il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2023
Interviata a Frida Giannini
È raro che si conceda alle interviste. Frida Giannini è una donna così. La volta prima la incontri mentre sta riordinando i suoi disegni, “mi è venuta l’idea per un libro sulle mie due passioni: moda e musica”. Il mese dopo sta organizzando una gara di solidarietà tra le mamme di Monteverde, il quartiere dove è nata, cresciuta, tornata. Quello dopo ancora è pronta a salire sul carro del Gay Pride di Roma, o ad accogliere una studentessa afghana. Frida è così. È andata via dalla moda prima che arrivasse, anche lì, la dittatura di social e influencer. E ha deciso di prendersi un time-out per “mettersi a disposizione” – lei con la sua preziosissima agenda di amici e contatti, da James Franco a Beyoncé e Madonna – a partire dalla difesa dei diritti. Ecco perché l’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera, “un talebano che ci vuole riportare indietro di 50 anni”, l’ha fatta scaldare. Ma è con la commemorazione di Silvio Berlusconi che, secondo la nota designer, “abbiamo raggiunto il top”.
Da cosa nasce la sua indignazione?
Sono riusciti a spaccare un’altra volta il Paese, incensando un uomo divisivo che per linguaggio, politiche, condotte imprenditoriali, comportamenti privati ci ha fatto vergognare agli occhi del mondo per trent’anni.
Lei si inscrive dunque in quel 42% di italiani contrario al lutto nazionale.
Il governo è riuscito a rendere più profonda la frattura che Berlusconi aveva creato. Il lutto nazionale è stato storicamente riservato a politici e personalità che hanno contribuito al bene del Paese e in cui l’intera nazione si riconosce. Le sembra il caso? I giudici Falcone e Borsellino, i loro agenti di scorta, non l’hanno avuto. Sandro Pertini, neanche. Come Aldo Moro: ricordo benissimo il giorno in cui fu ritrovato il corpo… ero sulle spalle di mio padre, in una traversa di via delle Botteghe Oscure.
Ha raccontato di essere cresciuta col busto di Lenin in casa: Berlusconi l’avrebbe chiamata “pericolosa comunista”.
Mio padre mi portava con lui alle manifestazioni: ero piccola, pugnetto chiuso e bandiera rossa, ma non capivo niente. Lui sì era comunista, fino al midollo. Ricordo le litigate per convincermi ad andare a votare… Quello che sono, il senso civico fortissimo con cui sono cresciuta, lo devo alla mia famiglia. Anche per questo provo oggi un profondo disgusto.
Suo padre architetto comunista, sua madre professoressa d’arte e femminista.
A casa il rispetto per la legge è sempre venuto prima di tutto, non a caso nella mia vita ho pagato un prezzo per aver rifiutato compromessi e l’illegalità di certe pratiche diffuse in alcune grandi aziende, tipo ‘per risparmiare sui costi sposta la residenza fittiziamente in Svizzera’… È normale che in famiglia guardassimo a Silvio Berlusconi come a un uomo entrato in politica per farsi i fatti suoi. Ma certe cose sono storia: non stiamo parlando di orientamenti, o di destra e di sinistra… Negli anni, quando mi intervistavano, dal Financial Times a Vogue America, tutti mi chiedevano, Anna Wintour compresa, come facessimo ad avere un capo del governo del genere.
E lei?
Rispondevo di non averlo mai votato. I suoi elettori erano fantasmi, solo che poi rivinceva le elezioni e dall’estero mi dicevano: ‘Qualcuno l’avrà votato’. Alla fine Berlusconi è uscito di scena facendoci passare ancora una volta per un Paese di cretini, pure senza memoria. Il giorno dopo la sua morte su molti giornali non c’era una riga su Ruby Rubacuori!
Perché, secondo lei?
In Italia se una persona è morta non se ne può parlar male. E poi non aver risolto il conflitto d’interessi ha avuto come riflesso la creazione di un blocco di potere, un monopolio di fatto, tra giornali e tv. È stato il funerale dell’ipocrisia. Quando ho visto arrivare Schlein ho proprio spento l’iPad.
Non le piace nemmeno Elly Schlein?
