Corriere della Sera, 18 giugno 2023
Ritratto di Marina Berlusconi
È suo il nome scandito in piazza Duomo, mentre la bara del padre sta per partire per l’ultimo viaggio e, sul sagrato, restano cinque fratelli e una sola capofamiglia. La folla urla: Marina, Marina, Marina. Tutti sanno che Silvio Berlusconi e la primogenita si sentivano almeno tre volte al giorno; tutti ricordano che, ogni volta che il padre era sotto attacco, quella che scendeva in campo e lo difendeva sui giornali era lei. E un’ora prima, quando Marina era arrivata in Duomo mano nella mano con Marta Fascina, grazie a quel gesto, tutti avevano capito che la quasi moglie di Silvio andava considerata di famiglia e col rango di vedova. Tutti sanno che quel che Marina pensa, dice e fa è ciò che il padre avrebbe pensato, detto e fatto.
I due patti politici
Ed ecco i patti politici da qui alle Europee, di cui tutti i parlano. Quello con Tajani col suo annuncio su Marina che gli ha ribadito la vicinanza della famiglia a Forza Italia. O il patto per lo status quo da alcuni ipotizzato fra Giorgia Meloni e Marina, con quest’ultima garante per il partito e la premier vigile sulle scalate ostili a Mediaset.
Nata due volte
In qualche modo, Marina deve essere stata agli occhi del padre, la figlia che era nata due volte. La prima il 10 agosto 1966 dal matrimonio con Carla Elvira Dall’Oglio, la seconda quando, a soli 31 anni, lo convince a non vendere Mediaset a Rupert Murdoch. E lo convince nonostante la seconda moglie, Veronica Lario, fosse favorevole. Quello è il giorno in cui nasce Marina l’erede, Marina la Zarina, «Marina il martello pneumatico», come dirà Fedele Confalonieri. Se c’è un prima e dopo nella sua vita è quel giorno di marzo 1998 in cui dice a Daniele Manca e al Corriere della Sera «ero fortemente contraria alla vendita e con mio fratello Pier Silvio abbiamo lottato e osteggiato la cessione». Quello è il momento in cui assume pubblicamente sulle sue spalle la responsabilità di portare avanti le aziende che suo padre ha costruito e che lei gli ha impedito di cedere nonostante le pressioni sul conflitto di interesse. E ora che, senza Berlusconi padre, Mediaset fa gola ad altri gruppi, bisogna anche rileggere quel passaggio in cui Marina spiegava che quella era stata una scelta di vita: avere tanti soldi del papà ma niente da costruire, o avere tanti soldi dal papà e spenderli in giro per il mondo, due ipotesi che non le interessavano.
Commessa a Londra
La ragazza ha un carattere di ferro, forse forgiato fin da piccola, quando, come il fratello Pier Silvio sopporta una stagione da reclusa all’estero o da reclusa in casa coi precettori, per paura dei rapimenti. Marina si diplomerà poi al liceo classico, si iscriverà a Giurisprudenza, poi a Scienze Politiche, ma lascerà gli studi, farà la commessa a Londra, e non si tratterà di inconcludenza: molti se la ricordano a 19 anni, quando il padre inizia a invitarla alle riunioni del gruppo e lei arriva sempre per prima e annota a testa bassa ogni parola. Nel 1996, diventa vicepresidente di Fininvest, dal 2005 è presidente della holding di famiglia e dal 2003 guida anche la Mondadori.
Difensore del padre
Non le aveva fatto piacere che suo padre, nel ’94, entrasse in politica, ma da allora lo ha sempre difeso. In principio, dal conflitto di interesse («un problema che non esiste»; «un’arma spuntata che la sinistra usata in modo ossessivo». Poi, sui processi al papà, parlando di «pm ad personam» e di «persecuzione». Una volta, disse di Carlo De Benedetti, sul Lodo Mondadori, che lui era solo invidioso di suo padre. Un’altra, a un giornalista che le chiedeva i pregi del papà, rispose «quante pagine mi dà?».
Parole forti
Poi, quando nel 2009 la cronaca entra a gamba tesa nella vita privata di Berlusconi padre e si parla del suo divorzio, di una sorta di Dynasty e delle prime ragazze o «vergini che si offrono al drago» per dirla con Veronica Lario, Marina si lamenta del troppo gossip e rilascia un’intervista al Corriere per dire che le ventimila persone che lavorano nel gruppo meritano più rispetto. Aggiunge: «Per definire quanto hanno cercato di fare a mio padre mi vengono solo due aggettivi: indegno e vergognoso».
Erede di carisma
Per le sue uscite, precise e spietate, molti da anni la individuano come una possibile erede anche politica e anche dotata di leadership carismatica. Questo nonostante Berlusconi ripetesse che non avrebbe mai voluto che i suoi figli patissero quello che aveva patito lui. L’ipotesi lei l’ha sempre respinta, salvo nel 2014: «Nella vita non si può mai escludere nulla. Quindi, un domani, se capitasse, la politica, chissà…». Intanto, si dice che sarà lei a decidere se a correre per il seggio lasciato vuoto dal padre sarà uno di famiglia, forse il fratello minore Luigi, forse zio Paolo, e che sarà sua l’ultima parola sulle liste delle Europee. D’altra parte, si diceva anche che ci sia stata lei dietro l’ultimo riassetto del partito e il ridimensionamento di Licia Ronzulli.
Enigma testamento
Marina è sposata con Maurizio Vanadia, primo ballerino della Scala e figlio di una famiglia operaia siculo-piemontese, hanno due figli: Gabriele, nato nel 2002, e Silvio, nato nel 2004. «Avere un marito e dei figli come quelli che ho è la più grande fortuna della mia vita», ha detto una volta. La famiglia prima di tutto e, in questi giorni, lei sta interpretando i desideri del padre: non far morire le aziende né Forza Italia. L’apertura del testamento dirà fino a che punto lui teneva al «fattore Marina» e quanto ha voluto tutelare il suo ruolo di capo, in famiglia e in azienda e, forse, anche in politica.