Corriere della Sera, 16 giugno 2023
Bollani non sarebbe Bollani senza Cenni
Ampi cenni d’intesa. «Per favore dica a Valentina Cenni di agitarsi di meno, di non recitare così enfaticamente, di non prevaricare». No, non lo farò mai, non darò mai voce alle proteste di alcuni lettori del «Corriere della Sera» (non pochi in verità) che non si perdono una puntata della terza stagione di «Via dei Matti n. 0», che ritengono questo appuntamento fondamentale per dare un senso alla loro giornata ma che hanno qualche riserva nei confronti di Valentina Cenni. Glielo dicano loro, se proprio vogliono. La mia tesi è che questo Bollani non sarebbe Bollani senza Cenni.
Prima con «La gioia della musica» e ora con «Via dei Matti n. 0», Rai Cultura ha trovato il modo di mescolare buone nozioni di musica, di tutta la musica, con il piacere assoluto di ascoltarla (Rai 3 e Rai Play). E non è poco, di questi tempi.
Ogni sera Stefano Bollani e Valentina Cenni propongono un argomento legato al mondo musicale, attraversando indifferentemente tutti i generi: l’esibizione è accompagnata da aneddoti, riflessioni, racconti ed esaltata dalla presenza di un ospite, scelto con molta cura, più per la sua bravura che per la sua notorietà.
L’ho già scritto, ma mi fa piacere ripetere: per Bollani, il pianoforte è una macchina delle meraviglie, una Wunderkammer che non emette solo suoni, ma anche immagini, citazioni, sensazioni, improvvisazioni. La tastiera diventa un gioco di immaginazione, un libro aperto, una spirale di fascinazione, un viaggio apparentemente senza senso (come i migliori romanzi d’avventura) che cela però numerose suggestioni. Solo così si può passare da Celentano ai Madrigali, da Mogol a Monteverdi, da Luigi Tenco agli Squallor, alla jam session. Forse i due esagerano un po’ con la musica brasiliana, ma nessuno è perfetto.
Il mio sogno è un incontro musicale tra Speranza Scappucci (direttrice d’orchestra e pianista) e Stefano Bollani (compositore e musicista). E se proprio qualcuno trova che Valentina Cenni sia sempre sopra le righe (del pentagramma, ovviamente) quando recita i testi pensosi che gli autori le scrivono, ebbene glielo dica pure. Io non lo farò mai.