la Repubblica, 22 giugno 2023
Intervista a Ornella Muti
Ornella Muti è cresciuta sul set, tra botte, lacrime e risate. Vestiti stretti da svenire, divi inquietanti, maestri dolcissimi. Quarant’anni d’autore, cassetta, kolossal. Dopo dozzine di messaggi vocali — la bella voce roca — l’attrice incastra l’incontro tra il lavoro e il caos gioioso della famiglia.
È in partenza per il Sardinia Film Festival, in sala con Lo sposo indeciso .
Il suo vero nome è Francesca.
«Mamma pensava che fossi un maschio, Alessandro. Sono stata la prima femmina nata quel giorno, il 9 marzo. Il dottore: “Finalmente una Francesca Romana” e mamma ha detto “beh, la chiamiamo così”».
Il nome d’arte d’annunziano, Ornella Muti, lo scelse Damiani .
«Il cognome andava cambiato perché c’era Lisa Rivelli. Damiani però mi ha cambiato anche il nome. Peccato».
Che ragazzina era?
«Timida, spaventata. Ho perso mio padre presto, ero riservata, ricordo che non mi piaceva parlarne a scuola. Quella mancanza ha segnato la mia vita. Eravamo tre donne, mia madre era straniera. Non era facile».
Sua sorella maggiore Claudia?
«Era il mio idolo. L’ho seguita nei fotoromanzi, ma ne ho fatti due, ero a disagio con le espressioni finte».
Franco Gasparri era una star.
«Era bello e gentile. Lo shock è stato l’incidente che l’ha immobilizzato. Mi ricorda Francesco Nuti, il colpo grande è quando la vita cambia in modo così drastico, ancor più della morte. Francesco, era un ragazzo semplice, dopo il lavoro e la cena suonava la chitarra e si cantava. Tutta colpa del paradiso eStregati mi sono rimasti nel cuore».
Con lui rideva sul set?
«Sì, ma era dolce, malinconico. Le grandi risate erano con Celentano».
Si parla sempre della vostra storia, poco dei film .
«Siccome si finisce a parlare sempre di quello, uno non riesce a dire altro.
Ma sul set Adriano faceva ridere chiunque, giocava, era bello lavorare con lui. È vero che ogni tanto bisognava interrompere e ripetere il ciak per le sue continue gag, ma i set con lui, Castellano e Pipolo, erano una festa. I suoi film sono quelli per cui mi conoscono di più, in Italia e Germania. Nel resto del mondo mi citano Greenaway».
Ha lavorato con Troisi nel “Capitan Fracassa” di Scola, e poi con Verdone, “Io e mia sorella”, “Stasera a casa di Alice”.
«Massimo dopo il film mi chiamò: “Vado a Houston per un controllo, vediamoci quando torno, noi del segno dei Pesci”. Era sensibile, aveva fame di vita e un senso di precarietà legato alla sua condizione. Con Carlo i set sono bellissimi, lui è sereno, mai nervoso o irato».
Con Renato Pozzetto ha girato “Nessuno è perfetto”, lui scopriva che l’amata era un ex paracadutista.
«È incredibile che con tutte le lotte Lgbtq+ questo mio ruolo di transessuale, affrontato in tempi in cui questi argomenti non si toccavano, sia passato in sordina. È un bellissimo film che diceva tante cose, la difficoltà di quest’uomo che ama rispetto al giudizio degli altri, le faceva mettere una pancia finta…».
Il set d’esordio con Damiano Damiani, “La moglie più bella”.
«Ammiravo Franca Viola, che a 14 anni, all’epoca, aveva avuto il coraggio di mettersi contro la famiglia, il paese, le istituzioni. Il suono al matrimonio riparatore ha cambiato il percorso delle donne».
Non era facile neanche essere una ragazza madre, come lei.
