il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2023
Paolo B., Spinelli e Sciascia la vera triade del dopo Berlusconi
»Lorenzo Giarelli L a Forza Italia che avanza è una triade niente male. Tutti appesi a quei tre, custodi delle ultime volontà del capo e di gran parte dei suoi segreti, i cui rivoli hanno provocato loro – pare senza rancori – di – versi fastidi con la giustizia: Paolo Berlusconi, anni 73, fratello di Silvio; Giuseppe Spinelli, anni 81, ragioniere; Salvatore Sciascia, anni 80, tributaris ta. FA M I G L I A INDICATO AL SEGGIO PER MERITI PROCESSUALI “Deciderà la famiglia”. Il coro dei berlusconiani certifica che FI resta un partito personale (meglio, familiare) pure post mortem. Nei primi giorni dopo la scomparsa di Silvio, pareva fosse il fratello Paolo il favorito a sostituirlo in Senato, ipotesi oggi più defilata. Ma in ogni caso, hanno chiarito dal partito, si pende dalle labbra della famiglia. E Berlusconi jr arriverebbe al seggio con un curriculum giudi – ziario degno di nota. A partire dal 1994, quando in coda a Mani Pulite finisce ricercato per tre tangenti già confessate da Sciascia, manager Fininvest. Paolo Berlusconi si accolla tutte le colpe pur di salvare il fratello, ammette i pagamenti ai militari della Guardia di finanza, ma poi accusa gli agenti di concussione: “Eravamo costretti a pagare”. Dopo anni di processi, i fratelli ne escono immacolati. Paolo però patteggia un anno per un’altra mazzetta, 1 miliardo e 300 milioni di lire sborsati per agevolare la costruzione di un villaggio sportivo a Pieve Emanuele (Milano). Altri 4 mesi e mezzo glieli infligge la Cassazione nel 2010, quando lo inchioda per false fatturazioni in un processo sulla gestione della discarica di Cerro Maggiore. La buona notizia è che Paolo (al netto di problemi di opportunità) potrebbe candidarsi, visto che la legge Severino si applica per condanne a più di 2 anni. Certo, la prescrizione aiuta. Nel 2015 la Cassazione (come già la l’Appello) dichiara prescritto il reato di rivelazione di segreto d’ufficio per il quale in primo grado Paolo era stato condannato a 2 anni e 3 mesi. Di che si tratta? Dell ’interce ttazione “r u b at a” a Piero Fassino (il celebre “Abbiamo una b a n c a?”, in relazione alla scalata di Unipol a Bnl) e spiattellata per pura coincidenza sul G iornale a pochi mesi dalle elezioni del 2006. R AG I O N I E R E FEDELE CASSIERE PER LE RAGAZZE DEL CAV Se Mariano Apicella ha incarnato il volto pop degli anni d’oro del berlusconismo, Giuseppe Spinelli è stato l’uomo macchina del tardo impero. Il motivo è semplice: questo ragioniere contabile era il bancomat del Capo, per sua stessa ammissione (da testimone, non da indagato) sportello bancario tra B. e decine di attrici, modelle, showgirl, ragazze dai talenti più variegati con la fortuna di essere sponsorizzate da B. Al Ragioniere, quindi, la contabilità per le olgettine e pure per ragazze a libro paga di Silvio senza neanche il merito di aver partecipato alle cene eleganti, per dire della generosità. Il che deve essergli stato un peso, vista l’insistenza con cui le ragazze battevano cassa. Ma non è tutto. Spinelli è uomo di fiducia della famiglia, al punto da presiedere quattro finanziarie che, messe insieme, hanno la maggioranza del gruppo Fininvest. Da lui, allora, si passerà per decifrare il testamento, senza che nessuno possa ignorare il rapporto personale tra il ragioniere e Silvio. Qualche esempio? Nel 2011, dovendo indagare sulle feste di Arcore, la Procura di Milano vuole perquisire l’ufficio milanese di Spinelli. Problema: il suddetto ufficio risulta coperto da immunità parlamentare, in quanto “segreterie politica dell ’onorevole Silvio Berlusconi”. Serve l’autorizzazione del Parlamento, che la nega. Un anno dopo, Spinelli è protagonista di un drammatico quanto bizzarro rapimento insieme alla moglie. Tre persone gli entrano in casa armati con l’obiettivo di spillare 35 milioni di euro a B. in cambio di documenti sul lodo Mondadori. La mattina successiva Spinelli avvisa Silvio e i sequestratori (poi tutti condannati) se ne vanno dicendo che si rifaranno sentire. Li rintraccerà la polizia settimane più tardi. F E D E L I SS I M O PREMIATO DA B. DOPO LE MAZZETTE ALLA GDF È tutt’oggi componente del Cda di Fininvest, dove lavora da più di 40 anni. Una vita fedele a Berlusconi, nella buona e nella cattiva sorte. Salvatore Sciascia se la vede brutta nel 1994, quando vuota il sacco col pool di Tangentopoli raccontando le tangenti alla Guardia di Finanza. Come visto, i fratelli B. ne escono lindi, ma Sciascia si portò a casa una condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi. Non c’è scampo, d’al – tra parte è il fidatissimo uomo di B. a presentarsi agli inquirenti e a ammettere i versamenti per ammorbidire verifiche fiscali nei confronti di Mondadori, Mediolanum e Videotime. Da quelle parti però una condanna non è certo un impedimento, anzi. Due anni e sei mesi sono abbastanza per premiare Sciascia anche in politica, tanto che nel 2013 Berlusconi lo candida senatore nel Popolo della libertà (poi Forza Italia). Sciascia ci prende gusto e riottiene il seggio pure nel 2018. In Parlamento si nota poco, ma prende a cuore la battaglia contro il taglio del numero degli eletti promuovendo il referendum per abrogarlo. Uscito dalla politica (e riabilitato dalla giustizia), a