La Stampa, 23 giugno 2023
La cooperativa Cavallini & Ciavardini
L’insegna è sparita da qualche anno. Pochi ricordano la cooperativa Essegi 2012 nel centro di Terni, negli archivi dei giornali locali e dei social sono rimaste meno di una decina di foto di giovanottoni sorridenti mentre tagliano l’erba sul lungo Nera. Tra questi un volto è rimasto scolpito nella memoria dei vicini, quello di Gilberto Cavallini. Settant’anni, originario di Milano, per i magistrati è il quarto uomo del commando dei Nar che il 2 agosto 1980 fece esplodere la bomba nella sala d’attesa di seconda classe di Bologna. Il processo d’appello in corso in questi giorni dovrà confermare o meno la condanna all’ergastolo ricevuta dal terrorista nero in primo grado nel 2019. Ottantacinque morti e duecento feriti, sono le cifre che è sempre bene ricordare. «Gilberto? Abita ancora qui e ogni tanto passa, lo vedo spesso in giro», racconta un giovane pizzaiolo di un locale che si affaccia su via Garibaldi, dove fino al 2018 funzionava la Essegi. «La gestiva lui, venivano in tanti da Roma», aggiunge. Il ragazzo è troppo giovane probabilmente per associare quel volto alla ferocia dei Nar, i killer spietati del magistrato Mario Amato, ucciso in un agguato quarantatré anni fa. A sparare il colpo mortale fu proprio Gilberto Cavallini, il membro più anziano del gruppo eversivo. A guidare la moto della fuga c’era l’allora diciasettenne Luigi Ciavardini. Legatissimi, una coppia fissa quando si trattava di sparare. Due destini che quarant’anni dopo tornano a incrociarsi.
La cooperativa che ha assunto Cavallini permettendogli di varcare il portone di uscita del carcere di Terni in semi libertà è un varco spalancato verso il mondo della destra radicale romana, cresciuta negli anni attorno agli ex terroristi dei Nar e di Terza posizione. Fino allo scorso marzo nel consiglio di amministrazione era presente Germana De Angelis, moglie di Luigi Ciavardini e sorella di Marcello, già condannato per associazione sovversiva, a lungo latitante a Londra e oggi a capo dell’ufficio stampa della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca. Le tre imprenditrici socie fondatrici della Essegi hanno a loro volta stretti rapporti con la galassia nera romana, come vedremo. La cooperativa gestiva un business niente male, tra il 2019 e il 2020 ha macinato più di tre milioni di euro di fatturato, grazie soprattutto a una serie di affidamenti diretti – sottosoglia e quindi senza gara – arrivati dal Comune di Frosinone, da tempo immemore governato dalla destra. Facevano un po’ tutto, dalla manutenzione delle strade, fino all’allestimento dei seggi elettorali. La mano d’opera, come si legge nei bilanci, era composta soprattutto da detenuti ed ex detenuti, oltre ad alcuni volontari. Qualcosa, però, non ha funzionato e oggi la Essegi 2012 è stata sciolta “d’autorità” dal ministero dello Sviluppo economico e del Made in Italy. Il 16 agosto dello scorso anno gli uffici ministeriali avevano comunicato alla cooperativa l’avvio di un’attività ispettiva. Il 6 aprile è arrivata la decisione, ratificata dal comitato centrale per le cooperative: la gestione non aveva rispettato «le finalità mutualistiche». I motivi non vengono rivelati dal ministero, i cui uffici a una richiesta inviata da La Stampa hanno risposto che «vigendo l’obbligo di riservatezza, oltre al fatto che attorno alla vicenda ci risultano almeno per il passato altre indagini di diversa natura, non possiamo fornire altre notizie».
