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 2023  giugno 22 Giovedì calendario

A Berlino niente ammazza caffè. Al ristorante dopo l’ultimo boccone devi subito lasciare il tavolo

Aufessen und raus! È il titolo della Berliner Zeitung, mangia tutto e fuori, da non trascurare il tono di comando insito nell’esclamativo. Nella capitale non amano chi occupa troppo a lungo la tavola, e i ristoranti danno i tempi per consumare il pranzo o la cena, come in una mensa scolastica o aziendale. Dopo il dessert si torna in ufficio o alla catena di montaggio. Anche i clienti dei locali alla moda lascino il campo a chi aspetta il privilegio di mangiare a caro prezzo.
In altra forma, è sempre accaduto. Ho una lunga esperienza da cliente solitario, a causa del mestiere di inviato. Difficile conquistare un tavolo come single, a meno di non venire confinato in un angolo di fianco alla cucina o alla toilette. Oppure, mi dicevano, benché il locale fosse quasi vuoto: tutto riservato, siamo al completo. A volte, impietositi, aggiungevano: si sieda lì, ma deve fare in fretta. E spesso non arrivava nessuno a prendere il mio posto. Le mie amiche, sia italiane che tedesche, si lamentano che per loro è ancora più difficile. Non sono gradite perché le signore hanno la fama di non essere generose con le mance, e pongono troppe condizioni, niente aglio, o niente vino nella cottura. L’avarizia è una calunnia, nel secondo caso hanno ragione di mangiare come vogliono.
Si dice che Berlino sia la metropoli europea più americana, da sempre, fin dalla Repubblica di Weimar. E gli osti berlinesi sono i primi e più diligenti nel seguire gli usi di New York, dove, al momento della prenotazione, ammessa solo online, si avverte che il tavolo sarà a disposizione per due ore o per 90 minuti, quanto dura una partita di calcio. Al Ryötel nella Kantstrasse, ristorante giapponese, il limite è di due ore. Mezz’ora extra se si è in quattro. Quanto tempo volete per ingoiare un sushi? Un’ora è mezza al Frühstuck 3000 a Schöneberg. Due esempi fra molti a Berlino.
La Dpa, l’Ansa tedesca, giustifica le misure severe con l’aumento dei prezzi, in particolare dell’energia. Un locale di categoria superiore per fare quadrare i conti avrebbe bisogno di servire tre gruppi a sera per tavolo. Meglio dunque evitare i single e chi perde tempo.
Julia Zeller della centrale dei consumatori di Monaco, città meridionale, quasi italiana vista dai prussiani e quindi più ospitale, conferma che le regole dei ristoratori sono legali. Ognuno può imporre nel suo locale come comportarsi. Ma, aggiunge, chi mette tempi stretti dovrebbe anche assicurare che il servizio sia veloce e accurato. E le regole siano spiegate in modo chiaro al momento della prenotazione, e ricordate prima che il cliente prenda posto.
Alcuni commentatori difendono Berlino, per loro non è la fine dell’ospitalità, che una volta era comune nella capitale. Al ristorante si va per gustare un buon piatto e non per conversare. Chi vuole più tempo dovrebbe prenotare tra le 18 e le 20. In Germania si va a cena presto, ma in famiglia. Se si programma una serata fuori con gli amici si desidera anche parlare. Non è facile se vedi la fila dei clienti in attesa che tu te ne vada, come avviene ormai spesso a Roma, nei quartieri turistici.
A andare a cena con gli amici, i tedeschi lo hanno imparato da noi italiani. Ed è un cambiamento relativamente recente. Prima le serate al ristorante erano riservate alle grandi occasioni, compleanni, anniversari vari. I ristoranti a Berlino al tempo del muro erano tre o quattro, e dall’altra parte solo uno, che non so come facesse a procurarsi le materie prime. Oggi sono un migliaio, e nessuno mette fretta ai clienti. Mi ricordo che in passato, quando arrivavo solo in un locale, spesso gli sconosciuti mi invitavano a sedermi con loro. Un’occasione anche per migliorare il mio tedesco.
Pochi erano i ristoranti tedeschi, in confronto alle Kneipe, le osterie, e in ognuna c’era uno Stammtisch, il tavolo fisso riservato ai clienti abituali che discutevano di calcio, donne e risolvevano i problemi del mondo. E un Quatschtisch, il tavolo delle chiacchiere, riservate alle donne. Definizione maschilista e poco veritiera, Al Quatschtisch delle mogli dei diplomatici e delle giornaliste, mi confida mia moglie, si parlava soprattutto di letteratura e di arte. E si poteva restare fino all’orario di chiusura.