MowMag, 18 giugno 2023
Cosa avresti fatto se quelli di The Borderline avessero ucciso tuo figlio? Li avresti uccisi con le tue mani come ha tentato di fare il padre di Manuel? Riflessioni sulla giustizia terrena e quella biblica
A me dispiace, sì. Dispiace che il padre del piccolo Manuel, anni 5, non sia riuscito a massacrare di botte chi gli ha ucciso il figlio. Dispiace non essere stato lì con lui, perché non lo avrei fermato. Lo avrei aiutato. Dispiace che ci possano essere in giro coglioni come quelli che guidavano il suv Lamborghini preso a noleggio solo per fare una challenge social. Dispiace soprattutto per Manuel, che non andrà alle elementari, non avrà la sua prima fidanzatina, non prenderà la prima nota a scuola, non nasconderà i primi segreti ai suoi genitori e non crescerà, scoperà, lavorerà né invecchierà anche perché una determinata cultura dell’esagerazione, dei like, dei follow, della monetizzazione e delle views ha preso ormai il sopravvento.
Manuel non diventerà grande perché ci sono zone in Italia abbandonate, scuole con insegnanti più ignoranti degli ignoranti, perché leggere è un’attività clandestina, perché le agenzie e i brand conoscono solo il linguaggio dei numeri fake. Dove è la politica? Dove sono le istituzioni? Dov’è l’intelligenza? Poco budget, poca cultura. Poco tutto.
Dove sono, adesso, gli influencer da 90k a post, ormai i nostri unici modelli, ora che devono condannare questa cultura dell’apparire, dell’essere sempre più estremi per farsi notare, dove sono ora che bisogna aiutare una famiglia, un padre e non un’azienda che fa pandori o cause acchiappalike. Dove sono?
Qualcuno dirà: anche tu stai esagerando, come puoi dare la responsabilità a un sistema e non ai singoli? Perché per i singoli c’è la legge, c’è la colpa relativa all’atto che hai compiuto, ma l’atteggiamento che ha portato a quell’atto da dove arriva, da chi nasce? Chiediamocelo una volta per tutte.
Una bimba porta dei fiori per il piccolo Manuel
Manuel e il dolore intorno a lui meritano una analisi più approfondita. E meritano, lo meritano tutto, il dolore del padre che si è scagliato contro uno degli youtuber. Se non altro – in un mondo fatto di filtri – la violenza, in determinati momenti, conserva la verità. E lo ammetto: se toccassero i miei, di figli, io ammezzerei. Ammazzerei un’altra persona con le mie mani. Finirei in carcere ma ci finirei con la coscienza libera. Senza più rabbia, solo con l’amarezza di aver perso qualcuno che non vorrei mai perdere. Sarò impopolare, scriverò con lo stomaco, ma mi dispiace che qualcuno abbia fermato il padre di Manuel. La giustizia fatta di processi e tribunali è necessaria, ma certe tragedie ne ammettono anche una biblica. Perché chi ha causato l’incidente tra qualche anno (nella peggiore delle ipotesi) sarà fuori dalla galera, Manuel non tornerà più. E per un padre, in questo, la giustizia terrena non basta. Non basterà mai.