il Giornale, 19 giugno 2023
Reportage dal mondo degli oggetti perduti. Tra mortadelle, dentiere e chiavi di casa
Mamma, ho perso la mortadella. «Un salume intero, sottovuoto, del peso di 20-25 chili, era stato smarrito sull’autobus anni fa. In quella circostanza non faticammo a ritrovare il legittimo proprietario». È successo a Firenze. Ma la maggior parte degli oggetti smarriti, anche di valore, non viene rivendicata. Perdiamo ombrelli, impermeabili, cappotti, portafogli, chiavi, telefoni. E poi gioielli, banconote, strumenti musicali, reperti antichi come una maschera funeraria dell’Antico Egitto abbandonata in piazza Risorgimento a Roma. Siamo distratti, non c’è dubbio. E forse viviamo anche circondati da troppe cose. Va però detto che bagagli, borse e telefoni sono diventati una parte importante del nostro mondo: ci sono le foto, le password, i documenti, tutti strumenti necessari per vivere e lavorare. Ogni giorno nella Capitale si passano al vaglio 5.000 oggetti, «dopo tre mesi, se nessuno li rivendica sono messi all’asta, ma gli 8.770 documenti persi nel 2022 sono stati tutti restituiti» ha dichiarato Roberto Ricciotti, responsabile del servizio per il Comune di Roma. L’articolo 928 del Codice Civile stabilisce che ciò che si trova debba essere restituito al legittimo proprietario o consegnato al sindaco. E che ogni amministrazione debba riservare un ufficio per custodire gli oggetti e cercare di riassegnarli. «Ma quasi nessuno ne conosce l’esistenza – ha ammesso Marco Semplici, presidente dei Servizi alla Strada, la società fiorentina che dal 2000 si occupa del servizio -. Il 99% delle persone che perdono la chiave di casa rifà la serratura. Purtroppo tendiamo a non fidarci del prossimo e a temere un’incursione dei ladri». Combinazione, a Firenze, le chiavi sono in testa alla top ten degli oggetti persi. Scaduto il tempo stabilito per la custodia, nel capoluogo toscano ciò che non è rivendicato finisce al macero. Se invece è rintracciato il proprietario anche grazie alle ambasciate, nel caso dei turisti, sarà quest’ultimo a pagare il costo del deposito. Milano mette a disposizione della cittadinanza sbadata un ampio magazzino in via Friuli. Qui gli oggetti dimenticati superano i 31mila l’anno. Ci siamo imbattuti in un estintore, un violino, una tromba, diverse dentiere, una sfilza di mazze da golf, un paio di stampelle, un computer, 5 paia di scarpe, un (quasi) intero servizio di piatti con il bordo in ceramica colorata oltre a centinaia di biciclette (sì tante se ne trovano in un anno). Decine di borse e portafogli, fra le dimenticanze più sorprendenti i sacchetti con gli acquisti appena fatti: pantaloni, t-shirt, biancheria con il cartellino attaccato. Oppure i capispalla invernali usati, molti sono imbottiti o hanno colli di pelliccia: persi sui tram nonostante il freddo.
«Per un anno siamo tenuti a custodire e catalogare ogni cosa ha spiegato Alessandra Scatigna, responsabile dell’ufficio milanese -. Dopo 12 mesi mettiamo gli oggetti in buono stato all’asta e tutto ciò che va all’incanto si vende. Alternativa: ogni oggetto può essere acquistato da chi lo ha consegnato, sempre dopo 12 mesi. Ma anche il legittimo proprietario che ritrova ciò che ha smarrito paga una cifra simbolica, è il costo del deposito dal giorno del ritrovamento. Per i cellulari chiediamo il codice di serie Imei oppure, di sbloccarlo». L’unico articolo che ha una sistemazione stabile da diversi anni in questo deposito e che perciò non ha prezzo – è uno scheletro completo e lucidato. «Lo teniamo appeso qui perché fa sorridere chi entra». Fra i ritrovamenti frequenti ci sono le cartellette in plastica con i disegni degli scolari, sugli scaffali ne sono impilate almeno una dozzina. Tutte smarrite sui mezzi pubblici e mai restituite poiché sprovviste di nomi e indirizzi. Un discorso a parte va fatto per le biciclette, se ne trovano in continuazione, il deposito di via Friuli non basta più a contenerle perciò da un anno si parcheggiano nel cortile del Comando dei vigili che è molto più capiente. Le due ruote si trovano sui treni, in metrò o in mezzo alla strade, spesso vengono rubate e abbandonate. Non è semplice nemmeno restituirle. Non basta presentarsi (solo al mattino) dicendo di aver smarrito una bicicletta. Occorre descriverla per filo e per segno e, se non si è conservato il documento di acquisto, raccontare la circostanza dello smarrimento. «Non restituiamo mai a caso. Un ragazzo rivendicò un monopattino Lamborghini nuovo fiammante. Riuscì a dimostrare di averlo dimenticato su un’auto noleggiata grazie all’iscrizione alla società di leasing». Il Comune ha una pagina Facebook intitolata «Bici rubate e ritrovate» ma non è molto pubblicizzata. Come le altre rimanenze anche le due ruote finiscono all’asta, a centinaia, il mese di giugno. Così, a Milano, diventa più probabile che chi ha subito un furto riesca a ri-acquistare la propria bici rubata.