Il Messaggero, 16 giugno 2023
Come e quanto guadagnano gli youtuber
Le sfide sempre più folli hanno un obiettivo: fare soldi. E questo rischia di alimentare una corsa a contenuti sempre più pericolosi perché devi impressionare chi si collega. Se guardi i video dei The Borderline, gli youtuber coinvolti nell’incidente stradale che ha causato la morte di un bambino di 5 anni a Roma, pensi che siano dei ventenni che si divertono a fare i cretini, anche con azioni discutibili come restare alla guida di un Suv per 50 ore. Ma quei video sono in realtà studiati a tavolino e dietro c’è una attività imprenditoriale che fattura quasi 30mila euro al mese.
La The Borderline Srl è stata fondata a Roma il 27 giugno 2022. L’attività sociale prevede la «conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari». Da visura camerale risulta che i soci sono due. Uno è proprio Matteo Di Pietro, il ventenne che era alla guida del Suv Lamborghini, oggi indagato per omicidio stradale. L’altro è Leonardo, 21 anni, che su Linkedin spiega di essere studente della Bocconi e imprenditore: cinque mesi fa aveva pubblicato un annuncio per assumere in The Borderline dei nuovi video editor. Bene, i ragazzini che nell’ultimo video ironizzavano sulla differenza tra una Lamborghini e una Smart e che lanciano sfide assurde come restare cinquanta ore su una zattera o su una Tesla, grazie a questa Srl macinano incassi, tanto che nel 2022, in sei mesi di attività, hanno fatto segnare un fatturato da 188.333 euro e 46.527 euro di utili. D’altra parte, cercando in rete, si scopre che la The Borderline Srl negli ultimi tempi aveva avuto collaborazioni con società molto conosciute dell’hi-tech e dei parchi tematici. Il loro canale su YouTube ha 600mila iscritti. In sintesi: banalmente pensiamo che la sfida delle 50 ore sul Suv Lamborghini servisse solo a guadagnare qualche like, ma in realtà - per quanto ci possa sembrare folle - serviva a fare soldi. E il denaro per noleggiare il Suv erano della società, i genitori non c’entrano.
La macchina perversa dei video sui social propone di tutto: ragazzini che si sfidano ad attraversare la strada mentre passano le macchine, altri che si gettano sul cofano delle auto in corsa. Altri ancora restano sui binari per andarsene all’ultimo secondo quando arriva il treno. C’è chi si filma mentre va contromano, chi fa a gara tra chi resta più a lungo senza respirare (la black-out challenge). Ma nel caso di Casal Palocco c’è altro: pare incredibile, ma è una attività imprenditoriale. I ragazzi di The Borderline, nel canale YouTube, raccontano di ispirarsi a Mr.Beast (160 milioni di iscritti su YouTube), un americano che guadagna 54 milioni di dollari in un anno, ha un patrimonio che si avvicina al miliardo e organizza sfide (controverse) simili: ad esempio è rimasto sepolto per 50 ore. In Italia si stima che siano 350mila i creator. Una parte fattura grazie alla monetizzazione dei video su YouTube, gli sponsor e le collaborazioni con aziende attirate dalle visualizzazioni su Instagram o TikTok. I The Bordeline non sono neppure di prima fascia: quelli molto più conosciuti, viaggiano a centinaia di migliaia di euro di introiti all’anno.
SCENARIO
Attenzione: moltissimi creano contenuti interessanti e ben elaborati, altri semplicemente stupidi, ma non pericolosi. Ma la corsa alla visualizzazione sta alimentando un fenomeno fuori controllo, fatto di challenge sempre più pazze (e di pessimo esempio per i ragazzini che guardano). Francesco Marino ha scritto il libro "Scelti per te - Come gli algoritmi governano la nostra vita e cosa possiamo fare per difenderci". Osserva: «Fondamentalmente i creator incassano denaro in due modi: su YouTube grazie alla "monetizzazione", i soldi che la piattaforma ti invia se il tuo video fa molte visualizzazioni e incorpora spot; l’altro con le sponsorizzazioni e le collaborazioni con le aziende ottenute grazie alla popolarità che hai sui social. In alcuni casi alla lunga diventa un circolo vizioso: non ti puoi mai fermare, perché i tuoi contenuti devono fare sempre più visualizzazioni, non puoi avere pause. E questo porta a una esasperazione dei contenuti. I filtri dei social sono, inevitabilmente, non tempestivi, perché magari l’intelligenza artificiale intercetta un nudo e lo blocca, ma non comprende se un video caricato mostra un’automobile che va a 200 all’ora». Domanda da un milione di dollari: come intervenire? Alzando l’età in cui usare i social? «Queste regole esistono, ma sono facilmente aggirabili. Ma ciò che davvero è urgente è l’educazione all’utilizzo degli strumenti digitali».