la Repubblica, 17 giugno 2023
Quei ragazzi che dopo aver ucciso Manuel. giravano video ridendo
ROMA – L’impatto è devastante. La Lamborghini Urus e la Smart si scontrano a Casal Palocco, periferia sud di Roma, a una manciata di chilometri da Ostia. Dentro l’utilitaria rimangono incastrati la madre, Elena con i due figli. Manuel è agonizzante. Dal suv scendono in 5, tra cui Matteo Di Pietro, il ventenne che era al volante. I ragazzi – secondo alcuni testimoni – impugnano gli smartphone e filmano sorridendo la scena. Non si accorgono, evidentemente, della tragedia che si sta consumando sotto i loro occhi. Il piccolo di 5 anni sta morendo. In una manciata di secondi diverse persone accorrono. Alcuni di loro vedono i ragazzi con i cellulari tra le mani e li affrontano a muso duro.
«Sono arrivato in meno di un quarto d’ora e mi hanno detto che, subito dopo l’incidente, i ragazzi che erano scesi dalla Lamborghini hanno girato un video ridendo e scherzando. Questo è uno scandalo», ha poi spiegato Alessandro Milano titolare di una impresa ad Acilia, residente a Casal Palocco e padre di un bambino che frequenta la stessa classe di Manuel.
I carabinieri ieri pomeriggio si sono presentati a casa di Di Pietro, indagato per omicidio stradale e trovato con tracce di cannabinoidi nel sangue. Dopo aver citofonato, hanno atteso quasi mezz’ora che qualcuno aprisse. Dalla villetta, però, nessun segno di vita oltre al cane lasciato in giardino. Altre perquisizioni sono state fatte nella sede della società TheBorderline, che si trova in piazza Francesco Borgongini Duca e nelle case degli altri 4 youtuber che erano a bordo del Suv Lamborghini.
TheBorderline è la società che cura gli aspetti economici del gruppo, l’anno scorso ha fatturato 190 mila euro, ricavati anche grazie alle sponsorizzazioni dei video estremi pubblicati sui social che dopo l’incidente hanno avuto un’impennata di follower: più 19mila in 24 ore.
Il timore degli investigatori è che non tutte le immagini disponibili siano state sequestrate il pomeriggio dell’incidente. La macchina, infatti, proprio per la challenge, girava per le strade del quartiere da oltre 24 ore, e le riprese, oltre che con gli smartphone dei cinque, su cui già sono stati disposti accertamenti tecnici, erano state fatte con telecamere di diverso tipo: Mirrorless, Gopro e camere 360.
Per questo la procura vuole controllare tutte le schede di memoria e i computer del gruppo per ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente, a partire dalle fasi precedenti, anche analizzando i messaggi e le conversazioni dei cinque prima dello scontro.
Alcuni testimoni avrebbero visto l’auto sfrecciare più volte per le vie di Casal Palocco a velocità sostenuta, oltre i 100 km orari. Per questo è stato chiesto anche al consorzio locale di fornire le videocamere di sorveglianza. Gli inquirenti, incrociando le immagini, puntano a ricostruire in poco tempo l’esatta velocità del bolide. Ma non si esclude,proprio la tipologia della sfida, che gli youtuber siano stati sopraffatti dalla stanchezza. L’obiettivo, infatti, era rimanere chiusi 50 ore dentro la Lamborghini.
Ma l’attività degli inquirenti non si ferma a verifiche solo di natura tecnica. Chi indaga punta ad acquisire ulteriori elementi per consolidare l’impianto accusatorio. In questo ambito sono proseguite, per tutta la giornata, le audizioni delle persone informate sui fatti. Sono stati ascoltati anche alcuni membri della società che, però, non erano a bordo dell’auto quel pomeriggio. In calendario, appena le condizioni lo renderanno possibile, anche laconvocazione della mamma del piccolo, che giovedì ha lasciato l’ospedale Sant’Eugenio.
I familiari, inoltre, attendono la restituzione della salma per potere celebrare i funerali. Le esequie arriveranno dopo il nulla osta della Procura che ha disposto l’autopsia. I pm vogliono avere un quadro chiaro delle cause del decesso: la morte del piccolo è stata, infatti, dichiarata circa un’ora e mezza dopo l’incidente, dopo il drammatico tentativo di salvargli la vita. «Ti ameremo per sempre. Mio figlio strappato da ’sto mondo infame», è il grido di dolore affidato ai social del padre di Manuel.