la Repubblica, 17 giugno 2023
I manager della felicità
ROMA – C’è chi, come Biogen, ha istituito la Wellbeing Academy, mettendo a disposizione dei dipendenti dal nutrizionista al consulente per gli investimenti finanziari. E chi, come Mondora, ha rivoluzionato l’organizzazione interna, abolendo ogni forma di gerarchia. E anche chi, come Monica Masetti di Chiesi, ha avviato un dialogo capillare per capire come è meglio far lavorare ogni persona, cercando di capire quali sono le competenze e le aspirazioni. Ognuno dei 300 Chief Happiness Officer, i manager della felicità che oggi si incontrano a Bologna per la prima “Woodstock dei CHO” ha individuato una strada propria per rendere la propria azienda un luogo felice perché, come spiegano a Repubblica,«la vera sostenibilità oggi è quella umana». Ma c’è anche un risvolto economico: nelle aziende “felici”, assicurano Veruscka Gennari e Daniela Di Ciaccio, fondatrici della 2bHappy Agency, le vendite crescono del 37%, la produttività del 31% e laretention del 44%.
Gennari e Di Ciaccio si sono ispirate a modelli statunitensi: il manager della felicità, che ha l’obiettivo di coinvolgere maggiormente i dipendenti e di farli star bene sul posto di lavoro, lì esiste da almeno dieci anni. Un primo riconoscimento, raccontano, «è arrivato nel 2016, quando l’Onu ci ha invitato a Ginevra per condividere la nostra esperienza nell’ambito dei lavori per l’elaborazione dell’Happiness Index». Ma è dal 2019 che sono partiti i corsi di certificazione e sono arrivati i primi CHO italiani: «La pandemia è stata uno scoperchiamento del vaso di Pandora. Non avere più i dipendenti nel radar di controllo ha costretto molti manager a sviluppare tecniche di comunicazione e di condivisione degli obiettivi».
Per la stragrande maggioranza dei “manager della felicità” infatti il desiderio di intraprendere questo nuovo percorso è maturato proprio nei mesi di reclusione imposti dal Covid-19, anche se per molti si trattava di mettere in pratica un’ambizione coltivata da tempo. «Ho fatto il corso durante il lockdown – racconta Monica Masetti, direttore del personale della filiale spagnola del gruppo farmaceutico Chiesi, a Barcellona – È stata una mia iniziativa personale: ho sempre pensato che anche il posto di lavoro possa essere un luogo dove sviluppare la felicità, e che non ci sia separazione tra vita personale e vita professionale. Di vita ce n’è una sola, e siamo sempre noi a viverla, e quindi dobbiamo curarne ogni momento».
Anche Cecilia Masserini è una responsabile delle risorse umane (al momento quello di CHO in Italia è un titolo “onorifico”, che i manager aggiungono però con orgoglio alla loro competenza ufficiale): «In Biogen – spiega – ci siamo avvicinati diversi anni fa a questa filosofia secondo la quale il benessere del lavoratore può rafforzare risultati e ingaggio. Abbiamo cercato di capire quali erano i bisogni delle persone che lavorano con noi: sono emerse esigenze diverse, dal nutrizionista allo psicologo, anche per i familiari, alle consulenze legali e finanziarie».
Francesco Mondora è invece un un imprenditore: ha fondato la Mondora, una società di rigenerazione digitale del gruppo TeamSystem. «Al nostro interno non ci sono gerarchie – spiega – e prendiamo solo decisioni all’unanimità». Mondora, che è costituita da ingegneri e sviluppatori, ha assunto anche alcuni contadini per coltivare gli otto ettari di terreno intorno all’azienda, in Valtellina: «Riceviamo ogni 15 giorni cassette con i prodotti agricoli, ogni tanto andiamo in campagna con gli agricoltori. Inoltre l’azienda genera biodiversità».