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 2023  giugno 18 Domenica calendario

Elogio del pulsante


I bottoni non sono passé, anzi sono di moda. Basta guardare come costellano le versioni di fascia alta di prodotti di grido: dall’Apple Watch Ultra, su cui campeggia un evidente tasto “Action” oltre alla corona e al pulsante dei modelli standard, al costoso Sony Walkman NW-ZX700 che è, in pratica, il regno del pulsante. Insomma tasti, manopole, interruttori – tutto ciò che restituisce un certo piacere tattile quando usiamo oggetti tecnologici – non sono stati interamente soppiantati dal più algido e immateriale touch screen.
C’è un trend in corso da mesi, che potremmo definire “il ritorno dei bottoni”, che è parte di un’onda più ampia di rivalutazione dell’analogico. Evidente da dati come l’ultimo report annuale della British Phonographic Industry, che vede il 2022 come anno boom per la vendita di musicassette nel Regno Unito (195.000 unità, record degli ultimi vent’anni). C’è chi spiega il fenomeno come una reazione alla sbornia digitale vissuta nella pandemia. «Davamo per scontato, già da prima del Covid, che il digitale sarebbe stato la via del futuro. Però la pandemia ci ha dato un assaggio di questo futuro: telelavoro per mesi, lezioni in remoto, niente più ristoranti o serate al cinema con gli amici e così via. E abbiamo capito quanto un eccesso di digitale isoli dal mondo e dalle sensazioni corporee più piacevoli» spiega David Sax, editorialista del New York Times e autore del recente saggio “The Future is Analog: how to create a more human world” (PublicAffairs), in cui intervista 200 persone sul tema. «Così è emersa una voglia di fisicità, di tattilità che vediamo oggi nella crescente popolarità delle interfacce con pulsanti, che possiamo usare senza fissare i nostri occhi su uno schermo». Anche sui cruscotti delle auto, come le case automobilistiche stanno riconoscendo.
«Quando usiamo un oggetto analogico, ad esempio un disco in vinile o una radio, ci sentiamo più rilassati perché la loro fisicità ci dà una maggiore risonanza con le nostre emozioni rispetto alla sostanziale freddezza del digitale» spiega Robert Hassan, docente di comunicazione all’Università di Melbourne. «Quello che ora è più chiaro è che il digitale non è soltanto un miglioramento dell’analogico: sono tecnologie differenti, con logiche distinte e possono soddisfare esigenze diverse». Certo, il revival dell’analogico non è ancora fenomeno di massa, però – proprio perché d’élite – ha un forte potere di attrazione. «Ormai è passato un po’ di tempo da quando Zuckerberg ha presentato la sua idea di Metaverso» osserva Sax. «E oggi entusiasma poco l’idea di incontrare gli amici solo sotto forma di ologrammi, mentre ognuno rimane a casa sua».
Proprio un ex manager di Meta, Alex Stain, autore di ricerche sull’uso dei dispositivi digitali, ha dichiarato all’ Atlantic che le tastiere meccaniche, gli stereo e gli oggetti condecine di bottoni sono diventati status symbol. «Molti, pur usando senza paraocchi ogni tecnologia, si chiedono: “Questo gadget risponde ai miei bisogni di essere fisico che vive in un mondo fisico, e i cui desideri sono, spesso, soddisfatti già benissimo da una soluzione analogica?”» spiega Sax.
Certo, l’analogico può offrire “di più” in termini di sensazioni tattili, ma è innegabile che offra molte meno opzioni di scelta: un’interfaccia con pulsanti di plastica è giocoforza meno duttile di uno schermo che ci permette di usare centinaia di app. Però – sorprendentemente – questa limitatezza “by design” dell’analogico non è un difetto, ma un nuovo tipo di virtù. «La scelta infinita offerta dal digitale può essere spiazzante: i pulsanti analogici ci permettono di focalizzare l’attenzione su un numero più gestibile di scelte, ed essere più produttivi» spiega Sax. E non è solo questione di bottoni, ma di fruizione del mondo. Prendiamo i millennial, che, come dicono molti studi, preferiscono le esperienze, come i viaggi, al possesso di cose. Bene, le esperienze sono ancora più analogiche dei beni materiali, perché, per essere vissute, hanno bisogno di tutta una costellazione di realtà fisiche che vanno percepite —ça va sans dire analogicamente, non essendo fredde sequenze di bit, ma tuffi e tramonti da godersi e piatti prelibati da gustare a lume di candela – dai sensi.