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 2023  giugno 17 Sabato calendario

Intervista a Nina Zilli

Cosa ha fatto quando ha saputo di essere incinta?
«Sono svenuta».
Uno choc.
«Il più bello del mondo. Non me lo aspettavo. Anna Blue è una bambina caparbia, si è nascosta per due mesi e mezzo. Non mi sentivo benissimo e sono andata dal ginecologo per un controllo. “Vede quella cosa che si muove? È il cuore”. E io puff... alla Fantozzi».
È una mamma chioccia?
«Non sono una di quelle madri coraggio che sanno già cosa devono fare da qui al ballo delle debuttanti della figlia diciottenne. Mi sento più una Bridget Jones».
Anna Blue è nata il 2 giugno 2023.
«Ci speravo: Festa della Repubblica e giorno in cui venne dato il diritto di voto alle donne».
Nina Zilli, indomita voce da mezzosoprano con squarci soul, è sorprendente. Orgogliosamente femmina, ha un talento da trasformista: passa con disinvoltura dallo stile pin up anni 50 al look più aggressivo da amazzone metropolitana. Camaleontica anche sul lavoro: canta, compone, ha scritto un romanzo, si è dedicata alla tv e ha debuttato pure come attrice. Ironica, ha girato con il pancione il video di Innamorata, dove, nei panni di una sposa sgangherata, avrebbe dovuto convolare a nozze con il suo vero compagno Danti (Daniele Lazzarin, rapper, autore e produttore). Il suo sketch di «mamma minkia» sull’improbabile canale tv per gli epurati, creato dalla fantasia del vulcanico Fiorello ha infiammato il web.
Ha fatto pace con Biggio che su «Viva Rai 2» l’ha bruciata sul tempo con la notizia della gravidanza?
«Quella rana dalla bocca larga di Fabrizio lo sapeva da pochissimi giorni. Ci sono rimasta un po’ male. Il pensiero è andato ai paparazzi sotto casa: oddio sono vestita come una barbona, devo far pascolare i cani, che faccio? Infatti sono arrivati puntuali 24 ore dopo. Alla fine mi sono detta: tolto il dente tolto il dolore».
E Fiorello?
«Lo sapeva dal giorno uno. Daniele lavora da anni con lui e stavamo pensando di trasferirci a Roma. I nostri piani sono cambiati».
Fiorello e J-Ax sono stati i suoi cupidi.
«Con Daniele ci conoscevamo da un po’ ma tutto è successo quando abbiamo cantato Tu e D’io a “Viva RaiPlay”. J-Ax piomba in camerino: “I belloni li abbiamo provati e sappiamo che non ce ne frega niente. È ora di tornare ai tuoi cari vecchi nerd”. Si riferiva a Danti».
Nel video di «Innamorata» non riuscite a sposarvi. Nella realtà?
«Non è il mio chiodo fisso. Se Danti mi farà la proposta, vediamo se avrò voglia di dirgli di sì».
È tosta come sembra?
«Credo nel girl power, quello vero, che non è un’operazione di marketing alla Spice Girls. Sono una femmina che lavora in un mondo ancora prevalentemente maschile. Non è una critica all’Italia, ma in generale. L’arte era vietata alle donne fino agli inizi del 900. Da Saffo a Nina Simone, passando per Mary Shelley, ci sono state delle sovversive».
Tanta ammirazione per le donne nasce da?
«Una famiglia matriarcale: mamma lavorava e mi ha cresciuta la nonna, di mestiere operaia. Eppoi siamo emiliani, fortemente radicati alla nostra terra e alle radici. Mia madre appartiene a una generazione di donne che ha dovuto lottare per infilare un paio di jeans. Mi ha sempre detto che potevo permettermi quello che volevo, bastava impegnarsi, anche se non sarebbe stato facile. Prima del talento è importante la tenacia, quando ho iniziato io era da mettere in conto una gavetta infinita. Oggi arrivi in un secondo e forse sei meno pronto, il passo falso è più probabile».
E il papà?
«Oddio, povero papà con tutte ’ste femmine sembra scomparire. Sono figlia unica, per me è un mito, ha sempre ragione. Mai avuto conflitti con lui. Con mamma, invece, delle scornate feroci. Mi ha tirata su la nonna perché loro lavoravano tantissimo. Erano ragionieri, ora sono in pensione».
L’aiutano con la dichiarazione dei redditi?
«Mi salvano da quelle telefonate infinite del commercialista. Se avete bisogno di aiuto per compilare un 740 lo sanno fare perfettamente».
Da piccola aveva già deciso che sarebbe andata a Sanremo.
Fiorello Cupido
Con il mio compagno Daniele ci conoscevamo già, ma tutto è iniziato quando abbiamo duettato a Viva RaiPlay Sposarci? Diciamo che non è il mio chiodo fisso
«Una bimba modesta,vero? A 5 anni puntavo il ditino verso la tv: sarò lì. Nel coro della chiesa ho visto la luce, come i Blues Brothers. Mi mettevano tra i soprani, perché ero una voce bianca. Il maestro continuava a sgridare la ragazza al mio fianco: “La smetti di cantare a squarciagola?” Lei: “Non sono io”. E indicava me».
L’hanno incoraggiata mamma e papà?
