La Stampa, 20 giugno 2023
I 6 miliardi di tesoro di Berlusconi
Il Biscione senza Silvio. La suddivisione dettagliata del potere e delle ricchezze potrà attendere un’altra settimana prima di essere svelata al mondo. I figli, raccontano, stanno ancora elaborando il lutto, qualcuno è rimasto fuori Milano. Lontano insomma da via Pagano, dallo studio del notaio Arrigo Roveda che custodisce l’ultimo verbo di Silvio Berlusconi che proietterà il suo impero nel futuro.Nessuno sembra però avere fretta di conoscere numeri e quote, voleri e doveri di un testamento storico. Anche perché, sussurrano molti osservatori, chi deve sapere già sa: sono rarissimi i testamenti segreti, in genere i testatori lasciano ai beneficiari una copia informale. Il resto è fiction, buona per sognare dal tinello di casa il prossimo colpo di scena della Dinasty italiana. Nei fatti, quindi, la successione è già cominciata, anche se molto resterà riservato fino alla pubblicazione del documento che potrebbe avvenire lunedì prossimo, secondo le indiscrezioni del Corriere, e comunque probabilmente (ma non necessariamente) prima dell’appuntamento del 29 giugno, quando si riunirà l’assemblea di Fininvest, presieduta da Marina Berlusconi.La riunione conta perché dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione, dove oggi siedono tutti i fratelli Berlusconi tranne Eleonora, l’ad Danilo Pellegrino, Adriano Galliani, fedele manager di Silvio soprattutto nelle attività calcistiche, Ernesto Mauri, ex ad di Mondadori, ed Ernesto Sciascia, altro manager di fiducia. Non c’è più, invece, Niccolò Ghedini, superavvocato del Cavaliere, mancato nell’agosto di un anno fa. E dovrà, l’assemblea, tenere conto dei nuovi pesi in cui il 61% detenuto da Berlusconi tramite le holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava sarà diviso tra i figli di primo – Marina e Pier Silvio, che hanno il 15,30% tramite le holding Italiana Quarta e Quinta – e di secondo letto – ossia Barbara, Eleonora e Luigi – che con H14 hanno il 21,41%. Chissà dunque che dietro la «continuità» assicurata alla guida delle attività della televisione commerciale e della parte editoriale non ci fosse una ragion veduta. Il cuore di tutto è la Fininvest, che curiosamente ha sede a Roma, in largo del Nazzareno, proprio come quei «comunisti» del Partito democratico. Ma il suo motore è milanese e pulsa nella centralissima via Paleocapa, a due passi dal Castello Sforzesco: è uno stabile neo rinascimentale che ricorda Palazzo Pitti, ma è un abbaglio, essendo datato 1898. Fa però parte del tesoretto: 909 mila euro di valore attribuito in bilancio all’area e 883 mila quanto al fabbricato. Ed è qui la cassaforte di famiglia, il deposito dei Berluscon de’ Berlusconi.Un patrimonio per la holding da 4,9 miliardi, secondo i numeri di un anno fa, tra immobili e molte partecipazioni. Pezzo forte è il 41,49% delle azioni (ma il 50% dei diritti di voto) di Mediaset, oggi Mfe-MediaforEurope. C’è il 53,3% della Mondadori e i suoi libri, il 100% del Monza Calcio (non si sa ancora per quanto), il 48% del Consorzio Servizi Vigilanza che fornisce la protezione alla famiglia Berlusconi, il 100% dei Fininvest Real Estate and Services, case e servizi come del resto la Isim Spa. L’elenco prosegue con la totalità del Teatro Manzoni, così come della lussemburghese Trefinance, in liquidazione, finanziaria usata in passato per diversificare gli investimenti, come la toccata e fuga nell’Hopa della “razza padana” capitanata dal bresciano Emilio Gnutti. Un cospicuo portafoglio, quello di Fininvest, che, un anno fa, era in carico per 1,47 miliardi a cui andavano aggiunti 116 milioni del 30,12% della gallina dalle uova d’oro per la holding del Biscione: Banca Mediolanum, fondata con Ennio Doris, anch’egli scomparso sul finire del 2021. Ma non si esaurisce così il lascito di Berlusconi, che sarà oggetto di una complessa collazione, che dovrà mettere insieme quanto lasciato e quanto donato in vita agli eredi.Il patrimonio complessivo è stimato da Forbes a 6,2 miliardi di euro, numero 352 al mondo nella lista mondiale dei patrimoni. Ci saranno perizie a non finire, ad esempio, su uno straordinario lascito di opere d’arte di cui il Cavaliere era acquirente assetato. Sarebbero 24 mila le opere a catalogo: nomi altisonanti che solo nella casa di Arcore annovererebbero un Ghirlandaio, dei Tintoretto, un Guido Reni, diversi Veronese, Tiziano, Canaletto, alcuni Rubens. Pochi moderni tra cui Cascella, l’amico autore del mausoleo dove riposano le sue ceneri. E poi le barche, messe nero su bianco nelle annotazioni parlamentari: i 40 metri della Principessa VaiVia (la principessa in questione era la Marina bambina) poi a lungo usata da Ennio Doris, la San Maurizio, la Magnum 70. E poi case su case. Quelle che creavano quel «certo disagio» al Cavaliere quando lo invitavano ad andarsene a casa. «Disponendone di venti, non saprei in quale andare...», ribatteva. Ora verranno buone anche per gratificare chi, come l’ultima compagna Marta Fascina, non è – salvo sorprese – tra gli eredi legittimi.Le principali come Villa San Martino di Arcore, comprata per soli 500 milioni di lire, e le 126 stanze più 125 ettari di parco di Villa Certosa a Porto Rotondo, sono nella Immobiliare Idra, come Villa Gernetto o la Belvedere, in Brianza. E poi villa La Lampara a Cannes, due proprietà ad Antigua, nei Caraibi, villa Blue Horizon alle Bermuda. Un patrimonio immobiliare che potrebbe superare i 700 milioni. Pochi gli immobili che Berlusconi ha lasciato a sé intestati: tra essi c’è Villa Campari, sul Lago Maggiore, un lascito triestino da parte di un pittore, la villa Due Palme a Lampedusa. Ma soprattutto l’appartamento del cuore: una «abitazione di tipo civile», recitano le fredde carte, in viale San Gimignano a Milano, la casa che fu dell’amata mamma Rosa.