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 2023  giugno 21 Mercoledì calendario

Intervista a Anna Barbora Bobulova

Barbora Bobulova, per Il sol dell’avvenire di Moretti ha vinto il Nastro d’Argento quale migliore attrice non protagonista. Se lo aspettava?
Ho due Barbora dentro di me, una che spera e l’altra con i piedi di piombo.
Per dirla con Gramsci – la sua Vera è la compagna del segretario (Silvio Orlando) della sezione Pci a lui intitolata – pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.
Sto sempre combattendo: vengo da un altro mondo, la mia natura slovacca confligge con quella italiana.
Quale prevale?
Sperimento finalmente un po’ di pace. È merito di questo film, mi ha riportato alle origini.
Natali in Slovacchia, quando cade il Muro lei ha 15 anni. Che cosa c’era di più irreale nel socialismo reale?
Non eravamo solo figli dei nostri genitori, ma dello Stato. Io tornavo a casa da scuola e dicevo a mamma, “ci hanno vaccinato, mi hanno estratto un dente”: decideva lo Stato. Quando oggi nelle chat dei genitori si discute su qualsiasi cosa… non me ne capacito.
Doveri piuttosto che diritti.
Io sono cresciuta con più doveri che diritti. Arrivata da voi, sentivo “è mio diritto” e non capivo. Ancora oggi in Italia sul dovere vince il diritto: una via di mezzo?
Parliamo di piaceri: ha baciato Orlando.
Era il mio primo giorno di set, la primissima scena, e Nanni: “Dovete baciarvi con la lingua”. Io e Silvio non ci conoscevamo, ci siamo ritrovati sul divano e… se il regista mi dice di mettere la lingua io parto.
Silvio Orlando?
Scioccato.
Un difetto di Moretti? Suggerisco: averla provinata e non presa per alcuni lavori precedenti.
(Ride) Questo lo dice lei, per me è che fa un film ogni cinque anni!
I suoi, Bobulova, di limiti?
Sono difficilmente collocabile nei film girati da Roma in giù. Napoletani, siciliani, non fanno per me: ho una indicazione geografica tipica.
Un pregio di Nanni?
Ne avevo sentite di tutti i colori: “Fa 80 ciak, è uno tosto”. Sorpresa, nulla di ciò è accaduto: ti senti in una botte di ferro, cura tantissimo gli attori, ho trovato la serenità.
Delusa da Cannes?
Un festival è un’incognita, per me già esserci era tanto. Certo, uno vorrebbe vincere.
Studio Battaglia, Il Re e Sopravvissuti in tv, ma al cinema non la vedevamo da un po’.
Per le attrici arriva sempre il momento in cui sembra che non ti veda più nessuno. Non stupisce: i migliori film dell’anno hanno quasi tutti protagonisti maschili, la disparità di genere è enorme.
Questione patriarcale?
Problema culturale, l’Italia è molto arretrata rispetto alla Francia e ai Paesi scandinavi: fatichiamo a staccarci dall’immagine della donna che sta a casa ad accudire i figli. Lo dimostra l’alto tasso di disoccupazione femminile. I film riflettono la società.
Viva la mamma.
Già, l’Italia è il Paese della mamma, non della donna.
Ha due figlie adolescenti, Anita e Lea: che sogna per loro?
Che non mi seguano. Questo è un mestiere molto gratificante e molto frustrante: ti richiede una base solida, altrimenti precipiti.
Teme anche che le possa baciare Orlando?
(Ride) Scusi eh, Silvio è un sex symbol.
Reciterà in Nata per te, la storia di Luca Trapanese che ha adottato una bimba down e lotta per le famiglie omogenitoriali.
Non credo nel matrimonio, per me la famiglia non è mamma, papà e figli, ma il luogo in cui si crea l’amore. Anche qui l’Italia è indietro, e ora vorrebbe tornare ancora più indietro: fa spavento.
Primo set italiano nel ’96, Infiltrato.
Non ero abituata che mi portassero la sedia, il cestino, il caffè: in Cecoslovacchia recitavo appena dodicenne, e il pranzo me lo dovevo portare da casa. Mi son detta, “wow!”, che bella tutta ’sta attenzione per gli attori.
Poi Il principe di Homburg.
Bellocchio un maestro, io ventenne incosciente.
Il successo con La spettatrice di Franchi e Cuore sacro di Özpetek, che le vale il David nel 2005.
Sono legata a entrambi, anche se Cuore sacro è stato molto sofferto: lavorazione non facile, sul set c’era tensione.
Oggi?
Credo tuttora che a noi attori qui in Italia ci vizino.