Il Messaggero, 19 giugno 2023
Cosa farà ChatGpt per noi
Entrare nel Louvre già dall’aeroporto mentre un algoritmo progetta per noi una cena romantica sulle sponde della rive droite e avvisa il concierge che presto saremo in hotel. O visitare l’Alhambra consigliati dal sapere di migliaia di guide turistiche condensate in un codice capace di scandire e restituirci in 3D i ritmi e la storia di quelle terre, guidandoci tra le vie nascoste dell’Islam fino alle piazze del Rinascimento spagnolo, mentre pianifica per noi in background un’escursione nel deserto del Gorafe, fissando itinerari studiati intorno ai nostri gusti. Tutto in digitale, tutto a portata di smartphone. Molto di questo è già realtà, il resto sta arrivando. Presto, parola degli sviluppatori di Expedia, colosso del turismo online che oggi lavora senza sosta per integrare ChatGpt con la sua app di viaggi. Due parole scambiate in una semplice finestra di chat con il bot e l’intelligenza artificiale ci inonderà di consigli su luoghi d’interesse, hotel, ristoranti e monumenti, fornendoci il percorso migliore per raggiungerli evitando code e sovraffollamenti. In un futuro non troppo lontano, l’IA potrà accedere autonomamente alla nostra cronologia di navigazione e prenotare da sola le soluzioni migliori per le nostre esigenze. Oggi sono sempre di più le agenzie di viaggio che si affidano ai chatbot per cucirci intorno la vacanza ideale. Tra queste, nomi importanti come Kayak, il metamotore dedicato ai viaggi acquistato dalla Booking Holdings nel 2012, e il motore di ricerca Bing di Microsoft, la cui integrazione con la tecnologia Gpt nasce anche dall’idea di rispondere alle esigenze di un settore, quello turistico, che si sta reinventando grazie all’IA.
L’EVOLUZIONE
«Basta una chiacchierata con un motore di ricerca», afferma Divya Kumar, responsabile globale del marketing per la ricerca e l’intelligenza artificiale di Microsoft, «e lui si occuperà di tutto, guidandoci passo passo verso la nostra meta». Protagonista indiscusso sempre lui, ChatGpt, che dagli uffici di OpenAi nell’ultimo anno ha preso d’assalto anche settori più tenacemente tradizionalisti come quello del turismo. Ma la pandemia ha rimescolato le carte e adesso quell’industria, costretta a reinventarsi per sopravvivere alla sua ora più buia, ha sempre più fame di digitale. Nascono e si moltiplicano così le startup come AI Adventures e Travel Plan AI, che offrono servizi di pianificazione personalizzati basati su ChatGPT. Un’evoluzione degli assistenti virtuali basati su IA che già da qualche anno lavorano dietro le quinte dei maggiori motori di ricerca per semplificarci la vita, risparmiandoci centinaia di schede aperte sul browser e ore di pianificazione. Il prossimo passo sarà la realtà aumentata. Qui in prima linea c’è Google, che ha da poco lanciato la Visione Immersiva nella sua app Maps in due città italiane, Firenze e Venezia. Con questa modalità, le note immagini di Street View si sovrappongono alle scansioni satellitari per creare un modello digitale comprensivo di informazioni in tempo reale come il meteo e il traffico. Presto, dicono gli esperti, tutto questo potrebbe essere fuso in un’unica piattaforma per creare una guida turistica digitale allenata su gusti e consigli di migliaia di altri utenti e professionisti del settore che hanno già battuto gli stessi percorsi il tutto sincronizzato con meteo e traffico. Insomma, la vacanza perfetta. O no?
I PROBLEMI
Per quanto sembri accattivante la promessa di un turismo interamente basato su IA, ci sono ancora dei limiti che rendono l’esperienza meno idilliaca del previsto. Limiti tecnici, anzitutto: ChatGpt ha un dataset che copre solo fino a novembre 2021, molte informazioni cioè sono datate. Inoltre alcune domande, specie quelle troppo generiche, rischiano di mandare in tilt il bot, creando quella che gli sviluppatori chiamano una sua “allucinazione”, che in questo caso potrebbe indirizzarci verso strade, attività o musei che semplicemente non esistono. C’è poi l’ovvia questione della privacy: con la scusa di cucirci intorno la vacanza ideale, le agenzie di viaggio e di riflesso OpenAi avranno accesso a una quantità infinita di nostre informazioni. Infine, il problema della standardizzazione. Gli algoritmi dei social media hanno già creato un sovraffollamento nelle destinazioni alla moda. Affidare tutto il turismo all’IA, che rinforza il suo sistema di suggerimenti in base alle preferenze dei viaggiatori, può portare il fenomeno dell’"overtourism” a livelli mai visti finora, trasformando anche le mete più amene in un incubo sovraffollato che rischia di stravolgerle per sempre.