la Repubblica, 16 giugno 2023
Il patto tra Usa e Iran. Niente nucleare in cambio di sanzioni più leggere
Il dialogo diplomatico tra Usa e Iran è ripreso, sottotraccia, per negoziare un accordo informale che prevenga la crisi nucleare. Non l’intesa Jcpoa firmata da Obama, ma un cessate il fuoco politico momentaneo, che secondo ilTimes of Israelanche il premier dello Stato ebraico Netanyahu accetterebbe. Lo rivelano New York Times eWall Street Journal, che ne hanno parlato con almeno tre funzionari israeliani, un iraniano e un americano.
Da quando Trump è uscito dal Jcpoa la situazione è costantemente peggiorata. Libera dai limiti imposti dall’accordo, la Repubblica islamica ha purificato 114,1 chili di uranio al 60%, secondo i dati dell’Aiea. Questo materiale non ha alcun uso civile, ma per costruire un’atomica serve arrivare all 90%. Le stime variano sul tempo che separa ancora Teheran dall’arma nucleare, tra 6 mesi e due anni, però il capo degli Stati Maggiori Riuniti Milley ha fatto sapere di aver preparato i piani per la risposta militare, nel caso gli ayatollah salissero al 90%. Curiosità aggiuntiva, alcuni di questi piani erano tra i documenti segreti che Trump si era portato a Bedminster.
All’inizio del mandato Biden ha cercato di resuscitare il Jcpoa, ma Teheran non ha negoziato in buona fede. Washington ora è impegnata con la guerra in Ucraina e la sfida cinese, e non vorrebbe aggiungerci un conflitto in Medio Oriente. Perciò ha ripreso il dialogo, attraverso l’inviato per l’Iran Robert Malley, che alla fine dell’anno scorso ha incontrato l’ambasciatore all’Onu Amir Saeid Iravani, e il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente Brett McGurk, andato in Oman per discutere col negoziatore nucleare Ali Bagheri Kani. Mercoledì il leader supremo Khamenei ha indirettamente confermato i contatti, dicendo che potrebbe appoggiare un accordo con gli occidentali, se l’infrastruttura atomica del Paese restasse intatta.
In base al patto l’Iran si impegnerebbe a non arricchire l’uranio sopra il 60%, fermerebbe gli attacchi dei suoi alleati contro gli americani in Siria e Iraq, allargherebbe la collaborazione con gli ispettori dell’Aiea, e non venderebbe missili balistici alla Russia. Incerto invece sarebbe il destino dei droni consegnati a Putin. In cambio, gli Usa eviterebbero di imporre nuove sanzioni, smetterebbero di sequestrare le petroliere iraniane che esportano greggio, non chiederebbero a Onu e Aiea risoluzioni punitive. Inoltre Washington ha già autorizzato l’Iraq a pagare 2,76 miliardi di dollari di debito che aveva con l’Iran per forniture di energia, e potrebbe sbloccare altri 7 miliardi dovuti dalla Corea del Sud. I soldi andrebbero in una banca del Qatar, e potrebbero essere usati solo per rimborsare debiti di Teheranall’estero o ricevere forniture umanitarie come cibo e medicine. Non sarebbe un trattato formale, che non verrebbe mai approvato dal Congresso, e avrebbe una durata limitata nel tempo. Biden verrebbe accusato di pagare il regime che aiuta Putin a bombardare i civili in Ucraina, ma eviterebbe il rischio dell’escalation nucleare e un conflitto peggiore in Medio Oriente.
Secondo ilTimes of Israel, Netanyahu ne ha parlato con alcuni parlamentari, dicendo che potrebbe accettare questo “mini accordo”. L’ex inviato Usa per il Medio Oriente Dennis Ross ha commentato che servirebbe a guadagnare tempo, ma non all’infinito, perché Teheran sta già potenziando le difese delle infrastrutture nucleari.