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 2023  giugno 21 Mercoledì calendario

A sette anni dal terremoto in 30mila ancora senza casa

ROMA Qualche passo avanti sulla ricostruzione degli edifici privati, poche risorse effettivamente spese per quella pubblica. Sono passati ormai quasi sette anni dalla serie di scosse di terremoto che hanno devastato il centro Italia, colpendo quattro Regioni diverse. Da gennaio a coordinare la ricostruzione – nel ruolo di commissario straordinario – c’è Guido Castelli, senatore e già sindaco di Ascoli Piceno. Il quadro della situazione presentato ieri (relativo ai primi quattro mesi dell’anno) è in chiaroscuro e risente certamente di una serie di criticità che si sono materializzate nella complessa fase post-pandemica: l’inflazione e in particolari i rincari dei materiali edili, con conseguenti problemi di approvvigionamento; la “concorrenza” del Superbonus che ha dirottato molte imprese costruttrici in altre aree del Paese; la fragilità delle strutture amministrative, in particolare dei Comuni; la difficoltà di reperire manodopera in questo settore. Tutti fattori che hanno complicato il lavoro di chi prova a tenere insieme i fili del lavoro.
I NUMERI
Partiamo dalla ricostruzione privata. I numeri sono tanti, ma probabilmente il più rilevante è quello dei circa 30 mila cittadini (corrispondenti a 14.211 nuclei familiari) che vivono ancora al di fuori delle proprie case. I cantieri che risultano chiusi al 30 aprile scorso sono quasi 9 mila. Complessivamente erano attese oltre 49 mila richieste di contributo per la ricostruzione per immobili residenziali o produttivi. Quelle già presentate sono 28.315. Dunque le progettazioni che mancano all’appello sono oltre 21 mila. Le richieste approvate dagli uffici speciali per la ricostruzione regionali (Usr) sono invece 16.680, per una concessione complessiva di poco più di 6 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi liquidati per l’avanzamento dei lavori.
Per quanto riguarda invece la ricostruzione pubblica, i lavori finanziati fino ad oggi arrivano a quota 3,94 miliardi; questo importo però dovrà essere aggiornato proprio a causa dell’aumento dei prezzi e dei costi delle lavorazioni. Guardando al numero degli interventi sono in totale 3.215: di questi, 1.445 devono essere ancora avviati, 1.537 sono in corso e 233 sono conclusi. Un capitolo a parte è quello relativo agli edifici di culto danneggiati (sia pubblici che privati): quelli oggetto di programmazione sono 1.261, per un importo complessivo di 764,8 milioni.
C’è poi il programma NextAppennino: in questo caso si tratta non di fondi destinati specificamente alla ricostruzione, ma al sostegno delle imprese. Un fronte altrettanto importante, perché senza un tessuto economico i territori colpiti dal sisma sarebbero comunque destinati alla desertificazione, una volta rimessi in piedi gli edifici. In particolare attraverso la macro-misura B (relativa agli stimoli economici per il sistema imprenditoriale e del terzo settore) si è concretizzata finora la concessione di una prima “tranche” da 294,8 milioni di euro. Nel dettaglio andranno a sostenere 1.327 progetti. La previsione è che possano generare nel Centro Italia oltre 450 milioni di investimenti.
LA PRESENTAZIONE
Come già accennato, la ricostruzione si incrocia sotto vari aspetti con gli interventi legati al superbonus 110 per cento. Questo strumento di incentivazione in molti casi ha avuto l’effetto di ridurre la presenza delle imprese nelle aree terremotate. Ma il suo utilizzo diretto è importante anche nel “cratere”. Recentemente, il Parlamento ha previsto la proroga, fino all’anno 2025, del meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura per gli interventi di ricostruzione che usufruiscono appunto del superbonus.
Alla presentazione del Rapporto, ieri a Roma, hanno partecipato insieme a Castelli il sottosegretario al ministero dell’Economia Lucia Albano, i presidenti della Regioni Abruzzo, Marche e Umbria Marco Marsilio, Francesco Acquaroli e Donatella Tesei e l’assessore alla Ricostruzione del Lazio, Manuela Rinaldi.