«A casa l’arte era vista come qualcosa di strano, che non garantiva un futuro certo, però mi hanno insegnato la dedizione al lavoro, a essere caparbia. Nella mia famiglia nulla è facile. Se all’università prendevo 28 mi spronavano: potevi prendere 30, se beccavo un 30 avevo fatto il mio dovere. Per farmi desistere dai sogni di gloria, mamma mi mandò a lezioni di pianoforte. Appena ho messo la mano sulla tastiera è stato peggio di prima. Mi sono iscritta al conservatorio a 8 anni perché prima non ti prendono. Poi il rock’n’roll si è impossessato di me».
Come?
«Suonando Children’s Corner di Debussy. Lo spartito è ancora sul mio pianoforte in Emilia, è come il galeone di Dylan Dog: ogni tanto vado avanti, ma non lo finirò mai... che qualcuno me lo bruci! Non volevo fare la pianista ma cantare e comporre. Ero troppo rivoluzionaria anche per il Conservatorio. A 11 anni scrivevo orrende canzoni, prometto che non le metterò mai in un album, neanche postumo».
Che caratterino...
«Ho portato i dreadlocks per 11 anni, mi arrivavano alle ginocchia, che pianti quando per toglierli ho dovuto rasare la testa a zero! Al naturale ho la fila in mezzo e i boccoli dei metallari, stile Jon Bon Jovi e Joey Tempest. Non ho avuto un cellulare non so nemmeno fino a che età. Imbarazzante... persino i miei ne possedevano uno. Mi vestivo con gli scafandri, non mettevo i tacchi, le discoteche non erano nei miei pensieri, mia madre era la donna meno preoccupata del mondo. Volevo solo andare ai concerti. In provincia di Piacenza c’era il Fillmore, la mia meta preferita».
Il secondo posto a Miss Liceo cambiò tutto.
«Ho capito che non ero più il brutto anatroccolo delle medie, grassa e con la ferraglia in bocca, quelli sono stati anni di crudeltà vera. A me, che ho guardato i bulli negli occhi ricoprirmi di fango, cosa me ne può fregare dei commenti su internet di persone che si nascondono dietro a un nickname. Per strada nessuno ti ferma per dirti delle cattiverie, perché il web deve essere così scollato dalla realtà?».
Gliene hanno dette sui social.
«Al primo Sanremo sono uscita con gli abitoni in un momento in cui era tutto ’nu jeans e ‘na maglietta. Elogi e tante critiche: ti vesti troppo bene, sei antipatica perché sei troppo bella, sei troppo brava. E io: ragazzi ma ci ho messo così tanto a uscire dal guscio della t-shirt XXL, a sentirmi libera di vivere la mia femminilità. Ognuno ha il diritto di essere chi cavolo vuole».
A forza di giocare con la moda le sarà capitato qualche incidente sul palco.
«Mi è successo di tutto. A Sanremo si è incastrata la scarpa mentre scendevo dalla scalinata. Ad Arezzo Wave, davanti a 30 mila persone, ho fatto un indimenticabile Fosbury con una gonna a palloncino e delle zeppe altissime. Mi sono quasi spezzata i tendini di una caviglia, inciampando in un bellissimo vestito che aveva uno strascico solo da un lato. Capita, l’importante è riprendersi bene».
Non è semplice cantare con tacchi vertiginosi.
«Se Lady Gaga nei concerti indossa corpetti strizzatissimi e zeppe di 20 centimetri è perché si allena tutti i giorni. Lo faccio anche io prima dei tour perché se sei abituata a cantare con l’anfibio, dopo 40 secondi in bilico su scarpe altissime rimani senza fiato. Ne ho viste di colleghe in difficoltà. Niente nomi».
Un consiglio prezioso?
«Si tenga forte. Ero in tour con Mr Gino Paoli e l’Orchestra Magna Grecia. Gino non venne alle prove, non ne aveva bisogno. Lo incontrai in un baretto. Io: ho un po’ paura. Lui: ricorda che per un cantante cantare è come fare la pipì, me lo ha detto Burt Bacharach. Siamo scoppiati a ridere».
Una botta di fortuna?
«Per Amiche in Arena ho duettato a Verona prima con Loredana Bertè e poi con Patty Pravo. Divinità irraggiungibili. Ogni loro parola, ogni loro gesto insegna. Faccio quello che vogliono».
Tipo?
«Mi sono tolta i tacchi perché sono un mostro gigante di 1 metro e 75. Con Lory è venuto naturale, duettavamo su La goccia, un pezzo punk. Poi, Nicoletta. Prima di entrare in scena mi guarda: “Nina come mai non togli le scarpe?” Io: “Patti, sta per inquadrarci la telecamera, se vuoi che metta via questi sandali pieni di laccetti me lo devi dire ora”. Lei non mi ha neanche risposto sì, e io mi sono abbassata alla velocità della luce e voilà ero a piedi nudi. Quella sera sono stata la piccola fiammiferaia ma felicissima di esserlo».
Una folgorazione?
«Festival di Sanremo 2012. Incontro Lucio Dalla che mi racconta tutto quello che mi sarebbe successo. Era un uomo avanti anni luce».
Il suo bassotto kaninchen si chiama Luciodalla.
«Ai miei animali do il nome di persone che ho amato alla follia. A mia madre ho regalato Etta James; a Mojita, che ha 11 anni ed è il cane del mio fidanzato, ho dato un cognome: Lollobrigida, come Gina, perché è una diva».
L’illuminazione
Nel coro della chiesa ho visto la luce. Il maestro continuava a sgridare la ragazzina di fianco a me: la smetti di cantare a squarciagola? Lei: non sono io, e indicava me
Ce ne sono altri?
«Il pinscher di nonna, Chanel, ma è obesa. Coco si starà rivoltando nella tomba».