendo così mettere a disposizione delle altre Amministrazioni dello Stato decine di vetture, migliaia di litri di carburante e beni di varia natura e avviare innovative procedure di asta online che hanno consentito di dismettere decine di beni di lusso, vetture e barche sequestrate alla malavita». Come le Porsche e le Lexus date a ministri e politici.
Marcello, 51 anni, barese, è figlio di Michele Minenna, per quasi 40 anni potentissimo direttore generale dell’Anas, l’ente gestore della rete stradale e autostradale. Anche Michele finì ai domiciliari nel 2002 per un’inchiesta della Dda sugli appalti della Salerno-Reggio Calabria. «Un fior di tecnico», secondo il leader M5S Giuseppe Conte. «Una personalità criminale» invece secondo il gip.
Nel curriculum pubblicato online si definisce un «civil servant esperto in finanza stocastica», forse appresa ai tempi del master alla Columbia. Di sicuro i 5 Stelle ne hanno gran stima se è vero che già nel 2016 Luigi Di Maio lo mandò a fare l’assessore al Bilancio di Virginia Raggi per risolvere la voragine nei conti della Capitale. Lui era il manager, il sindaco-ombra, con una mini-palestra in ufficio per tenere i muscoli sempre caldi, forte anche delle conoscenze ereditate dal padre Michele, tra Ds e vecchia Dc. Finì male tra le polemiche. Oggi, disarcionato anche dalle Dogane, l’uomo caro ai grillini si è ritrovato a fare l’assessore all’Ambiente della Calabria governata dal forzista Roberto Occhiuto. Le vie del potere sono davvero infinite.