Corriere della Sera, 19 giugno 2023
I novant’anni di Rosellina Archinto
«Incontrarla è come esporsi al sole», diceva Natalia Ginzburg quando pensava a Rosellina Archinto. A illuminare erano l’ottimismo e il coraggio della donna, il sorriso, la vitalità e la curiosità dell’editrice. Tutto questo è rimasto ancora oggi, all’alba dei novant’anni, che Rosellina compirà il 29 giugno. Basta leggere La bambina che costruiva con la carta, la storia di una vita felice, una sorta di lettera ai figli, ai nipoti e agli amici distribuita in forma di libretto fuori commercio che porta in copertina una barchetta di carta.
Perché una barchetta di carta (costruita con una pagina in francese dei Miserabili di Victor Hugo)? «Sono nata al mare – scrive Archinto —. Amo il mare. Lo guardo, ascolto il suo rumore, da sempre è la felicità». Genovese, figlia di Mario Marconi, amministratore delegato dell’Ansaldo, e di Maria Brunelli, Rosellina vive un’infanzia allegra anche in anni difficili e con genitori severissimi, bambina fatta per l’amicizia e per il gioco. La barchetta di carta è anche l’immagine di un temperamento portato a creare materialmente le cose: aquiloni e altri oggetti, libri compresi.
Il mare non è solo quello di Genova, è quello di Santa Margherita, con la grande casa di famiglia, le vetrine di Seghezzo, il negozio di alimentari e rarità: è il luogo più amato dell’infanzia e dell’adolescenza, tra i periodi più belli, il luogo della famiglia numerosa e sempre unita, fino a oggi. Mare è Trieste, la città in cui la famiglia si trasferisce quando la bambina ha 4-5 anni. Mare è Venezia nei giorni della Liberazione dopo essere sfollati a Conegliano con un fratellino più piccolo: buon carattere, fantasia, un po’ di incoscienza sono gli antidoti di Rosellina contro i ciechi tempi dei bombardamenti e degli orrori intravisti. Poi la passione per la musica (Arturo Benedetti Michelangeli ascoltato alla Fenice), la Milano in macerie, gli anni del collegio alle Marcelline, il ricordo dell’amica Liliana Segre, «chiusa nel suo silenzio» dopo essere tornata dal Lager. E poi l’esilio punitivo in un collegio svizzero in seguito a una piccola fuga. Finito il liceo, la rinuncia al Conservatorio («un signore mi disse che suonavo benissimo ma mancavo del tutto di orecchio»), i 18 anni sono da una parte la patente e la libertà di muoversi ovunque con gli amici in auto (una 1100 usata scassatissima regalata dai genitori), dall’altra l’iscrizione alla Cattolica, facoltà di Economia e Commercio secondo i desideri del padre. In università Rosellina non porta il grembiule come le altre studentesse, e si prende i rimproveri di padre Gemelli.
Gli interessi veri sono altri: segue il cinema, frequenta le mostre d’arte e la libreria Einaudi, incrocia Vittorini, che le mette soggezione. Conosce in università Alberico Archinto e dopo la laurea si sposa: con il marito, che si occupa di marketing, abita a New York per un anno. È il 1959: «Finalmente soli!» esulta Rosellina. E sarà un anno da ricordare: i balli a Harlem e il famoso Stork Club, con Capote, Josephine Baker, Chaplin, Sinatra, Judy Garland, i Kennedy, Hemingway, Salinger…, il jazz, l’attrazione per l’editoria dell’infanzia che nasce alla Public Library.
Al ritorno in Italia, i 5 figli (4 femmine e un maschio) in 7 anni non le impediscono di divertirsi, viaggiare in Umbria e in Liguria caricandosi la prole su una Range Rover e non le impediscono di lavorare. Soprattutto non le impediscono di divertirsi lavorando, prima alla Rinascente come stilista per bambini, accanto a un ragazzo straordinariamente intelligente che si chiama Giorgio Armani. Poi a scrivere didascalie per l’antenato di «Vogue Italia». Si avvicina al mondo dell’arte, colleziona vasi, oggetti strani, quadri, conosce Fausto Melotti e Lucio Fontana: «Spendevo tutto in libri, dischi e arte».
