la Repubblica, 17 giugno 2023
I funerali di Flavia Franzoni Prodi
BOLOGNA – Romano Prodi stringe tra le mani una manciata di foglietti scritti di suo pugno. Non si appunta mai i discorsi, ma per la sua Flavia bisogna farlo. Sul pulpito, davanti a oltre duemila persone nella chiesa di San Giovanni in Monte dove si mescolano gente comune, vip dello spettacolo e tutta la stirpe della politica di sinistra, il Professore le dedica un’ultima lettera d’amore. E la ricorda com’era un attimo prima di dirle addio. Proprio in quella camminata in Umbria dove poi Flavia Franzoni ha avuto il malore fatale che se l’è portata via. «L’ultima volta che l’ho vista sorridere è stato tra Gubbio e Assisi dopo due giorni di gioia pura, con i nostri amici più cari» dice Prodi, che ripercorre i suoi 54 anni di vita «in cui abbiamo condivisotutto». Un sodalizio intellettuale: lei mite e forte, amica e consigliera di un «radicalismo dolce e perseverante». Ma non solo questo: «Non pensate che la nostra lunga vita insieme sia stata solo impegni e preoccupazioni – dice Prodi – abbiamo vissuto insieme cielo e terra. Anche terra». Risate e lunghe vacanze con la nostra “tribù”. Vale a dire la famiglia che lo circonda da ogni parte. I figli Giorgio e Antonio, sempre con lui. I sei nipoti, tra cui la piccola Chiara che Prodi coccola stringendole il viso tra le mani. Davanti alla bara di Flavia, di frassino chiaro ricoperto di rose rosse come quelle di ogni anniversario di nozze, Prodi sosta oltre due minuti prima delle nove, quando la chiesa è ancora vuota, finché proprio Chiara non lo raggiunge. E poi il figlio Giorgio: un abbraccio stretto come una promessa davanti alla foto sorridente della signora Franzoni, riconoscibilissimacome tutti la ricordano, sotto i portici al braccio del marito.
Proprio la famiglia sorregge il Professore, che chiude con una speranza il suo ricordo: «Nell’ultimo weekend ci siamo chiesti con Flavia mentre passeggiavamo per Bologna se dal Paradiso si possa vedere Piazza Santo Stefano». Vale a dire casa Prodi, che si affaccia proprio sulla piazza. «Io credo di sì» dice il Prof. E il cardinale Matteo Zuppi,presidente Cei che celebra la messa, annuisce: «Anche da Santo Stefano si vedrà d’ora in poi una luce in più». Parole suggellate dal lungo applauso che strappa un sorriso nella chiesa gremitissima. Tutto il Pd di ieri e oggi presente. Enrico Letta per primo, si inginocchia davanti alla bara. E poi Massimo D’Alema, Piero Fassino e Pier Luigi Bersani uno accanto all’altro in chiesa. WalterVeltroni più distante e in prima fila Elly Schlein, segretaria del Pd, con al fianco il presidente dem Stefano Bonaccini e il sindaco Matteo Lepore. A tutti loro Prodi ricorda dal pulpito la “lezione” di Flavia: «Era convinta che per ogni rottura è necessario rammendare. Perché la nostra società si rompe continuamente. Aveva come obiettivo la costruzione di una Italia limpida e discreta, ma un’Italia seria. Molto seria». Prodi lo dice davanti a un centrosinistra lontano dall’Ulivo che costruì con ago e filo. Per il M5S si intravede l’ex ministro Federico D’Incà. Matteo Renzi non c’è. Ha scritto a Prodi ma per Italia Viva arriva una corona di fiori, come quella della presidenza del consiglio e del ministro Matteo Piantedosi. Del governo ci sono solo il viceministro Galeazzo Bignami e la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, costretti ad ascoltare anche quando nella preghiera dei fedeli uno dei nipoti di Prodi ricorda la tragedia dei migranti, 600 morti nel mare della Grecia. Lo stesso Zuppi nell’omelia parla del «desolante e colpevole abbandono dei profughi in mezzo al mare». Tra le personalità non si contano gli ex premier, tra cui Mario Monti e Mario Draghi. E poi il gotha economico, da Luca Cordero di Montezemolo all’ex presidente di Confindustria Luigi Abete, i banchieri Giovanni Bazoli, il presidente di Unipol Carlo Cimbri e Alessandro Profumo. E gli artisti, Gianni Morandi, Alessandro Bergonzoni, Pif e Samuele Bersani. Gli amici, da Arturo Parisi a Giulio Santagata, a Riccardo Levi. Tutti si mescolano alla gente comune, in fila per abbracciare Prodi e farlo sentire meno solo. Lo dice anche Zuppi, che fa sue le parole di Papa Francesco: «Dopo 50 anni saprai raccogliere, e con te i tuoi cari, l’eredità di fede e fortezza di Flavia. Continuando a testimoniare la bellezza del vincolo che vi ha tenuto insieme. Mano nella mano fino all’ultima passeggiata». «Lei – conclude Zuppi – era una bussola. Ci si può smarrire senza un orientamento così, ma anche ritrovare, caro Romano, definitivamente. Questa bussola vincerà ogni solitudine».