il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2023
Arbasino e la guerra delle prime edizioni
Per quel perverso feticista che è il bibliofilo meglio se uno scrittore ha avuto un percorso editoriale travagliato pubblicando basse tirature, magari a proprie spese come Gadda, almeno agli inizi. E dunque alimentando un futuro mercato di rarità come la prima edizione dell’Ulisse di Joyce (1922, 750 copie), piena di refusi e in grado di superare il milione di dollari (vedi esemplare in vendita da Manhattan Rare Book Company con dedica a “Stannie”, il fratello di James). Alberto Arbasino è invece nato col culo nel burro e ha esordito con Einaudi e Calvino come editor. Per questo le sue prime edizioni non raggiungono mai grandi cifre. Nondimeno la libreria Marini, con sede al Pigneto di Roma, l’ha scelto dopo Giorgio Manganelli come “autore del mese”. Ciò si deve, spiegano, alla cessione da parte di un collezionista romano di molti titoli. In ordine cronologico, Le piccole vacanze (1957), vale 80 euro. Stessa cifra per Fratelli d’Italia (1963), nella versione in cui la cabriolet del protagonista era una Morgan bianco latte e non ancora azzurro pervinca come nelle successive riscritture, arrivate a far lievitare il testo oltre le mille pagine (Adelphi, 1993). Costa il doppio invece I turchi, libro illustrato con sessantatré tavole, stampato da Franco Maria Ricci nel 1971. Ma è ancora invenduto, contrariamente a quasi tutto il resto. La fase Einaudi degli anni 70 è stata la meno felice da ogni punto di vista per Arbasino: Il principe costante, Amate sponde oltre alla prima riscrittura di Fratelli d’Italia. Edizioni tristanzuole che costano meno delle altre (a parte quelle recenti, ancora in commercio) e spiccano tra gli invenduti. Secondo quanto scrive Michele Masneri nel dilettevole e intelligente Stile Alberto (Quodlibet), il libro di Arbasino meno ricercato e più diffuso sul mercato dell’usato sarebbe La caduta dei tiranni, raccolta di reportage scritti a caldo tra le macerie del Muro e uscito nel 1990 con Sellerio. In realtà non si vede così spesso in giro ed è una perla. In poche righe fa giustizia di tutta la mitologia praghese ripelliniana, che ha generato schiere di noiosi epigoni: «Quando veniva suggerito per il sight-seeing il quartiere storico di torva penuria chiamato ‘Stare Mesto’ si rispondeva compuntamente “e te ce credo, Mala Strana currunt”, abbandonandosi ad afflitti nonsense sulla mestizia, anche davanti a macellerie vuote sotto l’insegna ‘Maso’. Come accanto a locandine ove il maestro del coro figura maestro di ‘Sbor’, e una certa sospensione di incredulità quando occorre esclamare ‘Ano’ per intendere ‘sì’». Adelphi purtroppo non lo ha ristampato, ma al di là di questo brano è attualissimo nel mettere alla berlina gli atteggiamenti della sinistra italiana che gridava slogan antiamericani come “Liberate Angela Davis!” sostenendo i peggiori dittatori del Cremlino. Ogni riferimento al presente... Un altro invenduto è Sessanta posizioni (Feltrinelli), il cui prezzo corrisponde al titolo: 60 euro. Avevo chiesto ad Arbasino perché non lo sistemasse e ripubblicasse, ma lui considerava quella galleria di ritratti bisognosa di troppe spiegazioni per adattarsi al lettore attuale. La copertina, allegramente orgiastica, stile Keith Haring, è del compagno di una vita, Stefano. Il prossimo autore del mese alla libreria Marini è Carlo Emilio Gadda. «Doveva essere messo in vendita a maggio, ma vista l’importanza della collezione lo abbiamo rimandato a settembre», dice Adele Marini. D’estate si comprano più libri ma non certo prime edizioni da portare in spiaggia. Il padre, Renzo Marini, fondatore della libreria, si libera della collezione personale di un autore amato. Per la prima volta saranno in vendita le Norme per la redazione di un testo radiofonico, manuale a uso interno Rai. Ma il pezzo più costoso sarà Gli anni con circa tremila euro, apparso in poche copie con illustrazioni di De Pisis. Semisconosciuto fino agli anni 60, Gadda aveva pubblicato basse tirature a proprie spese. Alcune opere sono firmate ma senza dedica. Arbasino qualche dedica la faceva, pur non essendo espansivo. Nella casa-museo di Moravia c’è un suo libro con la seguente frase autografa: “Ad Alberto I da Alberto II”. I colpi sono comunque altri, ricorda Renzo Marini. Per esempio una plaquette di versi di Pablo Neruda tirata in una ventina di copie in gran parte destinate a dirigenti del Pci che lo avevano sostenuto, tra cui Giorgio Napolitano. Marini ha venduto quelle per Mario Alicata e per Quasimodo, entrambe sui venticinquemila euro. Poi ci sono ritrovamenti fortunati come quello di un dattiloscritto di Eugenio Montale (Finisterre) dedicato al critico Giovanni Getto. Marini lo ha comprato per poche lire in una libreria di Torino e venduto per diecimila euro al Centro Manoscritti di Pavia nel 2014 («Sottocosto, visto il cliente», ricorda). Altra vendita cospicua quella di un manoscritto di Gabriele D’Annunzio, La crociata degli innocenti. Faceva parte dell’eredità Gualino. Il grande imprenditore e collezionista d’arte biellese lo aveva ricevuto in cambio di un crocifisso del ’300, di valore ben maggiore. Il Vate non difettava di autostima e sosteneva di averci perso nello scambio. Valore del manoscritto sui 25mila euro. Fate un po’ voi il confronto.
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