Avvenire, 23 giugno 2023
Sul Romanzo “Il cucciolo” della Rawlings
Uscito negli Usa nel 1938 e salutato da un immediato successo, il romanzo Il cucciolo di Marjorie Kinnan Rawlings venne pubblicato in Italia da Bompiani appena un anno dopo, l’anno in cui vinse il Pulitzer. Ne fu tratto un film, anche questo di grande successo, in cui il technicolor esaltava un’ambientazione realistica che aveva bensì qualcosa di esotico e di inedito, mostrando la bellezza della natura di una Florida che, al tempo del romanzo e del film, era uno stato americano dei meno conosciuti. La Rawlings vi viveva e ne cantò una bellezza ancora selvaggia in un primo romanzo che, come Il cucciolo, parlava dei pionieri, dei contadini che, talvolta in lotta con i nativi e non solo con la natura, seppero sfruttarne un clima e un ambiente formidabili. Si chiamava Le mele d’oro, e le “mele” del titolo erano gli aranci, che abili coloni vi introdussero diffondendone progressivamente l’uso negli Stati dell’Unione. (In un simile ambiente, ma nella vicina Georgia, Jean Renoir, costretto all’esilio dall’occupazione tedesca della Francia, girò La palude della morte.) Il capolavoro della Rawlings resta
Il cucciolo, ricostruzione della dura vita dei pionieri alle prese con una natura affascinante e ricca quanto faticosa da domare. Ci sono un padre, una madre, e Jody, in una povera fattoria isolata, lontana dal villaggio, e Jody è un bambino che si affeziona a un piccolo cucciolo di cervo cui è stata uccisa la madre. Ma crescendo il cerbiatto distrugge l’orto della madre di Jody, che lo uccide sparandogli perché sa che potrebbe rifarlo, che non è addomesticabile. È la lotta per la vita che essa incarna, e le ragioni dei pionieri. Indignato e addolorato, Jody fugge di casa, e in una vita vagabonda tra terra e fiume, tra contadini mercanti marinai, capirà come va il mondo, e la fatica del dominio sulla natura, e le ragioni della madre. E tornerà infine a casa cambiato e già in qualche modo adulto... Le fatiche dei genitori, dei vicini che soffrono e faticano come loro, degli adulti che incontra sono un duro apprendistato alla vita, e se questo ci sembrò, quando leggemmo Il cucciolo, comprensibile e (pur se amaramente) accettabile, forse oggi avremmo di questa storia (di questa morale) una visione più complessa, dovuta a una coscienza ecologica che i pionieri di un tempo non avrebbero potuto comprendere... L’enorme successo del romanzo in tanti paesi (compresa l’Urss) e quello più tardi del film, uno dei primi interpretati da Gregory Peck nel ruolo del padre e per il quale Claude Jarman jr che vi era Jody vinse un Oscar speciale, resero famoso il nome della Rawlings, che però non riuscì più a scrivere romanzi altrettanto affascinanti, ma la cui autobiografia un regista di proba coscienza democratica, Martin Ritt, adattò in un film che fu presentato al festival di Cannes, La foresta silenziosa, del 1983