Corriere della Sera, 22 giugno 2023
La sfida è Haaland contro Mbappé
Erling Haaland dovrà rassegnarsi. «Io sono unico» aveva replicato qualche mese fa a chi gli chiedeva conto del rapporto con Kylian Mbappé e di una rivalità che, gli piaccia o no, è destinata a segnare quantomeno il prossimo decennio del calcio mondiale, esattamente come quella fra Lionel Messi e Cristiano Ronaldo ha animato gli ultimi due. Proprio la scelta dell’argentino di lasciare i salotti buoni del grande calcio europeo per un prepensionamento dorato in Florida sancisce infatti anche formalmente l’inizio della nuova era, l’anno zero di un dualismo calcistico e mediatico che avrà la Champions come palcoscenico principale: se da una parte infatti Kylian con la Francia ha già vinto un Mondiale, dall’altra Erling con la sua modesta Norvegia difficilmente potrà togliersi grandi soddisfazioni. Gli altri terreni di sfida, come già fu per la Pulce e CR7, saranno il Pallone d’oro e la visibilità mediatica, che significa marketing, sponsor, social. Per quanto riguarda il grande trofeo individuale, siamo zero a zero. E non è detto che il prossimo vada già a uno o all’altro, visto che Messi ha conquistato il Mondiale a 35 anni: chissà che il trionfo in Qatar non gli valga anche l’ottavo Pallone d’oro. Vedremo. Una cosa è certa: tralasciando Lionel, il grande favorito è Haaland, in virtù della Champions alzata il 10 giugno a Istanbul ai danni dell’Inter.
Ventiquattro anni Kylian, due in meno Erling. Più duttile tatticamente il primo, che ama sprintare anche sulla fascia tanto da toccare i 37,8 km/h palla al piede; più centravanti il secondo, con un fisico da super atleta che sembra arrivare dal futuro, 195 centimetri di altezza per 88 chili di muscoli e potenza. Così diversi, così simili. Nel senso che al di là delle evidenti differenze di gioco e anche di indole – Mbappé piace ai bambini perché sembra una tartaruga Ninja, l’altro perché gioca a fare Robocop – sul campo i numeri di entrambi sono sbalorditivi: 41 gol in 43 partite per l’attaccante del Psg, 52 in 53 per quello del Manchester City. Basta non pensare che la sfida riguardi solo i gol o i trofei: ci sono gli assist, lo stile, ma soprattutto le cosiddette skills, le giocate-show, che oggi per un pubblico giovanile che vive di stories e tiktok valgono più di tutto.
Anche in questo senso, entrambi sono figli della propria epoca: atleti, ma anche media company di sé stessi. A proposito: per ora è più sbilanciata la sfida social, visto che su Instagram il parigino conta il triplo dei follower, oltre 100 milioni, contro i 33 del vichingo. Ma è un dato parziale. Ne è convinta Rafaela Pimenta, agente di Haaland, che ha raccontato del piano di trasformare il suo assistito nel «primo campione del metaverso». Curiosità: anche Mbappé fa gestire i suoi affari a una donna, mamma Fayza, che da mesi sta trattando col Real, dove il figlio si trasferirà con ogni probabilità nell’estate del 2024, quando scadrà il suo contratto col Psg.
Raccontano che anche il francese non senta granché il peso di questa rivalità, che forse davvero sarà più mediatica che reale. E forse anche questo è il segno dei tempi: a differenza di Messi e CR7, che si sono inseguiti e sfidati per 20 anni, diventando quasi indispensabili l’uno per l’altro, oggi né Kylian né Erling sembrano aver bisogno di un nemico, di un altro sé, per sentirsi più forti, per sentirsi i migliori, per sentirsi unici.