il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2023
Gli appunti di Silvio sulla pace
Le ultime settimane di Silvio Berlusconi sono state di sofferenza per la leucemia che piano piano lo ha portato a spegnersi la mattina del 12 giugno. Ma Berlusconi, nonostante i due ricoveri al San Raffaele ha continuato a lavorare fino all’ultimo, ripetono i suoi collaboratori. Chi ci ha parlato negli ultimi giorni prima di morire racconta che l’ex premier e leader di Forza Italia avesse un solo pensiero in testa: la guerra in Ucraina e i tentativi per farla finire. Tant’è che Berlusconi aveva pensato a un appello per la pace rivolto al Paese, ma anche all’estero, in particolare ai due contendenti Vladimir Putin e Volodymr Zelensky, dice una fonte qualificata che ha avuto accesso a Berlusconi negli ultimi mesi e parla dietro la garanzia dell’anonimato.
A dirlo pubblicamente è stato Andrea Orsini, deputato di Forza Italia, ghostwriter di Berlusconi, in un’intervista uscita giovedì sul quotidiano cattolico online La Nuova Bussola. Berlusconi, ha detto Orsini, “era disperato all’idea che si potessero distruggere così tante vite umane nella guerra in Ucraina”. Così “uno dei progetti che aveva in mente negli ultimi tempi era un appello per la pace abbastanza affine a quello del Santo Padre, di cui condivideva molto la sensibilità su questo tema”. Una figura di primo piano che ha parlato con Berlusconi nelle ultime settimane conferma che questa fosse l’idea fissa fino al ricovero in ospedale. In particolare, il leader di Forza Italia ha sempre rivendicato il suo ruolo di punto di riferimento nella diplomazia con la Russia anche grazie alla sua amicizia personale con Putin. Michele Santoro, dopo la morte del suo acerrimo nemico, a Otto e Mezzo, ha raccontato di una telefonata avuta con Berlusconi prima del ricovero in cui si è parlato “degli orrori della guerra e dell’inadeguatezza dei leader politici a gestirla”.
Per il momento, soprattutto per la precarietà delle sue condizioni, non c’è traccia fisica di questo appello alla pace. Restano i pensieri riferiti a familiari, amici e dirigenti del partito ma anche su qualche appunto (Berlusconi scriveva tutto). Il contenuto di questo appello, dunque, era stato solo abbozzato ma a grandi linee si sarebbe focalizzato su una questione: entrambi i contendenti devono rinunciare a qualcosa, a parte delle proprie richieste, in nome del bene comune e della fine della sofferenza in Ucraina. In particolare, la pace avrebbe avuto anche un riflesso geopolitico mondiale: Berlusconi era particolarmente spaventato dal ruolo della Cina, in grado di sfruttare la guerra e la debolezza dell’Occidente per la sua egemonia globale. Per questo Berlusconi appoggiava espressamente la missione del cardinale don Matteo Zuppi per conto della Santa Sede. Ma c’è un concetto particolarmente significativo che emergeva da questo appello: l’invito al presidente ucraino Volodymyr Zelensky a “far tacere le armi” e fermare la controffensiva che il leader di Forza Italia definiva “dannosa e controproducente” per il suo popolo, riferisce chi ci ha parlato. Il presidente ucraino, era la versione di Berlusconi, si sarebbe dovuto mettere a un tavolo con Putin e rinunciare definitivamente alle repubbliche già annesse illegittimamente da Mosca. Il concetto di fondo del leader azzurro era semplice: l’Ucraina non può vincere la guerra. Esattamente il contrario di quello che sostiene la presidente del Consiglio Giorgia Meloni secondo cui l’Ucraina va sostenuta “fino a quando sarà necessario” per “vincere la guerra”.
L’appello per la pace probabilmente era spinto anche dall’amicizia e dagli affari con Putin e un odio viscerale verso Zelensky. Amicizia di lunga data consolidata negli anni dei governi Berlusconi, ricordata anche dal presidente russo con un minuto di silenzio dopo la morte dell’ex Cavaliere al Forum di San Pietroburgo. Negli ultimi mesi Berlusconi aveva più volte messo in imbarazzo Meloni per le sue posizioni putiniane sulla guerra in Ucraina. Proprio le sue ultime dichiarazioni a febbraio, fuori da un seggio elettorale, avevano convinto Meloni a fare un patto con Marina Berlusconi, Marta Fascina e Antonio Tajani: svolta governista di FI e fine delle sparate anti-ucraine di Berlusconi. Così è stato, pubblicamente. In privato, invece, Berlusconi pensava tutt’altro.