In partenza non mi dispiaceva, anche per il suo coming out. Io mi sono sempre battuta per i diritti Lgbti+, con associazioni importanti e non, e oggi supporto la Rete Lenford per un progetto contro le discriminazioni. Ma quando me la sono vista ai funerali di Berlusconi, ho pensato: è una pagliaccia. Ti batti per rendere più civile questo Paese, per i matrimoni egualitari, per le famiglie arcobaleno e poi vai al funerale dell’uomo dei Family day?
Ha detto di “aver portato rispetto al funerale, ma di non partecipare alla beatificazione”.
Ma ha aggiunto che in questo momento serve “equilibrio”. Ma quale equilibrio? Serve buon senso e coerenza. Berlusconi ha dato il seme, la linfa e lo spazio politico alle spaccature che viviamo e che vivremo sempre più. Ha annullato il concetto di laicità dello Stato, nel senso inteso dalla Costituzione. Anche rispetto a scelte intime e dolorose della persona, dall’aborto alla fine-vita. Chi firmò la legge su Eluana Englaro? Chi ha portato al governo per la prima volta Eugenia Roccella? Poi ci si chiede perché il popolo dell’astensionismo diventa il primo partito. Io le ultime due volte non ho votato.
Ecco il qualunquismo di sinistra.
Con Berlusconi abbiamo scoperto – a spese nostre – quanto i presunti liberali di centrodestra fossero conservatori proprio sulle libertà individuali e collettive. E tu, Schlein, vai a porgergli l’ultimo saluto? Giusto è stato partecipare al funerale di Flavia Franzoni, la moglie di Romano Prodi, che con discrezione si è spesa davvero per gli altri e per il bene comune. Ma se ti opponi a questo governo, devi essere coerente. Anche perché Meloni non ha fatto altro che infilarsi nel solco tracciato da Berlusconi. Vuole conservare – lo fa scientificamente – un modello politico che allontana sempre più le persone dal senso civico e dall’impegno per la difesa dei diritti. Guarda cosa stanno facendo ai bambini delle famiglie arcobaleno… Questa è l’eredità che ci ha lasciato Berlusconi: Salvini, Meloni… Sto leggendo un compendio molto carino di Virginia Woolf, uscito in America. Una donna che, nel 1915 o nel 1918, diceva delle cose di una lucidità… E noi nel 2023 stiamo ancora discutendo della legge sull’aborto. Mah…
Ha conosciuto Berlusconi?
Ho conosciuto mezzo mondo, ma lui proprio no! Sarei stata curiosa… Ho invece incontrato Veronica Lario, una donna molto intelligente, per quanto abbiano tentato di farla passare per una squilibrata.
Di Berlusconi e le donne si è scritto e detto molto. Lei ha lavorato ad altissimi livelli nella moda, luogo per eccellenza di mercificazione del corpo femminile. È d’accordo con Ida Dominjanni che affermò che “Berlusconi non è stato portato dalla cicogna”?
Berlusconi ci ha inondato, con decenni di egemonia televisiva a colpi di format tipo Non è la Rai, di immagini fuorvianti e diseducative delle donne. Ma questo non succedeva solo in Italia. E non solo in tv. Pensi al sessismo nella moda: ai tempi miei era un mondo in cui le donne si contavano sulle dita di mezza mano. Casi come il mio erano rari. Adesso ancor di più. Donatella Versace con il nuovo fondo è rimasta in piedi per contratto, a Stella McCartney il padre le ha ricomprato l’azienda. E poi chi altro c’è? Miuccia Prada, che è proprietaria della sua azienda… È una lobby di uomini. E oggi è anche tutto marketing: il blogger è diventato il designer e il designer ormai guarda il blogger. Ed è assurdo, perché le assicuro che un influencer non distingue la vigogna dal cachemire.
Potremmo almeno dire che Berlusconi ha inventato dei codici di stile, nel bene e nel male?
Assolutamente. La capacità di leadership non gliela si può negare. Ma non commenterò lo stile di una persona defunta. Almeno ho rispetto di questo. Di certo è stato uno stile che poi hanno adottato in tanti: il “collo alla Berlusconi”, il doppiopetto… A partire dai furbetti del quartierino o da Trump. Ho detto tutto.