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 2023  giugno 18 Domenica calendario

Case, ville e opere d’arte: l’altra eredità di Berlusconi

A bitazione categoria A5 di tipo ultrapopolare all’indirizzo di viale Venti Settembre 54», dicono le carte del catasto sotto il codice fiscale di Silvio Berlusconi.
Ultrapopolare? Dovrebbe esserci anche questo piccolo immobile nel testamento. È tuttora nel suo patrimonio personale, insieme a ville da centinaia di milioni, residenze in Costa Azzurra, a Porto Rotondo e ai Caraibi. «Due vani», specificano le carte. E insieme a tutto il resto dovrebbe essere destinato agli eredi. L’origine è assai curiosa e riporta a una storia di qualche anno fa. Il Cavaliere l’ha ereditato da un pittore triestino, Glauco Dimini, morto nel 2015. Era il suo atelier e nelle ultime volontà scrisse proprio che lo lasciava a Berlusconi di cui era grande estimatore. Il minuscolo due stanze è ancora lì, in mezzo alle super ville.
Non c’è soltanto Fininvest, il mattone, piccolo o grande che sia, resta un nodo da sciogliere nella successione. Tutto sommato, è relativamente semplice dividere il capitale di una società. Ma le residenze di famiglia? A chi andrà Villa San Martino ad Arcore, simbolo del potere berlusconiano? E la faraonica Villa Certosa in Sardegna che ha accolto in ciabatte e bermuda capi di Stato e potenti di mezzo mondo? Possiamo immaginare che Arcore sarà venduta? O gli appartamenti di Viale San Gimignano a Milano dove si trasferì negli anni Sessanta Rosa Bossi, mamma del Cavaliere?
Più facile che vengano divise tra gli eredi alcune proprietà da mettere sul mercato e dunque destinate ad essere «monetizzate». Tra queste il principale asset, la villa di Porto Rotondo che una perizia ha valutato 259 milioni ma che sul mercato potrebbe trovare acquirenti anche a prezzi molto superiori. Il nodo da sciogliere, anche qui, è l’esistenza di una società, Immobiliare Idra, che detiene le principali proprietà (Arcore, Certosa ecc), in carico per un valore di 412 milioni. Non ha reddito proprio ma solo i costi di conduzione delle ville che sono intorno ai 20-25 milioni annui. Di fatto si regge grazie ai finanziamenti del socio (il Cavaliere finora) e, in ultima analisi, al supporto di Fininvest. Quindi rendere autonomi, eventualmente, i singoli asset è una manovra complessa che richiede operazioni di ingegneria finanziaria.
Alla fine sono soltanto quattro gli immobili di cui l’ex leader di Forza Italia aveva la proprietà personale, non ingabbiati in una società e che dunque potrebbe aver attribuito direttamente agli eredi senza filtri azionari.
Il valore
Immobiliare Idra detiene le principali proprietà, in carico per un valore di 412 milioni
Il primo è la dimora storica di Milano-San Gimignano. Il secondo è il villino «Due Palme» di Lampedusa (250 metri quadrati) di cui annunciò l’acquisto nel 2011 dopo essere atterrato sull’isola, assediata dagli sbarchi. Il terzo era uno dei rifugi preferiti da Berlusconi fuori dalla Brianza: Villa Campari sul Lago Maggiore, a Lesa, poco distante dalla casa che fu di Mike Bongiorno, trenta stanze, splendido parco, erba pettinatissima e porticciolo privato; la villa fu fatta costruire alla fine dell’800 dal patriota risorgimentale e senatore del Regno d’Italia Cesare Correnti, che morì proprio tra quelle mura nel 1888. Poi l’allora Villa Correnti venne acquisita dalla famiglia del famoso bitter che la ribattezzò Villa Campari.
Infine, il quarto: le due stanze dell’eccentrico artista triestino.
Vedremo come Berlusconi ha impostato la successione per la parte del patrimonio extra Fininvest, che non riguarda soltanto immobili ma anche le storiche imbarcazioni Principessa Vai Via, il Magnum 70 e la «San Maurizio». E poi le opere d’arte, alcune – si dice – di grande valore.
Tra i racconti leggendari su Berlusconi, anche quello di un hangar con 24 mila quadri. «Era un divertimento che sostituiva l’amore per le donne – ha detto Vittorio Sgarbi qualche giorno fa smorzando gli entusiasmi sul valore delle opere —. Ma come per tutti i cacciatori, anche per lui non era importante la qualità, ma la quantità. In realtà, sarebbe stato meglio prenderne 2.400 buoni piuttosto che 24 mila così così».