Corriere della Sera, 20 giugno 2023
Biografia di Rudi Garcia
Non è un supereroe ma le missioni impossibili lo intrigano. Rudi Garcia – il nome è un omaggio di suo padre al ciclista Rudi Altig e il cognome andaluso lo rende perfetto per il profilo mediterraneo che unisce l’Italia, la Francia e la Spagna – aveva ereditato la Roma che aveva appena perso la finale di Coppa Italia contro la Lazio. Ora riceve in dote da Luciano Spalletti il Napoli scudettato.
Il 26 maggio 2013, data che per i tifosi biancocelesti non si potrà mai cancellare, per Garcia era il passato, non il presente. I dirigenti della Roma erano tutti preoccupati perché il calendario aveva riproposto il derby alla quarta di campionato. Troppo presto. A Garcia, invece, andava benissimo. Meglio affrontare subito il tabù. Il 22 settembre la Roma vinse 2-0, con gol di Balzaretti – uno dei più contestati la stagione precedente – e di Ljajic appena arrivato. Fu l’occasione per pronunciare anche una frase rimasta nell’immaginario: «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio».
A Napoli riproporrà i suoi moduli preferiti: 4-3-3 e 4-2-3-1. Se servirà – visto che non è un integralista – cambierà a seconda delle esigenze. Non è malato di tatticismo, però conosce la serie A e le sue trappole. Al primo anno di Roma vinse le prime dieci partite di fila ma perse la prima contro Antonio Conte, che schierò la sua Juventus molto «bassa» per non lasciare spazio alle ripartenze.
Rudi ama i calciatori veloci, che sanno spezzare in due le difese. Gervinho è stato un suo pupillo prima al Lilla, dove ha vinto campionato e Coppa di Francia (2010-2011), e poi alla Roma. Kvara, con gli schemi di Garcia, si troverà bene. E pure Osimhen, se resterà. A Rudi piace anche il buon vino e il presidente giallorosso Pallotta gli regalò una preziosa bottiglia di Romanée-Conti, ma non gli comprò i calciatori che il tecnico voleva per battersi davvero ad armi pari contro la Juventus. Due secondi posti in campionato – con annessi i milioni che porta la Champions League – non gli evitarono l’esonero il 13 gennaio 2016. Chiese meno di quello che quotidianamente fa Mourinho, ma non gli fu perdonato.
Tifoso del Saint Etienne, ha allenato le due Olympique storiche: Marsiglia e Lione. Poi è andato a guadagnare bene all’Al-Nassr. L’Italia però gli era rimasta nel cuore, anche per la bella compagna conosciuta proprio alla Roma. Torna e si mette in gioco, in una piazza adatta a lui.