«Ho seguito il mio cuore. Nelle cose che contano davvero sono sempre stata determinata: se hai un bambino nella pancia sei tu che decidi. Per me sarebbe stata una follia abortire perché c’era un bel film da fare».
Damiani la colpiva per farla piangere sul set.
«Allora c’era questa brutalità, Damiani forse lo era più degli altri, non l’ha fatto solo con me. Sono arrivata sul set a 14 anni, papà morto da tre. Ero chiusa, non volevo scavare nel dolore, hanno pensato “diamole uno schiaffo e via”. Questo mi ha creato un blocco nel piangere in scena. A un certo punto mamma gli disse: “A bello, basta, eh!”».
Monicelli diceva “siccome ha fatto miliardi di film di successo ed è bella liquidano la Muti come una bella presenza e basta. Non è vero”.
«Mario lo porto nel cuore. Era meraviglioso, senza fronzoli. Quanto alla bellezza, sono d’accordo con lui, la gente si fermava a volere quello.
L’etica del set l’ho sempre avuta, il rispetto della troupe. Trovo poco etici gli attori con le bizze».
Qualche set e collega difficile?
«Klaus Kinski era inquietante, non mi piaceva. Ma sono brava a stare per conto mio. Girai un film con Jean-Pierre Léaud difficile, aveva problemi psicologici. Con Marco Ferreri all’inizio fu dura, non ci capivamo, poi c’è stato un grande amore. Dino Risi era imponente, autoritario, ne avevo timore».
Depardieu o Delon?
«Alain l’ho incontrato presto, ero tesa. Di persona ancor più bello, ma un divo. Arrivava con i suoi lupi alsaziani, cattivissimi, diceva “non ti muovere veloce”. Era il terrore del set. Depardieu una pila di energia».
Berlusconi la convinse a fare la tv.
«L’ho conosciuto prima che entrasse in politica. Venne in Svizzera per convincermi a farePremiatissima . Glidissi: ho Carolina appena nata, allatto. Lui fece abbattere una parete, creò una camerino dove potevo riposare, allattare. Ho fatto balletti e altre cose che non farò mai più».
L’avventura hollywodiana, dalla principessa di “Flash Gordon”.
«Dino De Laurentiis fu gentile. I costumi erano pazzeschi ma stretti e pesanti, ogni tanto sveniva qualcuno. Lo studio del mondo arboreo con l’albero gigante era fantastico. Ho provato a stare a Hollywood, un bel periodo. Ma non mi piacciono i party, sto per conto mio. Sono tornata».
Ha detto no a “Solo per i tuoi occhi”, con Roger Moore
«Ho sbagliato. Broccoli mi voleva, ma io imponevo il mio costumista».
L’avventura più clamorosa?
«Con Francesco Rosi, grande maestro e persona. Cronaca di una morte annunciata. film meraviglioso, fu trattato male. Per una scena in laguna in Colombia eravamo in battello. Il guidatore aveva solo un occhio e viaggiava veloce, s’incagliò su un lembo di terra nella giungla, tra iguane e insetti. Fuggimmo per paura che esplodesse il serbatoio. Scesi per ultima. Non perdo la testa, è successo solo quando mio figlio stava per strozzarsi».
Ha sempre avuto grande responsabilità verso la famiglia.
«Un po’ vale anche ora, sì. Mia figlia Carolina ha perso il compagno, con due bimbi piccoli. Siamo una famiglia che si dà una mano, tutta, sempre, ne vado fiera».
Sul fronte professionale?
«Non vorrei bruciare con scelte sbagliate una carriera che ho costruito con passione, dedizione, sacrificio. Oggi tutto è cambiato.
Produco, con altri,Lo sposo indecisodi Antonio Amato (in sala il 29ndr),con Ilenia Pastorelli e Gianmarco Tognazzi, che ho visto crescere».
Vive in Piemonte.
«In un paesino in cui ci conosciamo tutti. Vado spesso a Roma da figli e nipoti, è caotica. Qui sono serena».