il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2023
Il governo taglia i fondi per i morti sul lavoro
Si tratta di pochi soldi, per questo il taglio del contributo alle famiglie dei morti sul lavoro sa ancor più di beffa. Una scelta che avviene, peraltro, in un anno in cui di lavoro si continua a morire eccome: 264 gli infortuni mortali nei primi quattro mesi dell’anno, tre in più dello stesso periodo del 2022 e un totale che anche quest’anno è destinato a superare i mille decessi. Questo a stare al database Inail, cioè alle denunce arrivate all’assicurazione pubblica: contando tutto quel che non rientra in questa casistica burocratica il conto sale di alcune centinaia di decessi l’anno (secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna, ad esempio, da gennaio a maggio i morti sul lavoro sono stati oltre 560).
Ecco, a fronte di questa strage che non si ferma, il governo ha scelto di definanziare il “Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro”, il che comporta un taglio cospicuo dell’assegno una tantum riservato agli eredi.
Si tratta di un fondo istituito nel 2007 e che viene finanziato ogni anno dal ministero del Lavoro, anche se poi è l’Inail a erogare il contributo: il fondo, in ogni caso, è aperto a tutte le famiglie di vittime sul lavoro che ne facciano richiesta, anche di quelle categorie che non sono assicurate dall’Inail (ad esempio, nel settore pubblico, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, i militari, mentre nel settore privato vanno citati almeno i liberi professionisti così cari al governo). Il contributo una tantum è destinato al coniuge, ai figli, ai genitori e a fratelli e sorelle se risultano a carico del lavoratore deceduto.
Il taglio, come detto, è cospicuo: il Fondo era stato finanziato con 9,8 milioni di euro nel 2022, scesi a 5,4 milioni quest’anno, una riduzione del 45% circa. In soldi per i beneficiari, basandosi sul tabellario inserito nel decreto ministeriali 75/2023 della ministra Marina Calderone del 18 maggio (registrato dalla Corte dei Conti il 14 giugno), si tratta di una diminuzione che va da 2mila a 8mila euro a seconda della composizione del nucleo familiare. Nel 2022, ad esempio, se il lavoratore deceduto sul lavoro aveva un nucleo composto di un solo familiare il contributo era pari a 6mila euro, nel 2023 sarà di 4mila; per un nucleo di due familiari si passa da 11.400 euro a 7.500 euro; per tre familiari l’assegno scende da 16.800 euro a 11mila. Il taglio più corposo in termini nominali è ovviamente quello che riguarda i nuclei più numerosi (oltre tre persone): il contributo per i parenti della vittima passa in un anno da 22.400 a 14.500 euro, quasi 8mila euro in meno.
È vero che il Fondo, essendo rifinanziato ogni anno, ha sempre presentato oscillazioni nelle prestazioni, ma anche nel 2021 – per restare in tempi vicini – l’assegno andava da 5mila a 19mila euro per 8,4 milioni complessivi (contro 4mila-14.500 di quest’anno per 5,5 milioni).
A guardare i tabellari precedenti, il livello di quest’anno è il più basso di sempre con l’esclusione del biennio 2018-2019 quando gli importi nominali erano leggermente più bassi: è anche vero, però, che nel frattempo c’è stata una discreta inflazione e dunque il contributo di quattro e cinque anni fa in termini reali è stato comunque più alto di quello attuale.