La Stampa, 23 giugno 2023
Intervista a Claudia Gerini
Se non lo raccontasse lei, con la verve di sempre, i gesti da ragazza, le battute in romanesco gentile, il verde dello sguardo allegro, si farebbe fatica a crederci. Eppure è andata proprio così. Al primo incontro con Liliana Cavani, Leone d’oro alla prossima Mostra di Venezia, Claudia Gerini ha incassato un complimento che non si aspettava: «Mi ha subito detto che le ero piaciuta tantissimo in Viaggi di nozze. Non riuscivo a crederci, ho chiamato Carlo Verdone per raccontarglielo, mi ha risposto che lo sapeva e che un altro grande fan era stato Michelangelo Antonioni». Con la Jessica del famoso «famolo strano» e con tanti altri personaggi di una carriera iniziata da ragazzina, Gerini in questi giorni presidente della giuria dei cortometraggi al Filming Italy Sardegna Festival diretto da Tiziana Rocca e in programma a Forte Village, ha disegnato una mappa del femminile italiano, senza mai essere pedante, ma anche senza limitarsi alla superficie: «Sono grata a tante persone, a Gianni Boncompagni, a Carlo Verdone, ma, soprattutto a me stessa, alla mia determinazione, al mio cuore, ai miei genitori che mi hanno insegnato tanto. Per andare avanti devi contare sulla tua forza, nessuno ti regala niente. Potevo perdermi, fare scelte sbagliate, ma sono sempre stata attenta ad ascoltare la mia vocina di dentro, quella che mi guida».
Ha fatto il grande salto dietro la macchina da presa e poi ha continuato a recitare. Ora cosa preferisce?
«Mi va sempre tanto fare l’attrice, ma, appena troverò un bel soggetto, ripeterò l’esperienza. La regia comporta un impegno molto lungo, noi attrici non siamo abituate a lavorare per dodici mesi sulla stessa cosa, comunque è stato bello, adesso guardo i registi con un altro occhio, imparo, osservo, e noto che ora anche loro mi guardano in modo diverso».
È autrice di un libro intitolato Se chiudo gli occhi. Vita, amore e passioni di una pragmatica sognatrice. Perché lo ha chiamato così?
«Mi avevano consigliato di cambiare nome, qualcuno mi ha detto "ma che t’eri fumata?". La verità era che volevo sottolineare il contrasto, perché io, da sempre, mi sento un po’ una contraddizione in termini. Da una parte sono una sognatrice, ma dall’altra sono una che risolve problemi, abituata a fare la madre, la lavoratrice, a organizzare, però stando attenta a non diventare troppo razionale, a non mollare il lato più sentimentale».
Si è mobilitata per le donne iraniane, si è anche tagliata una ciocca di capelli. Perché era importante farlo?
«Volevo essere parte di un movimento che accende i riflettori su questa guerra silenziosa contro le donne, ho voluto esserlo, anche se molti dicevano che gesti del genere non servono a niente, penso che sia importante parlare e far parlare di questa tragedia. Noi donne occidentali non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunate, ci sembra tutto normale, mentre le nostre sorelle, in un’altra parte del mondo, subiscono quello che sappiamo. Bisogna fare rete e bisogna comunicare, altrimenti è come se i problemi smettessero di esistere, l’indignazione va mostrata».
Pensa che nella nostra società la condizione femminile sia migliorata?
«Sì, su certi fronti tante cose vanno meglio, una nuova era è iniziata, il cammino prosegue ed è inesorabile. In altri Paesi europei, come Spagna e Francia, le donne fanno battaglie che per noi sono ancora lontane, però ora abbiamo una premier donna e un capo dell’opposizione donna. C’è molto da fare, certe frasi tipo "fai il letto a tuo fratello" o "apparecchia e sparecchia", sono ancora parte del nostro linguaggio. Le mie figlie parlano in un altro modo, sono felice di vedere attraverso i loro occhi un futuro differente, di sicuro migliore rispetto a quello che abbiamo vissuto noi».
Perché la Jessica di Viaggi di nozze è diventata un cult, un’icona contemporanea?
«Era talmente speciale, rappresentava una parte di una combinazione di romani arricchiti e colorati, Carlo ha intuito tante cose, ha saputo raccontare con il suo genio manie che sarebbero scoppiate dopo, per esempio quella dei selfie, di Jessiche ne ho incontrate tantissime. E poi non so perché, ma tra me e Carlo c’è un’alchimia speciale, appena stiamo insieme diventiamo subito marito e moglie».
Sta per girare una serie, di che cosa si tratta?
«È prodotta da Palomar per Netflix, basata su Le indagini di Sara, di Maurizio De Giovanni, girata tra Napoli e Roma, con la regia di Carmine Elia. È un giallo, un po’ action, io sono Sara, recito con Teresa Saponangelo, siamo due colleghe, ma non posso aggiungere altro sennò poi mi dicono che non dovevo raccontare tutto».
Fa parte del cast del film di Liliana Cavani L’ordine del tempo, si dice che dovrebbe essere presentato a Venezia, e poi torna a girare con i Manetti bros.
«Liliana è meravigliosa, grandissima autrice, piena di entusiasmo, curiosità e umanità. Le piace il gioco degli attori, ha girato un grande film. Con i Manetti mi sono tanto divertita, faccio una poetessa di Palmi, recito con Rocco Papaleo che organizza una colletta per invitare un noto calciatore per risollevare le sorti della squadra del paese, la U.S Palmese. Palmi è la patria della mamma dei Manetti».
È tornata a lavorare con il suo ex-marito Federico Zampaglione, che film è?
«Un horror terribile, sanguinario, The well, andremo a presentarlo a Londra, al FrightFest, per la prima volta recito con mia figlia, Linda, così sul set ci siamo ritrovati, "io, mammeta e tu"».