Il Messaggero, 17 giugno 2023
Fino a mille assistiti per i medici di famiglia
ROMA La notte guardie mediche, di giorno medici di famiglia. Grazie all’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto enti pubblici, i medici con il doppio incarico potranno infatti assistere altri 350 pazienti, per un massimo di mille. Marta Schifone, capogruppo FdI in Commissione Lavoro alla Camera e prima firmataria dell’atto, non ha dubbi: «La norma avrà un impatto su oltre 7.100 professionisti e garantirà l’assistenza di un medico di famiglia per un milione e mezzo di cittadini in più. Si tratta di una norma che va a migliorare la continuità assistenziale sul territorio ed il diritto essenziale alla salute, una delle priorità di questa maggioranza».
LA SOLUZIONE
A sollecitare il provvedimento, che dovrebbe servire a tamponare la forte carenza dei camici bianchi, era stata la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg). «L’abbiamo proposto già al precedente governo ricorda il segretario della Fimmg Silvestro Scotti -. Era stata emendata precedentemente, però era stato posto il limite di 850 pazienti, e la scadenza era fissata a dicembre 2023. Si tratta di soluzioni di cui stiamo parlando da tempo. L’emergenza per i medici durerà fino al 2026, speriamo che i provvedimenti strutturali intanto la risolvano».
In sostanza, fino ad ora i medici con doppio incarico, circa 7-8mila, o rinunciavano a circa 200 pazienti pur di non superare il limite di 650, oppure perdevano le 24 ore di guardia medica. «In buona sostanza calcola Scotti – se aggiungiamo 350 pazienti per medico che fa la guardia medica, vuol dire che un milione e 200mila cittadini in più potranno avere un medico di famiglia».
La situazione, in effetti, è drammatica ovunque. Come ha calcolato la Fondazione Gimbe, mancano quasi 2.900 medici di famiglia ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400; il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti, riducendo la qualità dell’assistenza. Le criticità maggiori nelle grandi regioni del Nord: Lombardia (-1.003), Veneto (-482), Emilia Romagna (-320), Piemonte (-229), oltre che in Campania (-349). Eppure, consentire alle guardie mediche di poter arrivare a mille pazienti potrebbe non risolvere del tutto la questione. «Si tratta di una soluzione tampone, anche perché mille assistiti richiedono un lavoro non da poco – denuncia Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) -. Le guardie mediche attualmente possono conciliare 24 ore di lavoro con 650 pazienti, ma mille pazienti equivarrebbero più o meno a 30-35 ore di lavoro a settimana, e di sicuro non si può chiedere a nessuno di lavorare 50-60 ore a settimana». Per i medici, insomma, restano ancora diversi dubbi sugli effetti a breve termine.
IL CONTEGGIO
«Si tratta di una soluzione che risponde più che a una logica qualitativa all’esigenza di assegnare un medico alle persone che non ce l’hanno – precisa Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie. Non dimentichiamo che siamo ancora in condizioni di emergenza, e quindi aumentare di 350 il numero dei pazienti per medici è una decisione necessaria».
Resta poi l’incognita sul numero reale dei professionisti che vorranno aumentare il volume degli assistiti. «Per ora si può fare un conteggio astratto ammette Cricelli – non è detto che tutti i medici poi vogliano accettare altri pazienti. Molti sono già sovraccarichi e oberati di lavoro, e quindi in questo momento non riuscirebbero ad assisterne altri 350 pazienti completamente sconosciuti e per la maggior parte con problemi anche importanti. Attenzione, dunque, a non trattare la medicina come una partita a carte».
Graziella Melina