Nel 1963, l’inquieta ed entusiasta Rosellina Archinto, animata dall’amore per l’arte, per la grafica, per la manualità, fonda con due socie la sua prima casa editrice, l’Editoriale Milanese, dove comincia a pubblicare libri per bambini mettendo a frutto le conoscenze americane: volumetti animati da maneggiare, da montare e smontare. È il primo nucleo di Emme Edizioni, destinata a diventare, non senza fatica, l’avanguardia dell’editoria italiana per l’infanzia. Esordio con Piccolo blu e piccolo giallo del pittore-scultore-grafico-scrittore polacco-americano Leo Lionni, conosciuto a New York e ritrovato a Chiavari, dove gli racconta i suoi nuovi progetti editoriali.
«I miei libri sono nati in questo modo: vedevo qualcosa che mi piaceva, andavo dagli autori, ne diventato amica e mi facevano conoscere a loro volta altri autori, editori, libri…». Arriveranno nuovi titoli destinati a diventare piccoli classici, come La mela e la farfalla di Enzo e Iela Mari, e a poco a poco vengono attratti gli autori più importanti per piccoli: Munari, Rodari, Luzzati, Lodi. E gli stranieri: Sendak, Foreman, Ungerer, Mordillo eccetera. Alla Fiera di Francoforte, Archinto trova un ammiratore eccezionale: Giangiacomo Feltrinelli, che le fa conoscere il gran mondo dell’editoria. L’iniziativa di incontrare a Parigi Sonia Delaunay, la celebre pittrice già ottantenne, è un colpo di genio da cui nascerà l’Alfabeto, un bestseller mondiale. È il 1971 quando, a causa di una suocera difficile, si rompe non l’amicizia ma il matrimonio con Alberico.
Il resto è storia più nota, e sempre felice, anche quando nell’85 Emme viene venduta a un «farabutto» che la paga con un assegno non esigibile. L’anno dopo nasce la casa editrice Archinto, al motto flaubertiano «leggere per vivere». È animata da due passioni: le biografie ed epistolari. Sono anni, scrive Rosellina, «di grande energia e vitalità». La rivista «leggere», con Franco Marcoaldi, Antonio D’Orrico e Maurizio Ciampa, sarà un fiore prezioso di novanta petali, quanti furono i numeri usciti tra il 1988 e il 1997. Numeri spesso bellissimi, ricchi, sempre sorprendenti, colorati, un cantiere non solo letterario di respiro internazionale.
Nella sua conversazione affabile, inseguiamo Rosellina che sul monte di Portofino insegue il grande Isaiah Berlin, «una specie di uomo dei boschi che leggeva a voce alta camminando» per sentieri molto insidiosi. Lei si presenta e lui le dice: «Venga a trovarmi e faremo delle belle chiacchiere». Inseguiamo Rosellina in vacanza con Gae Aulenti a Cuba. Inseguiamo poi l’imprenditore Leopoldo Pirelli che insegue Rosellina, innamorato perso per anni: un uomo schivo, avvolto in lunghi silenzi, che solo in mare si sentiva veramente libero. Rosellina si era separata e aveva deciso, nello scandalo generale del perbenismo milanese, di unirsi a Leopoldo pur abitando in case separate. Siamo nel 1971 e fino alla morte di lui, avvenuta a Portofino nel 2007, li vediamo viaggiare felicemente per il mondo, l’amata Parigi, Bali, Bangkok, Brasile, Argentina, Città del Capo... Di nuovo il mare, di nuovo le barche, le vele che appassionavano Leopoldo. Nell’ingordigia di vita, Rosellina non si nega l’esperienza politica e così, grazie a Spadolini, la ritroviamo al Comune di Milano, come indipendente per il Partito repubblicano, presidente della Commissione Cultura. Nel ’92 si fa il suo nome come sindaco, ma in una notte viene gentilmente depennata. Ceduta al Saggiatore pochi mesi fa, la casa editrice Archinto, con il suo ricco catalogo, prenderà un altro vento, un altro mare. I rimpianti non fanno parte del carattere della sua fondatrice.