Corriere della Sera, 21 giugno 2023
Le vacanze dei politici
«Vi proponiamo un’estate militante», ha scandito Elly Schlein due giorni fa, scegliendo un verbo che nella seconda metà di giugno rimanda più al frasario di certi pacchetti vacanze dei tour operator che non a una relazione alla direzione di un partito. Sia come sia, «l’estate militante» diventa – nell’ottica della neo-segretaria – l’ultimo ritrovato in fatto di antidoti contro il logorìo della vita moderna di cui il Partito democratico soffre a mesi alterni e praticamente da sempre, nell’intervallo tra l’euforia di un sondaggio col segno più e un incidente in quel rapporto con gli alleati, quando la linea politica è ondivaga o dà l’impressione di esserlo, quando si apre la stagione della caccia al segretario.
Pronti-via, insomma. E tutti invitati all’«estate militante», dai vertici all’ultimo degli iscritti, dai circoli Pd frequentati dalla borghesia dei centri storici alle sezioni dove resistono i tesserati più periferici. Tutti in campo, al lavoro, dagli anfratti delle cucine delle feste dell’Unità che trasudano passione politica e grasso delle salsicce, fino alle spiagge che lentamente iniziano ad affollarsi. A fare che cosa, a dire che cosa, a spiegare che cosa, ecco, Schlein l’ha chiarito con precisione, di modo che nessuno potesse equivocare: «Un confronto sul Pnrr» e sull’«altra grande questione, l’autonomia differenziata, che vuol portare a compimento i mai sopiti sogni della secessione leghista». Pnrr e autonomia come gli ingredienti del gelato bigusto del Pd versione 2023; anzi, meglio, come se fossero due gelati in uno, omaggio verosimilmente involontario a quello che uno spot del tardo Novecento pubblicizzava con la regola aurea secondo cui «two is megl’ che one».
Sia chiaro, dentro il partito c’è chi intravede dietro la trovata dell’«estate militante» l’ennesimo colpo politico sparato a salve, chi giudica scarsissimo l’appeal balneare di un volantino del Pd sulla terza rata del Pnrr, chi crede che tradizioni antiche come la cocomerata in riva al mare o la caccia alle stelle nella notte di San Lorenzo siano dure da scalfire, soprattutto se la concorrenza è un dibattito sull’autonomia differenziata. E chi – come il vecchio tesoriere della filiera Pci-Pds-Ds, Ugo Sposetti – non vede l’ora che inizi, questa benedetta estate militante lanciata da Schlein: «La relazione di Elly mi ha entusiasmato. Sull’attuazione del Pnrr dobbiamo avviare la nostra vigilanza attiva: partito, sindacato, i nostri eletti nei consigli comunali. Visto che farà caldo e sono anziano, io prenderò un cappello largo, tipo messicano, e andrò a vedere che cosa combinano coi soldi del Pnrr sulla Orte-Falconara. Fare politica è sostanzialmente questo».
In fondo, dentro il Pd, si tratta di cancellare una tendenza antica quando la nostra Repubblica – con i politici del Dopoguerra che staccavano la spina una sola volta l’anno e sempre d’estate, in omaggio a quella regola non scritta che gli italiani non vanno disturbati ad agosto – che fino all’anno scorso ha tenuto le campagne elettorali lontane dalle temperature che impongono di bere tanta acqua e mangiare tanta frutta. Aldo Moro al mare in giacca e cravatta, Bettino Craxi che elevava il «generale agosto» a massimo risolutore di nodi politici che in primavera sembravano impossibili da sbrogliare, Umberto Bossi in canottiera, Silvio Berlusconi con la bandana, fino all’ex senatrice pd Monica Cirinnà, che nell’estate di Capalbio di due anni fa si trovò in un sol colpo a fare i conti con la cuccia del cane piena di banconote e la cameriera che s’era licenziata senza preavviso. Tutti, comunque, da sempre in altre faccende affaccendati, come se la politica fosse come la polenta o il risotto con l’ossobuco, buona per tutte le altre stagioni ma per l’estate proprio no. Ecco, il gelato bigusto del Pd del 2023, col tormentone dell’estate militante, sta per arrivare a dire loro che si erano sbagliati. Tutti. Forse.