Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  giugno 17 Sabato calendario

I cento anni di Ranieri di Monaco

 Enrica Roddolo
Ranieri di Monaco, cent’anni fa. Che padre era il principe Ranieri? «È sempre stato considerato un duro, rigido, severo, un po’ burbero, ma la verità è che aveva solo difficoltà a esprimere quel suo grande cuore. Sì, papà aveva un grande cuore nascosto», risponde al Corriere il figlio Alberto, dal 2005 alla guida del Principato, arrivato con la sorella Caroline al Tunnel Riva per una serata dedicata a Ranieri entrato nella leggenda col Royal wedding del 1956. Il prince charmant e la diva Grace Kelly, coppia di cuori che proiettò il dopoguerra nella favola del boom. E i monegaschi dicono che l’erede Jacques, gemello di Gabriella (i principini di Alberto e Charlène) assomigli a Ranieri bambino. «Sì, Jacques ha una certa somiglianza con mio padre, e come lui adora le macchine e l’elicottero» ci ha detto Alberto. Già, Ranieri costruì una favolosa collezione di bolidi che ora si può vedere al Porto. E proprio sul Porto di Ercole, al Tunnel, la padrona di casa Lia Riva ha radunato gli amici di Ranieri, e di Monaco.
«L’idea è di Stéphanie ed è vero che il Tunnel non ci sarebbe senza Ranieri», spiega la lady dei motoscafi, figlia di Carlo, il papà dell’Aquarama. «Nel 1959 suggerì a Ranieri stazioni di servizio dove far “riposare” d’inverno le imbarcazioni. Così furono costruiti i pontili e il principe permise di scavare nella roccia questo tunnel dove ancora oggi ci prendiamo cura dei motoscafi». E così fra i Riva custoditi nella roccia, è stato proiettato il film d’archivio a colori, dell’ascesa al trono del principe.
«Ranieri ha cambiato Monaco, questo 2023 segna anche l’anniversario tondo dei primi trent’anni dall’ingresso come 183mo stato membro delle Nazioni Unite: il principe Alberto celebrerà a New York il traguardo», anticipa Jacques Boisson, una vita accanto a Ranieri e poi al figlio Alberto come secrétaire d’État.
Ranieri protagonista anche di epiche battaglie: contro Onassis e De Gaulle. «La più dura con De Gaulle nei ‘60, la battaglia con Onassis che cercò di far sua la Sbm, cassaforte turistica del Principato, è stata complicata, ma più facile: lì Ranieri poté decidere da solo», spiega l’ambasciatore Henri Fissore. «E se ci penso, ci sono stati tre italiani decisivi nel Principato di Ranieri – nota Fissore —: Carlo Riva, prima di lui il porto era solo un’idea, Michele Ferrero, l’industriale del cioccolato di Alba, e anche un aristocratico siciliano, Livio Ruffo della Scaletta, per il quale fu creato il ruolo di Gentiluomo del principe». Tra i nobili italiani vicini ora ad Alberto alla serata al Tunnel Riva c’era invece Sigifredo di Canossa. «Ho conosciuto Ranieri e danzato con Grace a un Bal de la Rose – ci racconta – ma è Alberto il vero bâtisseur, il costruttore, altro che Ranieri. Poi amministrare Monaco ieri era gestire un grande condominio oggi è guidare una multinazionale, e gli italiani hanno un ruolo sempre più importante». Al Tunnel Riva sono arrivati infatti tanti italiani con l’ambasciatore Giulio Alaimo, Maria Vittoria Rava, Gilda e Giulia Rotelli. Mareterra, la nuova penisola galleggiante di Monaco, ha la firma dell’italiano Renzo Piano.
Alla morte di Grace nel 1982, Ranieri avrebbe potuto risposarsi, ma non lo fece mai. Perché? «Ranieri non si sarebbe mai risposato, no. Il loro fu un coup de foudre, un vero grande amore che ha cambiato la loro vita e Monaco», risponde Louisette Azzoaglio, segretaria dei principi, prima Grace e poi Alberto, che affida al Corriere i suoi ricordi. «Un giorno il colonnello Ardant, padre dell’attrice Fanny Ardant, per il quale lavoravo al Rocher, mi disse “assisterai la princesse Grace temporaneamente”, e sono rimasta con Grace fino alla fine. Lei portò qui divi di Hollywood, personalità. Della madre, Alberto ha preso la pazienza e la bontà di cuore, ma ha una personalità molto forte e memoria da elefante!». Ranieri?
«Era determinato e si fidava di Grace, le affidò l’incaricò di un altro centenario, quello di Montecarlo – il quartiere del Casinò – col Bal du Centenaire. E amava stare in famiglia a Roc Agel, modellava sculture, gli piacevano i lavori manuali. Anche per Alberto e Charlène è importante un rifugio fuori dal palazzo. La principessa condivide con Alberto la passione sportiva, sta molto meglio ora dopo il periodo di salute difficile... è appena diventata madrina dell’Abrie, la casa dei cani trovatelli: ama gli animali. Come Ranieri».
Curiosità: perché Alberto ha affidato a Stéphanie la regia dei cent’anni dalla nascita di Ranieri? «Era la piccola, la cocca di papà. Sapeva le avrebbe fatto piacere».