Corriere della Sera, 20 giugno 2023
Sostakovic, il genio umiliato da Stalin
La mattina del 28 gennaio 1936, Dmitrij Sostakovic sfoglia convulsamente l’edizione della Pravda. A pagina 3, un editoriale non firmato dal titolo «Caos invece di musica». È la pietra tombale sulla carriera del compositore russo che tutto il mondo onora. Due giorni prima, al Bolshoi di Mosca è andata in scena una replica dell’opera che lo ha reso famoso, Lady Macbeth del distretto di Mcensk, quattro atti ispirati all’omonima novella di Nikolaj Leskov. In teatro siedono, impettiti, Molotov, Mikojan e Ždanov, custodi dell’ortodossia comunista. Ma, soprattutto, siede Josef Stalin. Alla vista del capo supremo, Sostakovic si rivolge ai compagni di palco e sussurra: «Vi dirò. Ho uno strano presentimento su questa serata».
Al terzo atto, Stalin abbandona il palco. «Non era mai accaduto prima – spiega Moni Ovadia, interprete di Gli occhiali di Sostakovic. Onori e terrori di un antieroe, in scena il 21 giugno al Teatro Rasi, nell’ambito di Ravenna Festival —. Da quel momento, la fortuna della Lady Macbeth e più in generale la carriera del suo autore, naufragheranno».
Scritto da Valerio Cappelli, giornalista del Corriere della Sera e autore, lo spettacolo mette a fuoco il mondo enigmatico ma affascinante del musicista russo; la sua incapacità di aderire alla norma dell’omologazione; la sua temeraria esplorazione. «L’editoriale della Pravda fu spietato – prosegue Ovadia —. Benché sia improbabile ne fosse autore Stalin, che alle “astruserie” della modernità preferiva Mozart e Beethoven, è quasi certo che il dittatore fosse d’accordo con l’articolo», diventato un esempio tristemente famoso di censura sovietica delle arti.
«Formalista». «Borghese». «Grossolana». «Volgare». Queste, tra le altre, le etichette con cui l’opera fu condannata. «Fu un punto di svolta nella carriera di Sostakovic – sottolinea Ovadia —. Le esibizioni di Lady Macbeth diminuirono fino a che l’opera fu completamente bandita. Chi aveva elogiato il musicista fu costretto a ritrattare. Sostakovic perse la maggior parte delle sue entrate e commissioni. Molti colleghi gli voltarono le spalle. Tra i pochi che espressero sostegno, lo scrittore Isaak Babel, il critico letterario Abram Lezhnev e il regista Vsevolod Mayerhold. Tutti e tre saranno fucilati durante le purghe staliniane».
«Tutto in Sostakovic è contraddizione – osserva Valerio Cappelli —, irascibile e fragile, passionale e timido. Tenace. Nelle foto lo si vede sempre con lenti da miope molto spesse, gli occhiali di chi cerca di mettere a fuoco la verità nascosta dal potere. Tutta la sua vita è un cortocircuito drammaturgico, dormiva con la valigia sotto il letto per paura di essere arrestato ma ebbe funerali da eroe di Stato. Gli commissionarono la Nona Sinfonia, la risposta sovietica alla Nona di Beethoven: creò uno “sberleffo” di venti minuti. È stato il compositore più premiato e minacciato. È la Russia di Putin moltiplicata per mille». Lo spettacolo multimediale, con musiche dal vivo e registrate, di cui molte entrate in colonne sonore cinematografiche (Tár, Eyes Wide Shut) e serie tv (The Crown, Bridgerton), immagini video dell’epoca in bianco e nero, sarà poi a Napoli (2 luglio, Campania Teatro Festival), Roma (5 e 6, Caracalla), Torre del Lago (13 agosto, Festival Puccini) e Venezia (Teatro Malibran, in settembre).