la Repubblica, 23 giugno 2023
Come le ex repubbliche sovietiche aggirano le sanzioni
Armenia +195 per cento, Kirghizistan + 151 per cento, Uzbekistan +53 per cento, Kazakistan +25 per cento. Per capire come la Russia è sopravvissuta alle sanzioni europee dopo l’aggressione all’Ucraina, bisogna prendere proprio queste cifre. Che indicano l’aumento delle esportazioni da quei Paesi verso Mosca. Impennate record in tutto il 2022 che rimangono costanti anche nell’anno in corso. Dati che riguardano tutti gli Stati dell’Asia Centrale con cui il Cremlino ha sottoscritto da tempo un accordo di libero scambio e nel 1992 anche un’alleanza militare che di fatto faceva resuscitare il Patto di Varsavia.
Il meccanismo è semplice: gli “alleati” di Putin acquistano in Europa e poi rivendono alla Russia. Semiconduttori, grano, uranio, polvere da sparo. Tutti i beni essenziali alla guerra. Il meccanismo funziona anche al contrario: comprano, ad esempio, il petrolio “putiniano” e lo rivendono al Vecchio Continente. Molti di questi numeri sono contenuti in un dossier riservatissimo che è circolato nelle ultime settimane sul tavolo del Coreper (il Comitato che riunisce gli ambasciatori dei 27 e che l’altro ieri ha approvato l’ultimo pacchetto di sanzioni) e che è stato elaborato dagli uffici del Parlamento europeo. Uno studio che dimostra anche come i membri dell’Unione europea non abbiano vigilato con attenzione sulle procedure di elusione delle sanzioni.
E allora si scopre che da marzo 2022 alla fine dello scorso anno gli scambi commerciali tra la Russia e l’Asia Centrale sono cresciuti del 63% e che gli investimenti russi sono saliti dell’80%. Il Pil di quasi tutti questi Paesi si è impennato: dal + 12,6 % dell’Armenia al +8% del Tagikistan. Un altro dato significativo: le rimesse monetarie dalla Russia verso questa area sono salite del 9,4%.
Le esportazioni dai Paesi Ue e dal Regno Unito verso Armenia, Kirghizistan e Kazakistan sono aumentate tra il 15 % e il 90 % dopo l’entrata in vigore delle sanzioni. Per far capire il ruolo degli europei, lo studio cita il caso Finlandia: le sue esportazioni di merci verso Kirghizistan, Kazakistan e Uzbekistan sono cresciute in modo sospetto dal febbraio 2022. Solo per il Kirghizistan di oltre il 430%. Le importazioni invece di oltre l’800%.
Il dossier concentra allora l’attenzione su tre “partner” principali del Cremlino: Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan. Si scopre quindi che i conti correnti gestiti da russi in banche kazake sono aumentati di 44 volte. Le importazioni sono incrementate di 8,5 miliardi di dollari e di questi quasi 2,5 miliardi (un quarto) provengono dall’Ue. Sempre grazie al Kazakistan, la Russia è diventata il “campione dell’Uranio”, ossia ne controlla il 60% di tutto il mondo. Un materiale dall’evidente uso bellico. Come? Grazie alla società olandese Uranium One Netherlands che ha trasferito le attività kazake a favore del gruppo russo Uranium One JSC di proprietà della società statale russa Rosatom. La fornitura alla Russia di semiconduttori ha sfiorato poi il valore di 3,7 milioni di dollari nel 2022 e nel 2021 era di 17 mila dollari. Astana sta compen sando anche l’embargo petrolifero vendendo all’Ue 27 milioni di tonnellate di petrolio. C’è un altro dato che è davveroimpressionante: nel 2022 il Kazakistan ha esportato verso Mosca 11,5 tonnellate di polvere da sparo, sebbene non abbia effettuato spedizioni nel 2021. Allo stesso tempo, sempre nel 2022, il Kazakistan ha importato dalla Francia 17,8 tonnellate della stessa polvere. Procedure analoghe riguardano mirini telescopici, laser e cuscinetti per i cingolati. Le apparecchiature radar esportate in Russia sono adesso 22 volte superiore rispetto al periodo preguerra. E ancora: i semiconduttori sono quadruplicati, i circuiti integrati vanno moltiplicati per 74. La crescita delle importazioni di elettrodomestici dall’Ue in Kazakistan è dovuta al fatto che i suoi microchip sono utilizzati dall’industria militare russa: frigoriferi (23 volte in più), lavastoviglie (45 volte), lavatrici (51.600 volte in più), aspirapolveri (1.386).
Passiamo al Kirghizistan. Secondo il rapporto, le importazioni dall’Unione europea sono aumentate di quasi l’80% e le importazioni dagli Stati Uniti del 140%. Allo stesso tempo, il governo kirghiso ha triplicato le importazioni dalla Cina. Uno dei casi più spinosi riguarda la società Dastan, che riceve componenti dall’Ue. Che però reimpiega per la produzione di lanciasiluri per la Marina russa. Le consegne di mirini telescopici si sono moltiplicate di sette volte. Nel 2022 il Kirghizistan ha esportato in Russia 392 mirini per armi (33 nel 2021). Le vendite di cuffie e microfoni nel 2022 sono aumentate di 200 volte; 1.575 cannocchiali da tiro sono stati importati da Cina, Giappone e Stati Uniti; 284 sono finiti alla Russia. Negli anni precedenti, i mirini importati in Kirghizistan non sono stati mai rivenduti.
Quanto ai beni voluttuari, le percentuali non cambiano. Profumo francese +114%, pelletteria italiana +165%, orologi svizzeri +6018 %, bevande Usa +190%. Prodotti che certo non restano in Kirghizistan.
Il fatturato commerciale Russia- Uzbekistan è invece cresciuto del 23%. Da notare il ritmo delle importazioni: Emirati Arabi + 109%; Brasile +59%; India +42%; Germania +54%. La prima mossa uzbeka è stata quella di registrare le banche russe sanzionate tra cui VTB, Gazprombank e Sovcombank. Alcune società di ingegneria russe ricevono pezzi di ricambio dall’Europa attraverso gli accordi di cooperazione Uzbekistan- Russia nei settori della meccanica, della metallurgia, dell’energia e della chimica. La società cinese Honor ha siglato un accordo con l’esecutivo uzbeko per importare smartphone in Russia. Le esportazioni uzbeke di auto e attrezzature elettriche sono aumentate di 21 volte e i ricambi auto di 4 volte.Insomma, l’Ue dovrà forse rivedere qualcosa nei rapporti con questi Paesi.