il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2023
Come si scrive un romanzo
Non esistono libri scritti bene, ma solo riscritti bene. Secondo Gogol’, otto è il numero magico: minimo e massimo di revisioni per tirare a lucido un testo. A quei tempi la narrativa era un privilegio faticoso e si faceva tutto a mano come i ravioli. Ogni revisione richiedeva molte ore di lavoro di gomito. Lo scrittore russo sosteneva che bisognava lasciare in pace il testo dopo averlo scritto di getto, poi rileggerlo e annotare su foglietti le modifiche da fare. Quindi ricopiare tutto apportando le correzioni e lasciar decantare. Il procedimento andava ripetuto otto volte. Leggiamo la ricetta in Nikolaj Gogol’ nei ricordi di chi l’ha conosciuto (Quodlibet), una meravigliosa raccolta di testimonianze su uno scrittore considerato un genio e anche un pazzo (non per le procedure di revisione, erano la norma). L’ha curata e tradotta Giovanni Maccari, già autore di una biografia di Babel’ (Gli occhiali sul naso, Sellerio). Dalia Oggero, editor di Einaudi, che ha seguito autori come Mario Rigoni Stern, Lalla Romano e Sebastiano Vassalli, ricorda un consiglio americano in materia: “Write hot, edit cool”. Ma per lei il numero magico è cinque: cinque sono infatti le revisioni previste da un sistema di editing progettato dalla Oggero. Si chiama Edito, lo pubblica Sefirot e ha la caratteristica divertente di essere strutturato in un mazzo di carte. Alle carte, che sono quarantuno, si aggiunge un minuscolo ma prezioso libretto in cui i vari passaggi vengono spiegati con esempi tratti da romanzi celebri o citazioni: “La differenza tra la parola giusta e quella quasi giusta è la differenza tra il fulmine e la lucciola”(Mark Twain). Ogni carta serve a far riflettere l’autore in modo autocritico: racconta in due righe qual è “il cuore del romanzo”, individua parti troppo lente o troppo veloci, analizza i personaggi per capire se alcuni sono piatti e prevedibili, sostituisci metafore deboli e accoppiamenti aggettivo-sostantivo triti e ritriti e così via. Edito si rivolge in particolare agli aspiranti scrittori per aiutarli a proporre alle case editrici un testo più o meno “pulito”. La stessa Oggero ha creato e dirige la collana “Unici” per esordienti, una categoria tornata in grande spolvero con casi editoriali come La malnata, Il treno dei bambini, Ferrovie del Messico.
In un video acquistabile sul sito della scuola Belleville dove insegna, Laura Cerutti, editor di Feltrinelli, ricorda il monumentale lavoro di revisione di Proust per la Recherche – altro che i pizzini di Torò Riina –, e consiglia un libro: Come funziona un romanzo di James Wood, edito in Italia da minimum fax, un classico in materia. Il critico del New Yorker analizza le tecniche narrative trattando il libro come un manufatto che si può smontare e rimontare come un qualsiasi prodotto artigianale. Tutto, secondo lui, ha inizio con Flaubert. È l’aamato e odiato autore di Madame Bovary il primo autore a porsi in questi termini di fronte a un’opera. I capitoli sono dedicati a temi come la potenza del discorso libero indiretto o del dettaglio. Nelle pagine sul dettaglio, Wood dà il meglio di sé. Se in altri punti è meno incisivo e trae esempi da testi meno convincenti, qui attraversa alcune grandi opere fermandosi a esaminare particolari come quello delle orecchie del marito di Anna Karenina. A un certo punto lei si rende conto che sono più grandi di quanto le avesse mai viste. Con questa agnizione estetica, Tolstoj rappresenta il sopraggiungere del disamore. Sempre secondo il principio per cui “Show, don’t tell”, “Non dire, fai vedere”.
Le scuole e i corsi di scrittura sono diventati sempre più simili a un percorso di editing, cioè offrono sostanzialmente ai candidati un lavoro su un testo già scritto, al di là della meta (la pubblicazione), per dirla con Kavafis, “Itaca è il viaggio”. Belleville dà anche la possibilità agli esterni di acquistare sul sito video-lezioni riassuntive in cui vengono trattati i diversi aspetti. Oltre alla Cerutti (Rileggersi e riscriversi), ci sono Letizia Muratori (Il dialogo), Rosella Postorino (Il corpo), Marco Balzano (La Storia e la storia), Walter Siti (Scrivere di sé), Alberto Rollo (Il senso della scena), Giacomo Papi (L’incipit), solo per dirne alcune. In ogni lezione c’è il confronto con uno studente e la valutazione di alcune pagine che ha scritto.
Siti spiega che scrivere romanzi è stata per lui l’alternativa al suicidio. Ha preso la strada dell’autofiction prima che diventasse di moda e dà agli studenti il consiglio di valutare il discrimine tra vicenda autoreferenziale e storia degna di essere raccontata perché paradigmatica. Nel suo caso, l’attrazione per i culturisti non era solo un vizio assurdo ma il correlativo erotico di un’epoca consumistica. Piuttosto forte la parte in cui lo studente legge pagine autobiografiche di omoerotismo poetico e crudo, e Siti lo benedice: «Ecco, adesso hai rotto il tabù».