Corriere della Sera, 23 giugno 2023
Una fiction su Oriana Fallaci
«La mia Oriana è la meno conosciuta, è ancora una ragazza che vuole farsi spazio in una professione dominata, all’epoca, dagli uomini. Prende in mano il suo destino: da fiorentina caparbia e inquieta parte per New York».
Miriam Leone è Miss Fallaci: la giornalista di fama internazionale del Corriere della Sera e scrittrice, anzi, «scrittore» come voleva essere definita, nella serie in otto episodi, prodotta da Paramount+, che andrà in onda sulla piattaforma omonima. Coprodotta da Minerva Pictures, si succederanno alla regia Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella.
«Raccontiamo la storia degli inizi della sua brillante carriera – riprende Leone, che ha partecipato anche alla sceneggiatura – quando alla fine degli anni Cinquanta la giornalista riesce a ottenere dall’allora direttore dell’Europeo di essere inviata in America, con la promessa di riuscire a intervistare la star più irraggiungibile: Marilyn Monroe. Oriana, in realtà, non ha alcun interesse nei confronti dei divi del cinema che considera delle “statue di cera” – aggiunge l’attrice —. Non si accontenta di occuparsi di moda o di cucina, il ruolo che di solito veniva assegnato alle giornaliste in quell’epoca. Il suo scopo è occuparsi di politica e, ben presto, riuscirà anche a diventare la prima inviata di guerra».
Ambientata tra Milano, New York, Los Angeles, Roma, Londra e Firenze, ma girata prevalentemente a Roma negli Studios ex De Paolis a via Tiburtina, la vicenda parte da un episodio doloroso e meno conosciuto: la tormentata relazione con il collega giornalista Alfredo Pieroni (impersonato da Maurizio Lastrico), l’aborto spontaneo, il vero o presunto tentativo di suicidio, mescolando alcol e tranquillanti, e il ricovero in una clinica psichiatrica. Un’esperienza traumatica di cui parlerà, anni dopo, in una lettera a un amico intimo, descrivendo «i letti con le cinghie di cuoio e le inferriate alle finestre».
«Un amore tossico quello con Pieroni – sottolinea Miriam Leone – che abbiamo ricostruito leggendo carteggi privati. Oriana in quel momento ha il mito dell’uomo eroe, che idealizza in lui come amore della vita e la cosa mi ha sorpreso: anche lei ha sofferto per amore? Come ha fatto a imbrigliarsi con quest’uomo che l’ha fatta soffrire? Ma dopo il ricovero – continua —, trascorre un periodo di convalescenza a Firenze, nella casa dei genitori Edoardo (Giordano De Plano) e Tosca (Rosanna Gentili). Una famiglia di umili origini, la sua, ma molto colta: da bambina, dormiva in una stanza piena di libri che ha divorato avidamente».
I ricordi si alternano a vari flashback. La rivediamo ragazzina (impersonata dalla quattordicenne Vittoria Mangani) quando faceva la staffetta partigiana, con il nome di battaglia Emilia, per il padre antifascista, arrestato e torturato dalle camicie nere.
«Si nascondeva i messaggi segreti tra i capelli! Ma la curiosa coincidenza – rivela Leone – è che, quando sono nata, l’infermiera si era sbagliata e, invece del mio nome, Miriam, aveva scritto sull’atto di nascita proprio Emilia».
L’intervista con la Monroe non riuscì mai a farla e una precedente narrazione di tale «fallimento» è stata realizzata nel corto A cup of coffe with Marilyn, scritto e diretto da Gonnella, e interpretato dalla stessa Leone, che nel 2020 ha vinto il Nastro d’argento.
Ma, avverte Miriam Leone, «la giornalista riesce a intervistare Arthur Miller, poi nel 1958 pubblica I sette peccati di Hollywood e in seguito, a Los Angeles, entra nelle case degli attori più famosi, descrivendo con ironia e disincanto la “fabbrica dei divi”. Era capace di leggere negli occhi del suo interlocutore e capire cosa si nascondeva dietro».
Insomma, l’Oriana è stata una libera pensatrice, pronta a sparare in faccia la verità senza riguardi per nessuno, perché «la verità somiglia ai ferri chirurgici – avvertiva – fa male, ma guarisce».
Una combattente, che ha sempre lottato, anche contro il cancro, «l’alieno», come lo chiamava lei, che l’ha condotta alla morte nel 2006. «Non è stato molto facile prepararmi a questo personaggio – spiega Leone – perché per il periodo che affrontiamo nella serie non esistono video che la ritraggono all’epoca, mentre ce ne sono molti in seguito. Ovviamente ho letto molti suoi libri: Penelope alla guerra è un viaggio, come quello di un Ulisse al femminile. Da Firenze conquista il mondo: brava l’Oriana!».