Si scrive Essegi 2012, ma si legge “Gruppo idee”, l’associazione che Germana De Angelis insieme al marito Ciavardini ha creato il 24 giugno 2009. Si occupa di detenuti, soprattutto a Rebibbia, ma da qualche anno ha un particolare occhio di riguardo per la posizione di Cavallini. Le vecchie amicizie non si dimenticano. Per poter lasciare il carcere in semilibertà (lavorando durante il giorno fuori, trascorrendo solo la notte in cella) l’ordinamento penitenziario prevede che un detenuto sia accolto da qualcuno in grado di assicurare un lavoro e un percorso di reinserimento. Grazie a questo meccanismo Luigi Ciavardini ha ottenuto nel 2009 i benefici, con un contratto di lavoro dell’Asi (associazione sportiva legata al mondo di Fratelli d’Italia) firmato da Claudio Barbaro, oggi sottosegretario all’Ambiente. Due mesi dopo Ciavardini e la moglie De Angelis fondano il gruppo idee, che ha come finalità riaprire le porte del carcere ai detenuti, con percorsi di inserimento sociale. Nel frattempo, Gilberto Cavallini era finito di nuovo in carcere, da dove era uscito anni fa sempre in semilibertà, perché trovato in possesso di un’arma dai carabinieri durante un controllo. Nel 2014 il gruppo Idee firma una lettera di disponibilità ad accogliere il detenuto ex Nar. In quel momento, però, l’associazione non aveva una sede a Terni, città dove Cavallini era recluso. L’operazione non va in porto e il Tribunale di sorveglianza rigetta la richiesta. Subito dopo è la cooperativa Essegi 2012 a entrare in campo, aprendo una sede nella città umbra e offrendosi per ospitare Cavallini per il lavoro esterno. Un gioco delle parti? L’indirizzo utilizzato dalla cooperativa a Terni per ospitare l’ex Nar – si legge nel provvedimento del Tribunale di sorveglianza che La Stampa ha potuto consultare – corrisponde alla sede nel capoluogo umbro del Gruppo idee. Stessa via, stesso numero civico. Una sovrapposizione che riguarda anche la sede operativa nella capitale della Essegi 2012, in via Fiesole, nel capannone dove ha sede il Gruppo idee.
Gli antichi legami tra Luigi Ciavardini – nel frattempo divenuto punto di riferimento di una serie di associazioni e cooperative che si occupano di carceri – e Gilberto Cavallini riaffiorano. Non viene meno neanche quel patto del silenzio che ha sempre contraddistinto gli ex Nar, pronti a tacere sul tema della strage di Bologna. Il 9 e 16 maggio 2018 Luigi Ciavardini viene chiamato a deporre nel processo contro Cavallini, accusato anche lui di strage. Ascoltato come testimone non risponde alle domande su chi avesse garantito il soggiorno e la copertura dei Nar in Veneto pochi giorni prima dell’attentato alla stazione di Bologna. All’epoca Ciavardini era ferito, a seguito di una sparatoria avvenuta nel corso dell’agguato mortale contro l’appuntato della Polizia di Stato Francesco Evangelista avvenuto il 28 maggio 1980. Alla fine del processo di primo grado contro Cavallini i verbali della sua testimonianza sono stati trasmessi alla Procura, che ha lo chiamato in giudizio per testimonianza reticente (il processo è in corso in questi mesi).
Entrando nel cuore della cooperativa che ha fornito il contratto di lavoro e l’abitazione a Gilberto Cavallini si scoprono i forti legami con il mondo dell’estrema destra romana, che spesso si dà appuntamento nei concerti e nelle feste organizzate nella sede del Gruppo idee a Via Fiesole. La garante per l’attività lavorativa di Cavallini dentro la cooperativa sciolta d’ufficio dal Mise era Simona Catalano. Nella copiosa documentazione acquisita dalla parte civile presso il Tribunale di sorveglianza e depositata durante il processo per falsa testimonianza contro Ciavardini (il giudice si è riservato di decidere se accoglierla) si legge che la donna «è conosciuta quale militante del movimento di estrema destra Forza Nuova». Simona Catalano – si legge nella documentazione – è sposata con Francesco Di Tommaso, «organico al movimento skinhead capitolino». I nomi dei due appaiono nell’inchiesta “Thor” degli anni ’90, sui gruppi dell’estrema destra capitolina collegati con la rete internazionale Hammerskin, finita con proscioglimenti, prescrizioni e assoluzioni. Un’altra socia fondatrice della cooperativa che ha accolto l’ex Nar, Giulia Acciarini, è sposata a sua volta con un «aderente all’associazione culturale di estrema destra Casa d’Italia Colleverde». Non un nome qualsiasi. Si tratta infatti di Manuel Cartella, nominato nel 2021 dal Consiglio regionale del Lazio vice garante delle carceri. A sua volta Cartella ha stretti rapporti con Luigi Ciavardini: dal 2019 gestisce un’altra cooperativa che si occupa di detenuti, la AGM, in società con il figlio dell’ex Nar Andrea. Manuel Cartella qualche anno fa ha fondato l’associazione “Gianluca Serra”, un’altra sigla della galassia che gira attorno al Gruppo idee e alla cooperativa Essegi 2012, con la quale condivide indirizzo e numero di telefono, come appare dai registri regionali delle associazioni di promozione sociale. Pezzi di un’unica galassia, una sorta di holding nera.